A Investing Roma abbiamo incontrato Marco Belmondo, Marketing Director di FinScience (Datrix Spa). Dalla chiacchierata sono emersi spunti particolarmente interessanti sul rapporto tra dati e scelte di investimento.
I big data (quelli veri) per aiutare operatori e trader nelle scelte di investimento. Ne abbiamo parlato con Marco Belmondo, Marketing Director di FinScience (Datrix Spa), in occasione di Investing Roma 2020.
FinScience è l’unica startup italiana selezionata dall’autorevole siliconrepublic.com tra le 25 europee ad alta tecnologia da tenere d’occhio. Cosa vi ha portato a raggiungere questi risultati?
Siamo stati selezionati da un’autorevole rivista online come SiliconRepublic come l’unica startup italiana da tenere d’occhio nel campo dell’alta tecnologia. Credo che questo sia dovuto a quello che stiamo facendo e che abbiamo fatto in passato: FinScience è nata nel 2017 da una costola di una precedente società che si chiama 3rdPlace, attiva fin dal 2010 nel settore della customer intelligence, in particolare della customer intelligence digitale.
3rdPlace ha lavorato e sta lavorando, perché naturalmente è ancora attiva, su oltre quattordici istituti finanziari e ha partecipato, vincendoli, a due bandi europei Horizon 2020 di ricerca e sviluppo per la costruzione di un indice di social sentiment finanziario. Questo ha fatto sì che per questi progetti sia stata sviluppata una tecnologia, che poi è diventata la tecnologia di FinScience, molto particolare e molto strutturata.
Come dice il nome, nascete dalla fusione del mondo della Finanza con quello della Data Science. Come combinate questi due ambiti?
La tecnologia si occupa di raccogliere dati dal mondo del web, dai social, dai blog, dai forum, dalle piattaforme di e-commerce e dalle mappe. Stiamo realmente parlando di “big data”. La tecnologia raccoglie questi dati, li analizza, li classifica e li correla a titoli, temi, e settori di investimento in modo da fornire agli investitori, istituzionali in primis e finalmente oggi, con Investing Roma, anche ai trader privati, insight o dati aggiuntivi per prendere decisioni di investimento consapevoli relativamente a titoli, a temi o a settori di investimento.
Nasciamo da tre persone che sono uscite da Google nel 2010 e hanno intuito il potere dei dati, conoscono il mondo digitale, l’hanno conosciuto molto bene in Google, e hanno saputo sviluppare questa tecnologia sui dati digitali.
Oggi non si può investire solo sui dati attraverso la conoscenza dei dati finanziari quali i valori di borsa, prezzi, volatilità, volumi oppure sulla base dei bilanci. Non fosse altro perché sono dati non necessariamente aggiornati, che non tengono ancora conto di quello che sta per accadere. Si tratta invece di indicazioni che il mondo digitale ha al suo interno, ma bisogna saperlo raccogliere, analizzare e trasformare in “insight”.
I modelli tradizionali non avevano previsto il crollo dell’azionario innescato dalla pandemia. Come si sono comportati i vostri modelli?
Quando è scoppiata la pandemia in Italia, il 3 marzo, era una questione solo italiana. Un’importante borsa americana ci ha commissionato uno studio su quali sarebbero state le società maggiormente impattate dal virus (e in America il coronavirus a quella data non era ancora una pandemia) e che quindi quali sarebbero stati i titoli meno sicuri ed evidenziare invece quelli che sarebbero stati i sicuri, nonostante la pandemia, o in virtù della pandemia.
Questa selezione, analizzata a fine luglio, ha portato delle performance nettamente superiori rispetto all’indice americano S&P500, a tutti i benchmark di riferimento e anche all’oro, considerato fino a quel momento un bene rifugio.
Questo perché il nostro modello ha saputo intuire, o meglio estrarre, in maniera intelligente i settori che avrebbero registrato uno sviluppo. Per fare un esempio, il settore dell’e-commerce non va inteso esclusivamente come chi vende online, vanno tenute in considerazione anche quelle aziende che fanno piattaforme che permettono alle aziende di vendere online.
Il Covid, nel caso specifico, per le aziende ha rappresentato un acceleratore di trasformazione digitale: chi non vendeva ancora online, in quel momento si è reso conto che aveva necessità di farlo ma, per farlo doveva dotarsi di una piattaforma.
Questo ha creato un enorme domanda con conseguente crescita di quelle società che fornivano piattaforme: non solo quelle più conosciute, ma anche quelle meno note. Ça va sans che tra i settori privilegiati dal nostro modello ci sono anche il farmaceutico, quello impegnato nella ricerca.
Ma dall’altra parte oltre a selezionare azione che avrebbero avuto, e hanno avuto, delle ottime performance, siamo andati a indicare anche i titoli più rischiosi: gli investitori potevano uscire da posizioni che magari avevano in essere o aprirne al ribasso.
Oggi stiamo lavorando su un altro evento che per noi sarà determinante: le elezioni americane di novembre. Abbiamo realizzato una selezione dei titoli maggiormente legati in positivo e negativo a Trump e dei titoli positivamente o negativamente correlati a Biden.
Tutto questo è naturalmente disponibile per chi va sul nostro sito e lascia i propri dati: proprio in occasione di Investing Roma abbiamo previsto una prova gratuita di 30 giorni della versione professional per i trader privati che hanno partecipato.
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