Il turismo italiano messo al tappeto dal coronavirus: quali le regioni più colpite?
Il turismo italiano è stato certamente uno dei settori più colpiti dal coronavirus.
Le perdite, inizialmente concentrate nelle regioni più settentrionali della Penisola, si sono pian piano estese anche al Sud nel momento in cui l’emergenza COVID-19 è sembrata irrefrenabile.
Da qui la scelta di imporre all’intera Italia un vero e proprio lockdown chiudendo dunque i confini nazionali sia in entrata che in uscita. Il turismo ne ha inevitabilmente risentito e soltanto oggi i primi effetti della pandemia stanno iniziando ad emergere con maggiore precisione.
Turismo italiano al tappeto: le regioni più e meno colpite
Il 15 giugno l’Italia (che deve al turismo ben 13 punti percentuali di PIL) ha ufficialmente riaperto le sue frontiere interne, mentre per la riapertura progressiva di quelle esterne bisognerà aspettare il prossimo 1° luglio.
L’allentamento delle restrizioni, comunque, non riporterà il turismo ai livelli pre-COVID, almeno non nell’immediato. Secondo una recente analisi comparsa sulle pagine de Il sole 24 Ore, infatti, per un recupero definitivo del settore bisognerà attendere almeno il 2023.
Citando un’indagine di Demoskopika e Statista, il quotidiano di Confindustria ha ricordato che la flessione degli arrivi nel Belpaese si fermerà a quota 29 milioni. Tra le regioni più colpite troviamo:
- Veneto: -4,6 milioni
- Lombardia: -3,9 milioni
- Toscana: -3,3 milioni
- Lazio: -2,9 milioni
- Emilia Romagna: -2,5 milioni
Tra le meno colpite, invece:
- Molise: -28 mila
- Basilicata: -178 mila
- Valle D’Aosta: -233 mila
- Abruzzo: -333 mila
- Calabria: -362 mila
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