In Eurozona l’inflazione può ancora andare incontro ad aumenti, soprattutto nei prezzi energetici e dei beni alimentari. La prudenza è quindi ai massimi livelli nella Bce.
L’inflazione in Eurozona continua destare interesse e le parole dei membri Bce sono molto seguite, per avere indicazioni su cosa accadrà all’economia europea nei prossimi mesi.
Dopo la dichiarazione di Lagarde secondo la quale non si parlerà di tagli dei tassi di interesse almeno per i prossimi due trimestri, sono arrivate le riflessioni del vicepresidente della Banca centrale europea Luis de Guindos.
L’inflazione è in calo, ma può ancora sorprendere con aumenti, anche se temporanei. Nel frattempo, le previsioni sulla crescita rimangono cupe.
Il pericolo inflazione c’è ancora. Tutti i rischi per l’Eurozona
Il vicepresidente della Banca centrale europea Luis de Guindos ha avvertito che la crescita dei prezzi al consumo potrebbe riprendere, sebbene la sua direzione sia prevalentemente al ribasso.
Lunedì 13 novembre, parlando alla Frankfurt Euro Finance Week, ha affermato che l’economia della zona euro rimarrà modesta per ora, anche se poi dovrebbe rafforzarsi nuovamente, mentre ci sono segnali che il mercato del lavoro sta iniziando a indebolirsi.
“Ci aspettiamo un temporaneo rimbalzo dell’inflazione nei prossimi mesi man mano che gli effetti base del forte aumento dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari nell’autunno 2022 verranno meno”, ha affermato Guindos. “Ma vediamo che il processo disinflazionistico generale continuerà nel medio termine”.
L’inflazione nell’Eurozona è ai livelli più bassi degli ultimi due anni, anche se al 2,9% è ancora al di sopra dell’obiettivo del 2% della Bce. I funzionari hanno messo in guardia sulla difficoltà nel raggiungere la stabilità dei prezzi proprio adesso che il ciclo di rialzi dei tassi si avvia al suo massimo. Gli aiuti pubblici per far fronte alla crisi del costo della vita verranno ritirati, ma intanto gli stipendi dei lavoratori aumenteranno. Guindos ha quindi riconosciuto che persistono rischi all’orizzonte.
“I prezzi dell’energia rimangono una delle principali fonti di incertezza in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche e di impatto delle misure fiscali”, ha affermato. “Lo stesso vale per i prezzi dei prodotti alimentari, che potrebbero anche subire pressioni al rialzo a causa di eventi meteorologici avversi e, più in generale, della crisi climatica in corso”.
Solo qualche giorno fa il vicepresidente Bce aveva sottolineato che l’aumento dei prezzi dell’energia, l’indebolimento dell’euro e il rialzo del costo unitario del lavoro sono tutte potenziali minacce per l’inflazione.
In questo contesto di grande incertezza e prudenza, de Guindos ha voluto lanciare anche un avvertimento: la crescita economica dell’Eurozona resterà debole nel breve termine a causa dell’indebolimento dei servizi e del mercato del lavoro, ma i Paesi del blocco non dovrebbero liberare riserve bancarie discrezionali per affrontare queste difficoltà.
Alcuni dei più grandi Stati della zona euro hanno implementato un cosiddetto buffer anticiclico, che costringe le banche ad accantonare più capitale durante i periodi migliori, che potrebbe poi essere rilasciato quando il ciclo economico cambia.
“Le autorità dovrebbero preservare riserve di capitale per garantire che siano disponibili nel caso in cui le condizioni nel settore bancario peggiorino”, ha detto de Guindos in un discorso lunedì.
Sia la Germania che la Francia hanno implementato tali buffer quest’anno, la Francia prevede di aumentarli dall’inizio del prossimo anno e i Paesi Bassi hanno annunciato l’intenzione di raddoppiare il buffer il prossimo maggio.
C’è preoccupazione sul fatto che l’economia della zona euro sia rimasta sostanzialmente stagnante per tutto l’anno e che l’eventuale ripresa nel 2024 sarà solo superficiale, con una crescita che resterà al di sotto dell’1%. Per questo, le riserve bancarie indirizzate a coprire i rischi non devono essere alleggerite.
© RIPRODUZIONE RISERVATA