La localizzazione dei cellulari può rivelarsi molto utile, ma anche rappresentare un rischio per chi la compie e chi la subisce. Localizzare il cellulare di un’altra persona non è sempre legale.
Di motivi per voler localizzare un cellulare ce ne sono dei più disparati, alcuni dei quali sono evidentemente legali. Si pensi a chi vuole localizzare il proprio smartphone perché lo ha smarrito o teme di aver subito un furto, ma anche ai genitori che preferiscono poter rintracciare rapidamente i figli in caso di necessità. In genere, però, quando il cellulare da localizzare appartiene a un’altra persona sarebbe meglio essere cauti.
Al di fuori di pochi casi, tra cui gli esempi citati, localizzare il cellulare altrui potrebbe comportare una violazione della privacy o perfino integrare reati come lo stalking o le molestie. Non sempre, però, questa condotta ha rilevanza dal punto di vista penale, infatti in alcuni casi è del tutto legale spiare dove si trova qualcuno tramite la posizione del suo smartphone, per quanto poco etico possa apparire questo comportamento.
È legale localizzare il cellulare di un’altra persona?
Come anticipato, non si può rispondere in modo generale alla domanda sulla liceità della localizzazione di un dispositivo altrui, in quanto le specifiche circostanze possono cambiare, peraltro notevolmente, la rilevanza giuridica della questione. In particolare, bisogna tenere conto del consenso dell’interessato, alle modalità con cui si effettua la localizzazione e anche al comportamento dell’autore, rispetto alla frequenza e alla finalità di questa azione.
Tendenzialmente, localizzare il cellulare altrui è legale quando il soggetto vi ha espressamente acconsentito, e anche quando manca il consenso ma:
- non vengono usate applicazioni spia;
- non si utilizzano le credenziali dell’account informatico dell’interessato;
- non si compiono intercettazioni e non si interferisce nelle comunicazioni;
- la condotta non è reiterata e non provoca ansia o molestia all’interessato.
Di fatto, anche pedinare una persona è legale entro questi termini (soltanto che anziché evitare l’accesso al sistema informatico bisogna rispettare il domicilio e la proprietà privata), a patto di non superare i limiti suddetti.
Cosa rischia chi localizza il cellulare altrui
Chi localizza il cellulare di un’altra persona con il suo consenso non commette alcun illecito, così come chi dovesse riuscire nell’impresa rispettando tutti i limiti elencati. Quest’ultima è una circostanza piuttosto remota, ma è comunque teoricamente possibile e pertanto è opportuno chiarire che non si tratta di una condotta illegale.
Al contrario, chi supera questi limiti viola anche la legge. In particolare, l’utilizzo di applicazioni spia è stato considerato dalla Corte di Cassazione come reato di “Installazione di apparecchiature atte ad intercettare od impedire comunicazioni o conversazioni”, punito dall’articolo 617 bis del Codice penale con la reclusione da 1 a 4 anni. In realtà la questione è dibattuta, perché questo reato si riferisce specificatamente all’interruzione o all’intercettazione delle comunicazioni.
In attesa di chiarimenti giurisprudenziali, però, è bene sapere che l’installazione di spyware sul telefono altrui è comunque espressamente vietata dal Regolamento generale sulla protezione dei dati nell’Unione europea (GDPR) e può quindi integrare il reato di violazione della privacy.
Se, per così dire, può capitare di non conoscere queste informazioni ed essere al passo dal compiere un reato per la troppa leggerezza, lo stesso non si può dire di condotte gravi come lo stalking. È però bene ricordare che questo reato non riguarda soltanto le dinamiche sentimentali, ma qualsiasi tipo di rapporto tra cittadini, in cui si procura all’altro ansia o paura per effetto di un comportamento ripetuto.
Controllare costantemente dove si trova un’altra persona, anche se si tratta del proprio figlio, può dunque integrare questo reato, punito dall’articolo 612 del Codice penale con la reclusione da 1 anno a 6 anni e 6 mesi, oltre le possibili aggravanti, tra cui quella per l’uso di mezzi informatici.
Bisogna comunque riconoscere che nella maggior parte dei casi il reato di stalking comprende un insieme ampio di atteggiamenti e comportamenti che concorrono. Presumibilmente, si commette questo reato localizzando una persona facendole notare di sapere dove si trova e interferendo con la sua vita privata o comunque nei suoi spazi personali.
Attenzione anche al reato di molestie punito dall’articolo 660 del Codice penale con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a 516 euro, nel caso in cui si provoca all’altro disturbo senza ragionevoli motivi quando si trova in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Anche in questo caso l’illecito non si ferma alla “sola” localizzazione, ma appunto riguarda il disturbo arrecato all’interessato tramite essa.
Non si può neanche utilizzare l’account del soggetto da localizzare a sua insaputa, non importa se ha condiviso volontariamente credenziali e password, perché si può integrare il reato di accesso abusivo a sistema informatico, che l’articolo 615 ter del Codice penale punisce con la reclusione da 1 a 3 anni. L’uso dell’account altrui è lecito soltanto se il legittimo titolare ha autorizzato in modo specifico la determinata funzione. Il rispetto della privacy altrui vale per tutti, compresi partner, figli e genitori.
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