Il partner e i figli hanno gli stessi diritti di privacy e riservatezza di qualsiasi altro cittadino. Spiare il loro cellulare, quindi, non è sempre legale e in alcuni casi è addirittura reato.
Al giorno d’oggi controllando lo smartphone di una persona è possibile raccogliere tutte le informazioni più importanti della sua vita, peraltro con rischi potenzialmente enormi. Ecco perché è molto diffusa la prassi di spiare il cellulare dei figli, con l’intento di capire le ragioni di un disagio o controllare che si comportino correttamente, ma anche che non siano vittime di illeciti. Spiare il cellulare del partner, invece, è spesso una forma di controllo per individuare tradimenti o conversazioni relative alla vita di coppia.
Spesso si dimentica che anche i figli e il coniuge hanno diritto alla privacy, proprio come ogni altro cittadino. Se per i primi, tuttavia, alcune compressioni di questo diritto sono normale conseguenza della responsabilità genitoriale - entro i limiti dei fini educativi - lo stesso non si può dire del partner. Ecco perché, nella maggior parte dei casi, spiare il cellulare altrui non è legale e anzi spesso configura un reato.
Spiare il cellulare altrui: le ipotesi di reato
L’articolo 15 della Costituzione stabilisce che non si può violare la libertà e la segretezza della corrispondenza e delle altre forme di comunicazione. Questo vuol dire che nessuno può spiare il contenuto della corrispondenza, in qualsiasi forma sia manifestata, inclusi:
- Lettere.
- E-mail.
- Sms.
- Whatsapp.
- Messaggi privati sui social network.
La violazione della privacy altrui, anche quando esercitata tramite il cellulare, è un vero e proprio reato. L’articolo 616 del Codice penale, infatti, punisce questo comportamento con la reclusione fino a un anno o la multa fino a 516 euro. Lo stesso reato, peraltro, avviene anche quando la corrispondenza viene sottratta o cancellata e non solo per la lettura o la condivisione del contenuto.
La legge perciò non distingue fra eventuali rapporti di intimità e familiarità, tutelando la riservatezza in primo luogo. Per questo motivo anche quando il coniuge spia il cellulare dell’altro commette lo stesso reato. Eventuali prove ottenute in modo illecito, oltretutto, non potranno essere utilizzate, ad esempio ai fini del divorzio.
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L’unico modo legale è rappresentato dal consenso della persona interessata, che deve essere specifico. La corte di Cassazione ha stabilito infatti che la condivisione della password per l’account e-mail non è una forma di consenso. Ne consegue che non è possibile spiare il cellulare di qualcuno, anche quando se ne conoscono password o pin di sicurezza. La sentenza della Cassazione ha definitivamente ribaltato il precedente del tribunale di Roma, secondo il quale era consentito controllare il cellulare altrui lasciato negli spazi comuni. In sintesi, la legge esige una determinata autorizzazione da parte dell’interessato.
Le aggravanti del reato e la privacy dei figli
Spiare il cellulare può comportare anche delle conseguenze più gravi, in particolare quando viene sottratto con la forza o quando la diffusione del contenuto della corrispondenza arreca un danno ingiusto alla persona. Strappare il cellulare dalle mani di una persona, infatti, rientra nella fattispecie del reato di rapina, punibile con la reclusione fino a 10 anni. Anche in questo caso non è rilevante il rapporto con la vittima o la motivazione.
Dalla diffusione della corrispondenza altrui, poi, possono scaturire dei danni per l’interessato, sia di tipo patrimoniale che non. Si tratta di un aspetto fondamentale, perché questo fattore rappresenta un aggravante della violazione di corrispondenza punibile con la reclusione fino a 3 anni.
La situazione è completamente diversa, invece, quando il controllo del cellulare viene effettuato dai genitori, per monitorare le attività dei figli minorenni. Questo comportamento non è solo lecito, ma rappresenta un vero e proprio dovere genitoriale. Il motivo risiede ovviamente nella necessità di tutelare i minori e prevenire comportamenti illeciti. I genitori, quindi, possono controllare il cellulare dei figli in completa libertà, anche attraverso l’ausilio del parental control e delle applicazioni di geolocalizzazione.
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I casi giurisprudenziali riguardano perlopiù la corrispondenza, in quanto di norma si tratta del contenuto per cui il telefono viene spiato più di frequente. Allo stesso tempo, tuttavia, il diritto alla riservatezza si applica anche ad altri contenuti dello smartphone, come le immagini e l’archivio delle telefonate.
L’articolo 615 ter del Codice penale punisce con la reclusione fino a 3 anni l’introduzione abusiva in un sistema informatico o telematico. Anche in questo caso per agire in modo legale è fondamentale l’autorizzazione specifica, mentre non è lecito l’uso di software spia non installati di comune accordo.
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