Come trattare la notizia del Quirinale che smentisce uno scoop? I casi tristemente esemplari di la Repubblica e de La Stampa. Poi naturalmente le vendite crollano
Quando nel 2006 pubblicai “Gli stregoni della notizia” scrissi che una delle ragioni per cui la stampa perde autorevolezza risiede nella sua atavica ritrosia a correggere i propri errori. Quando pubblica una notizia falsa o inesatta, soprattutto se in prima pagina, anziché correggersi e spiegarsi con il lettore (all’occorrenza scusarsi), fa finta di nulla o ignora o pubblica rettifiche quasi invisibili. Siamo nel 2023 e il tempo pare passato invano.
Ieri mattina la Stampa esce con un titolo molto vistoso in apertura di prima pagina “Mattarella-Draghi, vertice sul Pnrr” e dentro un lungo retroscena intitolato maliziosamente “La visita di Draghi a Mattarella prima del pranzo di Meloni al Colle”.
La stessa notizia viene riportata da Repubblica, che in prima pagina è più sobria (lo scoop è un elemento del sommario di prima pagina) ma nelle pagine interne pubblica a sua volta un articolo ampio ed eloquente. Lo scopo è fin troppo chiaro: far passare il messaggio che il governo Meloni è in difficoltà ed è sotto tutela non solo del Quirinale ma anche di Draghi.
Poche ore dopo, colpo di scena: il Quirinale smentisce con un comunicato ufficiale e insolitamente irridente in cui si parla di “divertito stupore per una ricostruzione decisamente fantasiosa”. La nota continua così: “Non è vero che il Presidente abbia parlato con Mario Draghi di Pnnr, né ventiquattr’ore prima della colazione con il presidente del Consiglio né tantomeno in giorni realmente precedenti. Né che vi sia stato, nello stesso arco di tempo, un analogo incontro con il Commissario Ue Gentiloni».
Agli occhi di un professionista la smentita appare, per quanto insolitamente dura, sibillina riguardo le tempistiche, quel “tantomeno in giorni realmente precedenti” lasci intendere che un incontro fra Draghi e Mattarella ci sia stato ma qualche giorno addietro. E infatti già in giornata La Stampa seppur in punta di penna e senza nessuno accenno polemico fa trapelare che secondo le proprie fonti l’incontro è avvenuto il 20 marzo.
Riassumendo: il Quirinale smentisce contenuti e tempistica dello scoop ma è verosimile che un incontro fra Draghi e Mattarella sia davvero avvenuto sebbene non si sa che cosa si siano detti. Difficile ignorare un’uscita del genere.
Stamattina mi sono chiesto: cosa scriveranno La Stampa e La Repubblica? Vado in edicola e compro i due quotidiani. I toni del quotidiano diretto da Massimo Giannini sono al solito aggressivi e moralistici. Apre sul Pnrr ma per dirci che “il governo sbanda” mentre “Meloni assolve La Russa”. Sul Quirinale nemmeno un richiamino in un occhiello. C’è un commento intitolato “Sgrammaticature” e per un secondo, solo per un secondo, penso: ci siamo. Ma mi sbaglio, ovviamente si riferisce a La Russa. Poi il Buongiorno di Mattia Feltri è intitolato “Una parola” ma l’unica parola che non si pronuncia è Mattarella. La Stampa, bontà sua, tratta la questione a pagina 3 in un box di 30 righe dalla titolazione ambigua. Titolo: “L’incontro tra Mattarella e Draghi è avvenuto il 20 marzo al Quirinale”. Occhiello: “La precisazione della presidenza della Repubblica sul colloquio”. Messaggio furbacchione lascia intendere che il Quirinale abbia confermato l’incontro indicando addirittura una data ma non è così.
E La Repubblica? Un capolavoro. Titolo di apertura “Pnrr, rissa Meloni-Lega”, commento “Il rischio del suicido collettivo” ma naturalmente non si riferisce ai media ma ai destini di noi europei. Pagina 2 e 3 sono dedicate al Pnrr ma alla nota del Quirinale non viene dedicato un trafiletto. Continuo a sfogliare, mi imbatto a pagina 24 nella rubrica “L’amaca” di Michele Serra, intitolata “L’errore e la colpa” ed effettivamente parla di errori giornalistici ma non quelli propri bensì di Rainews24 riguardo la corretta definizione di Auschwitz. Arrivo all’ultima pagina, nulla. Zero.
Ai propri lettori Repubblica non dirà mai che il Quirinale ha smentito lo scoop pubblicato con evidenza 24 ore prima, come se il giornale fosse un ecosistema chiuso, come se non esistesse il web, come se le notizie non circolassero sui social. Poi non c’è da stupirsi se le vendite in edicola crollano. Negli ultimi tempi i campioni di questa corsa verso gli abissi sono proprio La Repubblica e La Stampa, Ma guarda un po’.
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