Nonostante i timori dei mercati finanziari e il rallentamento cinese, le richieste di metalli industriali si confermano solide. Spicca in particolare la domanda di rame.
A dispetto delle tensioni che continuano ad aleggiare sui mercati e l’indebolimento della congiuntura cinese, le quotazioni dei metalli industriali si confermano in salute. Da inizio mese lo S&P GSCI Industrial Metals, benchmark che sintetizza le performance del comparto, ha segnato un incremento superiore al punto percentuale.
La tenuta dei prezzi, rileva Nitesh Shah, direttore della ricerca di WisdomTree, è riconducibile a fondamentali solidi, evidenti dal calo dei livelli delle scorte e dalla forte domanda. Anche se le notizie in arrivo dalla Cina hanno pesato sul sentiment, il Pil del terzo trimestre ha deluso le stime segnando un +6,5%, “l’incrollabile sostegno del governo cinese, oltre agli sgravi fiscali per un totale di circa l’1% del PIL per il prossimo anno, dovrebbero sostenere la domanda di metalli”.
Importazioni di rame ai massimi da due anni e mezzo
Inoltre, continua Shah, “i dati della bilancia commerciale delle autorità doganali cinesi riflettono il forte interesse per le materie prime”. L’appetito cinese per le materie prime è rimasto consistente il mese scorso, “evidente dalle forti importazioni di rame per oltre 500.000 tonnellate, che hanno segnato il livello più alto degli ultimi due anni e mezzo”.
Per il metallo rosso, in genere chiamato Dr. Copper per la sua capacità di prevedere l’andamento della congiuntura globale, il World Bureau of Metal Statistics ad agosto ha registrato un incremento annuo della domanda del 4,9% a fronte di un offerta in calo del 2,5%: in termini assoluti il mese ha segnato un deficit mensile a 28 mila tonnellate.
“Nonostante gli ostacoli rappresentati da un dollaro forte, dal rallentamento della crescita economica e dal timore di una guerra commerciale, ci aspettiamo che i prezzi del rame beneficeranno di fondamentali più rigidi”, stima l’esperto di WisdomTree.
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