Firmato il rinnovo di contratto della Pubblica amministrazione: ecco gli importi aggiornati degli stipendi dei dipendenti pubblici a decorrere dall’1 gennaio 2024.
È arrivata la firma sull’accordo per il rinnovo di contratto della Pubblica amministrazione per il triennio 2022-2024, ma per adesso solo per quanto riguarda i dipendenti statali impiegati nel comparto Funzioni centrali che comprende chi lavora nei ministeri e negli altri organi dello Stato, nelle agenzie fiscali e negli enti pubblici non economici (come ad esempio l’Inps).
Un rinnovo per certi versi innovativo visto che apre le porte alla settimana corta nella Pubblica amministrazione, come pure regolamenta in maniera più precisa il diritto allo smart working e ai buoni pasto.
La domanda che più interessa i dipendenti pubblici ovviamente è quella su quanto aumenta lo stipendio con il rinnovo di contratto 2022-2024. Una cifra che è bene sottolineare non è sufficiente a recuperare tutto il potere d’acquisto andato perso nell’ultimo triennio caratterizzato da un’elevata inflazione, obiettivo che il governo conta di raggiungere solo con la prossima contrattazione per la quale sono già state stanziate le risorse con la legge di Bilancio 2025 (che ha messo a disposizione 5,5 miliardi di euro per il prossimo triennio, destinati a garantire continuità negli aumenti contrattuali anche per il periodo 2025-2027).
Ed è proprio questa una delle ragioni per cui c’è stato uno strappo importante: il nuovo contratto dei dipendenti pubblici non è stato firmato infatti da Cgil e Uil, i quali non sono stati soddisfatti dalla proposta di accordo formalizzata dall’Aran (l’Agenzia che a margine della contrattazione rappresenta l’Amministrazione). Il fatto che due dei sindacati confederali non abbiano firmato il rinnovo non incide sulla validità del contratto, per quanto comunque rimanga il gesto di protesta forte con relativo impatto mediatico.
Detto questo, vediamo quali sono gli aspetti più importanti del nuovo contratto della Pubblica amministrazione, partendo dagli effetti salariali con tanto di tabelle con i nuovi importi a decorrere dall’1 gennaio 2024.
Di quanto aumenta lo stipendio dei dipendenti pubblici
Il nuovo contratto dei dipendenti pubblici prevede incrementi retributivi significativi per i circa 195.000 lavoratori del comparto Funzioni Centrali, tra cui dipendenti di ministeri, agenzie fiscali e enti pubblici come Inps e Inail. Gli aumenti mensili lordi variano tra i 121,4 e i 194 euro a seconda dell’inquadramento, con una media di 165 euro, corrispondente a un incremento del 5,78% della retribuzione, ben superiore al 4,07% del triennio 2019-2021 e al 3,48% del periodo 2016-2018.
Oltre agli aumenti, sono previsti arretrati medi di circa 850 euro, che tuttavia sono stati parzialmente anticipati attraverso l’indennità di vacanza contrattuale maggiorata (il famoso aumento del 3,35%) erogata alla fine del 2023. Nelle tasche dei lavoratori, quindi, entrerà ben poco a titolo di arretrato.
A tal proposito, ecco una tabella dove sono indicati gli aumenti lordi mensili e l’importo del nuovo stipendio tabellare per le quattro aree della Pubblica amministrazione a decorrere dall’1 gennaio 2024:
Area professionale | Incremento mensile lordo | Stipendio annuo |
---|---|---|
Elevate professionalità | 193,90 euro | 34.643,49 euro |
Funzionari | 155,10 euro | 25.363,13 euro |
Assistenti | 127,70 euro | 20.884,37 euro |
Operatori | 121,40 euro | 19.847,64 euro |
Il fatto che questi nuovi importi decorrano dall’1 gennaio 2024 vorrà dire che una volta che Noipa procederà all’aggiornamento dei compensi dovrà anche liquidare gli arretrati, compresi quelli riferiti al 2022 e 2023 che tuttavia come anticipato sono cifre di piccolo importo visto che buona parte di quanto previsto è già stato assorbito dall’incremento dell’indennità di vacanza contrattuale riconosciuto a fine 2023.
Va poi ricordato che a questi aumenti si aggiungono quelli che verranno riconosciuti grazie alle ulteriori risorse stanziate dal governo, che permetterà un incremento pari allo 0,22% del monte salari per la contrattazione integrativa. Risorse che, come spiegato dalla Cgil, “consentiranno di superare il tetto ai trattamenti accessori previsto dalla legge Madia”.
Quando arrivano i soldi?
Ma quando arrivano gli aumenti? Per il momento è ancora presto per fare una previsione visto che l’iter amministrativo del nuovo contratto non è ancora concluso e lo sarà solo con la pubblicazione del testo in Gazzetta Ufficiale. Dopodiché tutto dipenderà da quanto tempo impiega Noipa per aggiornare i propri sistemi. Probabile comunque i soldi arriveranno solo nel 2025.
Avanzamento di carriera
A incidere sull’importo dello stipendio è però anche la progressione di carriera. A tal proposito, nel nuovo accordo - dove tra l’altro viene ampliato il numero di permessi per visite specialistiche ed esami medici - vengono introdotte agevolazioni per l’avanzamento di carriera. Nel dettaglio, il nuovo contratto estende fino al giugno 2026 la deroga che consente l’accesso ai ruoli superiori anche a chi non possiede il titolo di studio specifico, purché in possesso di una comprovata esperienza lavorativa (5 anni con laurea, 10 anni con diploma).
Smart working e buoni pasto
Come anticipato il nuovo contratto della Pubblica amministrazione è molto importante in quanto presenta delle vere e proprie innovazioni. Ad esempio, un’importante novità riguarda il lavoro agile: il contratto consente l’erogazione dei buoni pasto anche per le giornate di smart working, purché l’orario di lavoro rispetti quello previsto per la presenza.
Questa misura supera le differenze di trattamento che, finora, vedevano le singole amministrazioni decidere autonomamente se riconoscere i buoni pasto per chi lavora da remoto. Inoltre, i dipendenti con particolari necessità, come genitori di bambini piccoli o persone che assistono familiari disabili, potranno beneficiare di ulteriori giorni di lavoro agile, che dovranno essere definiti dalla contrattazione integrativa.
Nella Pubblica amministrazione arriva la settimana corta
Se ne parla tanto negli ultimi mesi della possibilità di rivoluzionare il mercato del lavoro introducendo una settimana corta di 4 giorni su 7. E così come alcune aziende italiane e straniere stanno sperimentando questa nuova “forma” di lavoro, anche la Pubblica amministrazione intende fare lo stesso.
Il nuovo contratto introduce infatti la possibilità di sperimentare la settimana lavorativa corta, di 4 giorni, mantenendo però le 36 ore settimanali previste e senza alcuna ripercussione sullo stipendio.
Per adesso comunque la sperimentazione si applicherà inizialmente a enti di piccole dimensioni e senza rapporti diretti con il pubblico, come alcuni uffici ministeriali, per garantire il mantenimento dei servizi. La partecipazione sarà su base volontaria, permettendo ai dipendenti di valutare se aderire a questo nuovo modello organizzativo.
La rottura con Cigl e Uil
Il contratto è stato sottoscritto dai sindacati Cisl-Fp, Confsal Unsa, Flp e Confintesa Fp, che rappresentano oltre il 54% dei lavoratori, mentre la Cgil e la UIL hanno deciso di non firmare, ritenendo l’accordo insoddisfacente per le lavoratrici e i lavoratori del settore.
Come dichiarato da Serena Sorrentino e Sandro Colombi, segretari generali di Fp Cgil e Uil Pa, con questo atto di forza governo e Aran “si prendono la responsabilità di scegliere la via della rottura di una trattativa ancora in corso, quella del rinnovo del contratto Funzioni Centrali, che lasciava ancora margini per migliorare un testo che non dà risposte adeguate alle lavoratrici e ai lavoratori del comparto”. Di diverso avviso invece l’altro sindacato confederale che invece ha sottoscritto l’accordo: Maurizio Petriccioli, Segretario Generale della Cisl Fp, ha dichiarato infatti che sono state raggiunte condizioni favorevoli per i lavoratori. E aggiunge: “I contratti si firmano e lo si fa con responsabilità e senza i tatticismi politici che animano certe sigle sindacali. Opporsi alla firma senza proporre un’alternativa concreta finisce solo per ritardare colpevolmente i futuri contratti e dunque l’erogazione delle risorse nelle tasche delle lavoratrici e dei lavoratori”.
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