Aggiornato il paniere Istat 2023: tra nuove voci di spesa e ricalcoli, insorgono le associazioni per i consumatori, secondo cui viene meno la tutela.
Così come ogni anno, l’Istat ha rinnovato il paniere dei prezzi al consumo, fondamentale per il calcolo del tasso d’inflazione. A seconda dei cambiamenti riportati dalle abitudini di spesa dei consumatori italiani, sono state aggiunte alcune voci, mentre altre sono state ridimensionate, con un differente peso nel calcolo del caro vita. Secondo le associazioni, parte del paniere 2023 non tutela abbastanza i consumatori e non considera in modo sufficiente il livello dei prezzi. Altre novità, invece, sono state considerate corrispondenti alla nuova realtà degli italiani. Vediamo per quest’anno cosa entra e cosa esce dal paniere.
Come sono cambiate le abitudini di spesa degli italiani: cosa entra nel paniere Istat 2023
Adattandosi ai cambiamenti nella spesa media degli italiani, il paniere Istat di quest’anno ha aggiunto diversi prodotti, in modo da rispecchiare nel modo più fedele possibile le nuove abitudini di consumo. Lo scopo degli aggiornamenti annuali è senza dubbio quello di rilevare i cambiamenti di natura economica e le varie dinamiche di preferenza. Ciò non toglie, tuttavia, che questo tipo di fattori diano una prospettiva piuttosto utile per comprendere anche i progressi tecnologici e le ideologie. Si rileva, ad esempio, una rinnovata attenzione per gli alimenti biologici, mentre si conferma l’aumento di spesa per i dispositivi elettronici.
Di fatto, le maggiori aggiunte sono state apportate alla lista dei prodotti rappresentativi dell’evoluzione dei consumi delle famiglie e delle novità normative, e sono:
- La visita medica sportiva da un libero professionista.
- La riparazione degli smartphone.
- Le apparecchiature audio intelligenti.
- Alcuni tipi di frutta e verdura biologica.
- L’uva senza semi.
- I leggins da donna.
Per quanto riguarda, invece, i prodotti che rappresentano i consumi consolidati, sono stati introdotti:
- Il tonno di pescata.
- I rombi di allevamento.
- Il deambulatore.
- Il massaggio estetico.
Le voci ribilanciate nel paniere Istat 2023
L’indice Nic, necessario a ricavare la misura dell’inflazione nazionale, è influenzato in diversa proporzione dalle diverse voci di spesa. Per il paniere aggiornato, l’Istat ha aumentato il peso di alcune divisioni:
- Servizi ricettivi e di ristorazione (+ 1,9 punti percentuali).
- Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+ 0,8 punti percentuali).
- Ricreazione, spettacoli e cultura (+ 0,7 punti percentuali).
Allo stesso tempo, è stato ridotto il peso di:
- Prodotti alimentari e bevande analcoliche (- 1,4 punti percentuali).
- Servizi sanitari e spese per la salute (- 0,4 punti percentuali).
- Bevande alcoliche e tabacchi (- 0,4 punti percentuali).
Perché il paniere 2023 non tutela abbastanza i consumatori?
L’Unione nazionale consumatori teme che i le voci di spesa non siano state bilanciate in modo adeguato rispetto alla situazione effettiva attuale. A far storcere il naso è in particolare il peso della voce “Abitazione, acqua elettricità e combustibili” per la quale l’aumento appare troppo lieve rispetto al momento che stanno vivendo i consumatori. L’Unione nazionale consumatori ha rilevato, infatti, l’inadeguatezza delle modifiche apportare rispetto all’effetto di rivalutazione, con particolare riferimento ai carburanti.
Il presidente dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona, ha criticato anche i ricalcoli relativi ad altre diverse categorie di consumo, considerati inadeguati rispetto all’inflazione media, fra cui:
- Carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto privati.
- Prodotti alimentari e bevande analcoliche.
- Affitti, fornitura acqua, raccolta rifiuti.
D’accordo anche il Codacons, che apprezza l’inserimento dei nuovi prodotti ma condivide le stesse preoccupazioni dell’Unione nazionale consumatori. Carlo Rienzi, presidente del Codacons, ha lamentato in particolare il fatto che ci si trovi di fronte alla seconda riduzione consecutiva della voce dedicata agli alimenti e alle bevande. Fattore che, secondo Rienzi, sarebbe dovuto essere considerato con più attenzione al caro-prezzi e ai riflessi sui bilanci delle famiglie, soprattutto quelle numerose o a reddito basso.
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