Pensionati che lavorano, come gestire Irpef e bonus in busta paga?

Paolo Ballanti

24 Gennaio 2023 - 09:47

I pensionati che continuano a lavorare devono porre la massima attenzione agli aspetti fiscali legati ad Irpef, detrazioni e bonus 100 euro. Il rischio è quello di avere delle brutte sorprese nel 730

Pensionati che lavorano, come gestire Irpef e bonus in busta paga?

L’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef) si calcola in sede di dichiarazione dei redditi (modello 730 o Redditi Persone Fisiche) considerando l’insieme delle somme percepite o generate dal contribuente nel corso del periodo d’imposta.

Per talune tipologie di reddito, tuttavia, la tassazione avviene già nel corso dell’anno, da parte del soggetto che eroga le somme imponibili ai fini fiscali. Ad esempio, è il caso del datore di lavoro che corrisponde redditi da lavoro dipendente o dell’ente previdenziale che liquida i trattamenti pensionistici.

Per via dell’attività richiesta al datore di lavoro e all’ente pensionistico, si parla di «sostituti d’imposta», dal momento che gli stessi:

  • prelevano dalle somme corrisposte al contribuente, quanto dovuto da quest’ultimo a titolo di Irpef;
  • versano le ritenute fiscali all’Erario.

Accade tuttavia che le ritenute fiscali calcolate dal sostituto si riferiscano non al reddito complessivo, ma alle somme dallo stesso liquidate, in quanto unico dato noto.

Il datore di lavoro, ad esempio, non può sapere, in assenza di comunicazioni del lavoratore, se quest’ultimo percepisce anche redditi da pensione.

Proprio il caso del dipendente in pensione che, continuando a lavorare, percepisce due diverse tipologie di reddito, in contemporanea, richiede una serie di accorgimenti fiscali. Analizziamoli in dettaglio.

Chiedere l’applicazione di un’aliquota Irpef più elevata

La tassazione a titolo di Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef) avviene applicando aliquote differenti a seconda dei singoli scaglioni (porzioni) di reddito:

  • 23% sulla parte di reddito complessivo fino a 15 mila euro;
  • 25% sulla parte di reddito oltre i 15 mila euro e fino a 28 mila euro;
  • 35% sulla parte di reddito eccedente i 28 mila euro e fino a 50 mila euro;
  • 43% sulla parte di reddito eccedente i 50 mila euro.

Nei confronti di quanti percepiscono redditi da lavoro e da pensione, in assenza di indicazioni diverse da parte degli stessi, i sostituti d’imposta (datore di lavoro ed ente previdenziale) calcolano l’Irpef esclusivamente considerando le somme corrisposte dai medesimi.

In queste situazioni, tuttavia, la tassazione subita dal contribuente è parziale, dal momento che l’Irpef dovuta sarà ricalcolata in sede di dichiarazione dei redditi, tenendo conto del reddito complessivo (lavoro + pensione).

Nel caso in cui, in sede di dichiarazione dei redditi:

  • la tassazione già trattenuta all’interessato, da datore di lavoro ed ente previdenziale, sia superiore a quella effettivamente dovuta, lo stesso avrà diritto a un rimborso (conguaglio a credito);
  • la tassazione già trattenuta all’interessato sia inferiore a quella effettivamente dovuta, il medesimo subirà un recupero a titolo di imposte non pagate (conguaglio negativo).

Proprio per evitare brutte sorprese in sede di dichiarazione dei redditi, il lavoratore può «anticipare» il conguaglio negativo chiedendo, già nel corso dell’anno, una trattenuta fiscale più elevata rispetto a quella calcolata automaticamente da datore di lavoro ed ente previdenziale.

In queste ipotesi si simula il reddito complessivo dell’anno e, in base agli scaglioni, si calcola l’Irpef lorda. Dividendo poi l’Irpef lorda per il reddito complessivo e moltiplicando il risultato per 100 si ottiene l’aliquota Irpef più elevata, la cui applicazione dev’essere richiesta:

  • al datore di lavoro, a mezzo del modulo detrazioni o D23;
  • all’Inps, avvalendosi dell’apposito servizio telematico, secondo le istruzioni che vedremo tra poco parlando di detrazioni.

Facciamo l’esempio di un contribuente che, sommando i redditi da lavoro e quelli da pensione, ipotizza di ricevere per il 2023 un reddito complessivo di 35.000,00 euro.

L’Irper lorda sarà il risultato della somma di:

  • 15.000,00 tassati al 23% corrispondenti a 3.450,00 euro;
  • (28.000,00 - 15.000,00) tassati al 25%, pari a 3.250,00 euro;
  • (35.000,00 - 28.000,00) tassati al 35%, pari a 2.450,00 euro;

per un totale di 9.150,00 euro.

A questo punto si divide 9.150,00 per 35.000,00 moltiplicando poi il risultato per 100, ottenendo così l’aliquota fissa che datore di lavoro ed ente previdenziale devono applicare. Nel nostro caso corrispondente a 26,14%.

Detrazioni da lavoro dipendente e per redditi da pensione

Il pensionato che percepisce anche redditi da lavoro dipendente è teoricamente titolare di:

  • detrazioni per redditi da lavoro dipendente;
  • detrazioni per redditi da pensione.

Nel primo caso la detrazione corrisponde a:

  • 1.880,00 euro se il reddito complessivo non eccede i 15.000 euro (l’ammontare della detrazione effettivamente spettante non può essere inferiore a 690 euro o, per i rapporti di lavoro a tempo determinato, a 1.380 euro);
  • il risultato di 1.910,00 + [1.190,00 * (28.000,00 - reddito complessivo)/13.000,00] se il reddito è compreso tra 15 mila e 28 mila euro;
  • il risultato di 1.910,00 * (50.000,00 - reddito complessivo)/22.000,00] a fronte di un reddito compreso tra 28 mila e 50 mila euro;
  • zero per un reddito complessivo superiore a 50 mila euro.

Da ultimo, per i redditi da 25 mila a 35 mila euro l’importo risultante dev’essere aumentato di 65 euro.

Le detrazioni da pensione, sono invece pari a:

  • 1955,00 euro se il reddito complessivo non è superiore a 8.500,00 euro (l’ammontare della detrazione effettivamente spettante non può essere inferiore a 713,00 euro);
  • il risultato di 700,00 + [1.255,00 * (28.000,00 - reddito complessivo)/19.500,00] se il reddito è compreso tra 8.500 e 28.000 euro;
  • Il risultato di 700,00 * [(50.000 - reddito complessivo)/22.000] a fronte di un reddito compreso tra 28.000 e 50.000 euro;
  • Zero per redditi oltre 50.000 euro.

Per i redditi da 25 mila a 29 mila euro il risultato dev’essere aumentato di 50 euro.

Si badi bene che l’utilizzo delle parole «teoricamente spettante» non è casuale, dal momento che le detrazioni per i redditi da pensione non sono cumulabili con la medesima misura prevista per i redditi da lavoro dipendente.

Questo significa che il pensionato-lavoratore è tenuto a scegliere se percepire le detrazioni da pensione o da lavoro dipendente, ma non entrambe.

Come rinunciare alle detrazioni da lavoro dipendente?

Se l’interessato ritiene di continuare a percepire le detrazioni da pensione è tenuto a rinunciare a quelle da lavoro dipendente.

In tal caso la decisione dev’essere comunicata al datore di lavoro compilando il modello detrazioni o modello D23.

Nel documento il dipendente dovrà altresì precisare a partire da quando intende rinunciare alle detrazioni: se da un mese preciso o per l’intero periodo d’imposta.

Come rinunciare alle detrazioni da pensione?

La rinuncia alle detrazioni da pensione dev’essere comunicata all’ente previdenziale che si occupa della liquidazione del trattamento.

Nel caso dell’Inps le richieste possono essere trasmesse grazie al servizio online disponibile su «inps.it - Prestazioni e servizi - Detrazioni fiscali domanda e gestione», in possesso delle credenziali Spid, Cie o Cns.

Sull’argomento è intervenuto anche il Messaggio Inps del 19 ottobre 2022 numero 3783 con cui si precisa che i beneficiari delle prestazioni pensionistiche e previdenziali, interessati al «non riconoscimento, in misura totale o parziale, delle detrazioni d’imposta per reddito» sono «tenuti a darne comunicazione all’Inps ogni anno».

Le suddette richieste per il periodo d’imposta 2023 possono essere inoltrate a partire dal 15 ottobre 2022.

In assenza di esplicita comunicazione, l’Inps «in qualità di sostituto d’imposta procederà, ai sensi della normativa vigente, ad applicare le aliquote per scaglioni di reddito e a riconoscere le detrazioni d’imposta, di cui al citato articolo 13 del Tuir, sulla base del reddito erogato».

Comunicare il reddito complessivo per il calcolo delle detrazioni

Al pari di quanto avviene per il calcolo dell’Irpef lorda, anche per le detrazioni da pensione o lavoro dipendente è necessario comunicare al sostituto d’imposta (grazie ai canali sopra citati) il reddito complessivo che si prevede di ottenere nell’anno.

In questo modo il calcolo delle detrazioni avverrà non in modo parziale, sulla base del solo reddito erogato dal datore di lavoro o dall’ente di previdenza, ma in ragione dei compensi totali.

Bonus Irpef

Il contribuente che sceglie di ricevere le detrazioni da lavoro dipendente può continuare a percepire anche il bonus Irpef, previsto in misura «piena» pari a 1.200 euro in presenza di un reddito complessivo non superiore a 15 mila euro (per la fascia di reddito 15 mila-28 mila euro il bonus spetta eventualmente in dichiarazione dei redditi, confrontando l’ammontare di numerose detrazioni, come quelle per spese sanitarie, con l’Irpef lorda).

In caso di fruizione del bonus, sarà necessario comunicare al datore di lavoro il reddito complessivo che si prevede di ottenere nell’anno (comprensivo della pensione). Così facendo non si corre il rischio di percepire il bonus nel corso dell’anno, salvo poi restituirlo in dichiarazione dei redditi, una volta accertato che il reddito complessivo eccede le soglie sopra citate.

Al contrario, in caso di rinuncia alle detrazioni da lavoro dipendente, il lavoratore dovrà altresì comunicare, sempre nel modulo D23, la rinuncia al bonus Irpef.

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