Pensione a 62 anni nel 2025 con tutte queste misure. È ufficiale

Simone Micocci

5 Novembre 2024 - 10:09

Nel 2025 puoi andare in pensione a 62 anni, con 5 anni di anticipo rispetto a quanto richiesto dalla pensione di vecchiaia. Ecco come.

Pensione a 62 anni nel 2025 con tutte queste misure. È ufficiale

Anche nel 2025, nonostante un’età legale di pensione pari a 67 anni (pensione di vecchiaia) esistono diverse misure che favoriscono il pensionamento anticipato, persino all’età di 62 anni per chi ne soddisfa i requisiti.

Le buone notizie arrivano anche dalla legge di Bilancio 2025con la quale sono state confermate diverse misure che consentono di andare in pensione a 62 anni anziché a 67 anni. Ma non c’è solamente la manovra: anche la riforma Fornero prevede delle opzioni di flessibilità che nella migliore delle ipotesi consentono il pensionamento già all’età di 62 anni.

A tal proposito, ecco un resoconto di tutte quelle misure - ufficiali - che nel 2025 permetteranno il collocamento in quiescenza con ben 5 anni di anticipo (o poco più) rispetto a quanto previsto dalla pensione di vecchiaia.

Quota 103

Una delle misure la cui introduzione si deve al governo Meloni è Quota 103. Disciplinata la prima volta dalla legge di Bilancio per il 2023, questa consente di andare in pensione al compimento dei 62 anni a patto di aver maturato almeno 41 anni di contributi.

Questa misura è confermata dalla legge di Bilancio 2025 e quindi varrà anche per il prossimo anno. Ma c’è un aspetto molto importante da considerare: Quota 103 riduce l’assegno di pensione. E non solo per la penalizzazione già inclusa nel calcolo tradizionale dell’assegno, dove viene svantaggiato chi lavora per meno anni, ma per il fatto che per chi ricorre a questa misura è previsto un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno. Di fatto anche la parte che solitamente sarebbe stata calcolata con il retributivo - ossia quella che precede l’1 gennaio 1996, o 1 gennaio 2012 per coloro che alla data del 31 dicembre 1995 avevano maturato 18 anni di contributi - viene calcolata con le più penalizzanti regole del contributivo.

Pensione a 62 anni (e qualche mese) per le donne

Un’altra novità della legge di Bilancio 2025 è lo sconto riservato alle donne con 4 o più figli. Oggi la legge Fornero stabilisce infatti che nel caso delle lavoratrici con figli che accedono alla pensione è previsto uno sconto sull’età di 4 mesi per figlio, fino a un massimo di 12 mesi.

Pensiamo ad esempio alla pensione anticipata contributiva, il cui diritto si raggiunge al compimento dei 64 anni con 20 anni di contributi (e un assegno almeno pari a 3 volte il valore dell’Assegno sociale, 2,8 volte nel caso delle lavoratrici con un figlio e 2,6 volte per quelle con almeno due figli): oggi grazie a questa agevolazione possono anticipare l’accesso alla pensione fino a 63 anni.

Con l’ultima manovra viene però esteso il limite massimo dello sconto, portandolo a 16 mesi: questo significa che una donna con 4 figli può andare in pensione già a 62 anni e 8 mesi grazie a questa nuova agevolazione.

Pensione a 62 anni con Opzione Donna

La legge di Bilancio 2025 conferma anche Opzione Donna, per quanto i requisiti ormai siano talmente restrittivi da limitare la platea a poche migliaia di lavoratrici.

A Opzione Donna nel 2025 ci si accede all’età di 61 anni (60 anni per le lavoratrici con un figlio, 59 anni per le lavoratrici con almeno due figli o per quelle licenziate, o in procinto di, da grandi aziende), con almeno 35 anni di contributi. Tuttavia è prevista una finestra mobile di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti, 18 mesi per le autonome. Di fatto il primo pagamento di pensione viene liquidato almeno un anno dopo, quindi una volta compiuti i 62 anni.

Si ricorda che per accedere a Opzione Donna è anche richiesta l’appartenenza a uno dei profili individuati dalla normativa, ossia essere invalide (almeno al 74%), caregiver (assistere quindi un familiare con grave disabilità), oppure licenziate da grandi aziende.

Requisiti che devono essere soddisfatti entro il 31 dicembre del 2024.

Pensione a 62 anni con Quota 97,6

Non c’entra nulla il governo Meloni con la misura seguente: sono anni infatti che Quota 97,5 - disciplinata dalla legge di Bilancio 2017 - consente di andare in pensione all’età di 62 anni (mese più, mese meno) a coloro che ne hanno svolto per anni un lavoro particolarmente usurante.

Questa agevolazione consente di andare in pensione una volta che la somma tra età anagrafica e contributi restituisce come risultato 97,6. La regola però vuole che il lavoratore abbia compiuto almeno 61 anni e 7 mesi di età, mentre l’anzianità contributiva non può essere inferiore a 35 anni. Di fatto esistono diverse formule possibili per andare in pensione con Quota 97,6, in vigore anche nel 2025:

  • a 62 anni e 6 mesi di età con 35 anni di contributi;
  • a 61 anni e 7 mesi di età con 35 anni e 11 mesi di contributi.

Nel caso dei lavoratori autonomi però si parla di quota 98,6, visto che il diritto alla pensione si raggiunge non prima dei 62 anni e 7 mesi.

Pensioni anticipate indipendentemente dall’età

Vengono disciplinate direttamente dalla legge Fornero poi quelle misure di pensionamento anticipato che consentono di smettere di lavorare indipendentemente dall’età anagrafica, quindi anche al compimento dei 62 anni (o persino prima).

Nel caso della pensione anticipata, ad esempio, si può smettere di lavorare a qualsiasi età a patto di aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi, un anno in meno nel caso delle donne. Basta quindi aver iniziato a lavorare poco prima dei 19 anni e aver mantenuto una carriera costante per poter andare in pensione nel 2025 all’età di 62 anni.

Esiste poi un’agevolazione per la pensione anticipata riservata ai lavoratori cosiddetti precoci, ossia chi prima del compimento dei 19 anni ha maturato 12 mesi di contributi. Questi possono andare in pensione a qualsiasi età con 41 anni di contributi, di cui almeno una settimana contributiva deve risultare versata entro il 31 dicembre 1995.

Serve però appartenere a uno dei profili che necessitano di una maggior tutela, quali disoccupati, invalidi, caregiver e addetti a lavori gravosi.

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