In alcuni casi le pensioni spettano anche ai minori. Le circostanze sono due: o per la morte del genitore oppure laddove non siano in grado di svolgere i compiti e funzioni proprie dell’età.
Per quanto di solito di pensione si possa parlare solamente in età avanzata, ci sono dei casi in cui questa spetta anche ai minorenni. Si tratta di due circostanze e per ovvie ragioni in entrambi i casi non è una pensione diretta in quanto ovviamente il minore non ha i contributi necessari per potersi assicurare una rendita vitalizia.
Nel dettaglio, ai minori può spettare la pensione dei genitori nel caso in cui questi siano venuti a mancare e soddisfino perlomeno le condizioni per beneficiare della cosiddetta pensione indiretta. La seconda circostanza riguarda invece quei minori che per una menomazione fisica o psichica non sono nella condizione di poter svolgere le azioni proprie alla loro età: a questi spetta una sorta di “pensione di invalidità”, chiamata indennità di frequenza.
Per capire quando la pensione spetta ai minorenni, e di che importo si tratta, bisogna quindi approfondire queste due misure. Ecco tutto quello che serve sapere a riguardo.
Pensione indiretta ai minorenni, cosa e quanto spetta
Quando un genitore viene a mancare al figlio minorenne spetta una parte della pensione che questo aveva maturato al momento della morte. Nel dettaglio, le misure a cui può aver diritto sono due:
- pensione di reversibilità, nel caso in cui il genitore defunto risultasse già percettore di pensione;
- pensione indiretta, qualora il genitore defunto non fosse ancora beneficiario di pensione ma al momento della morte poteva vantare 15 anni di contributi, oppure almeno 5 di cui 3 maturati nell’ultimo quinquennio.
Nel primo caso, quindi, a essere ripartita è la pensione già percepita. Nel secondo, invece, si procede prima al calcolo dell’importo (secondo le regole previste solitamente per le pensioni, quindi con sistema retributivo, misto o contributivo a seconda del periodo a cui fanno riferimento i contributi versati) e poi alla ripartizione tra i familiari superstiti.
Nel dettaglio, di pensione indiretta spetta il 60% al coniuge superstite, con l’aggiunta del 20% in presenza di un figlio minorenne, il 40% con almeno due figli. Quindi, il genitore superstite con almeno due minori a carico avrà diritto al 100% della pensione, di reversibilità o indiretta a seconda dei casi, pienamente compatibile con eventuali redditi da lavoro.
In presenza di minori nel nucleo, infatti, non scatta il taglio della pensione di reversibilità percepita dal coniuge che lavora e guadagna un importo superiore a 3 volte il trattamento minimo.
In mancanza dell’altro genitore, invece, al figlio spetterà il 70% della pensione maturata dal genitore defunto, l’80% se i figli sono due e il 100% se sono almeno 3.
Se ne ha diritto per tutta la minore età, come pure una volta diventati maggiorenni a patto che soddisfino almeno una delle seguenti condizioni:
- sono inabili al lavoro;
- hanno meno di 21 anni e frequentano un corso di studi o di formazione professionale;
- hanno meno di 26 anni e frequentano l’Università.
Indennità di frequenza
Come anticipato, anche ai minori è riconosciuta una sorta di pensione di invalidità civile nel caso in cui abbiano difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni proprie dell’età, come pure ai minori ipoacusici.
Questa prestazione si definisce indennità di frequenza: il nome proviene dall’obbligo per il minore che ne beneficia di frequentare scuole pubbliche o private di ogni ordine e grado, o centri di formazione o addestramento professionale pubblici o privati convenzionati finalizzati al reinserimento sociale dei soggetti, o di centri ambulatoriali, diurni o di tipo semi-residenziale, pubblici o privati convenzionati, specializzati nel trattamento terapeutico, nella riabilitazione e nel recupero di persone portatrici di handicap.
Per avere diritto a questa “pensione”, quindi, è necessario il riconoscimento da parte della commissione Inps delle difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni proprie della minore età oppure della perdita uditiva superiore a 60 decibel nell’orecchio migliore nelle frequenze 500, 1.000 e 2.000 hertz. Ma non basta: il pagamento dell’indennità di frequenza è condizionato al soddisfacimento di determinati requisiti di tipo reddituale. La somma dei redditi percepiti in famiglia, infatti, non deve superare i 5.725,46 euro (limite aggiornato al 2024).
L’importo dell’indennità di frequenza è pari a 333,33 euro al mese, ma a differenza della pensione di invalidità non prevede il pagamento della tredicesima. Spetta fino al compimento della maggiore età, o comunque per tutto il periodo di frequenza al corso o al trattamento terapeutico-riabilitativo, con la possibilità che laddove ne sussistano i requisiti venga trasformata in pensione di invalidità civile.
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