Pensione più alta quando muore il coniuge, ecco come

Simone Micocci

17 Luglio 2024 - 09:44

Quando muore il coniuge spetta un aumento della pensione, ma solo per chi soddisfa determinati requisiti (e su domanda dell’interessato).

Pensione più alta quando muore il coniuge, ecco come

Alla morte del coniuge, indipendentemente che si tratti di marito o moglie, potrebbe spettare un aumento della pensione percepita. La condizione è una sola: il coniuge defunto deve essere a sua volta titolare di pensione o comunque deve aver maturato un certo requisito contributivo.

Si tratta delle cosiddette pensioni ai superstiti, che a seconda dei casi acquisiscono il nome di pensione di reversibilità o pensione indiretta.

A tal proposito, uno degli errori che spesso si commette è pensare che la persona già titolare di pensione non abbia diritto a sua volta alla pensione di reversibilità o indiretta alla morte del coniuge, ma non è così. Anzi, va detto che questa spetta indipendentemente da qual è il reddito percepito dal coniuge superstite, per quanto c’è il rischio che si vada incontro a una decurtazione della pensione ai superstiti nel caso di importi elevati.

La pensione ai superstiti spetta però solo su domanda dell’interessato: ciò significa che chi non è a conoscenza delle norme potrebbe perdere la possibilità di ricevere un aumento della pensione alla morte del coniuge.

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Nel frattempo, ecco tutto quello che serve sapere su cosa succede alla morte del coniuge, nonché in quali casi spetta la pensione di reversibilità o indiretta e quali sono gli importi (con le riduzioni) previsti.

I requisiti del coniuge defunto

Come anticipato, pensione di reversibilità e indiretta spettano laddove il coniuge defunto soddisfi determinati requisiti.

Nel dettaglio, nel caso della pensione di reversibilità questo deve risultare titolare di pensione al momento del decesso. Per quanto riguarda quella indiretta, invece, è sufficiente che avesse raggiunto 15 anni di anzianità assicurativa e contributiva, o in alternativa almeno 5 anni di contributi di cui almeno 3 maturati nel quinquennio precedente la data del decesso.

I requisiti del coniuge superstite

Per quanto riguarda il coniuge superstite, invece, non ci sono chissà che requisiti da soddisfare dal momento che, come visto sopra, questa spetta anche a coloro che percepiscono a loro volta una pensione (o comunque sono in possesso di altri redditi).

Le pensioni di reversibilità dirette e indirette, quindi, spettano sempre al coniuge o all’unito civilmente, almeno fino a quanto questo non passa a nuove nozze. Lo stesso vale per il coniuge separato.

Diversamente, il coniuge divorziato ha diritto alla pensione di reversibilità o indiretta solo se:

  • è titolare dell’assegno divorzile;
  • non è passato a nuove nozze;
  • la data dell’inizio del rapporto assicurativo del defunto (quindi del primo versamento contributivo) sia antecedente alla sentenza di divorzio.

Chi soddisfa queste condizioni, quindi, può beneficiare di uno di questi due strumenti per aumentare la pensione percepita. A tal proposito, vediamo di che importi si tratta.

Di quanto aumenta la pensione alla morte del coniuge

La normativa stabilisce che il coniuge ha diritto all’80% della pensione maturata o percepita dal coniuge al momento del decesso. Ciò vale tanto per la pensione di reversibilità quanto per quella indiretta.

Nel caso in cui siano presenti figli a carico si aggiunge un ulteriore 20%, con la possibilità quindi di arrivare al 100% dell’importo della pensione del dante causa in presenza di almeno due figli.

Ma attenzione: perché laddove il coniuge superstite sia al tempo stesso percettore di reddito viene effettuata una valutazione che potrebbe comportare il taglio della pensione di reversibilità o indiretta.

Nel dettaglio, la regola stabilisce che non scatta alcuna decurtazione quando la pensione, o comunque gli altri redditi, percepita dal superstite non supera di 3 volte l’importo del trattamento minimo. Entro i 23.345,73 euro (valore aggiornato al 2024), quindi, non sono previste decurtazioni e la pensione ai superstiti è pienamente cumulabile con gli altri redditi.

In caso contrario si applicano i seguenti tagli:

  • 25% tra le 3 e le 4 volte il trattamento minimo di pensione, ossia entro la soglia che va da 23.345,73 euro a 31.127,64 euro;
  • 40% tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo, quindi sopra i 31.127,64 euro ma entro i 38.909,55 euro;
  • 50% sopra le 5 volte, ossia oltre la soglia di 38.909,55 euro.

È bene specificare poi che i suddetti limiti non si applicano laddove il coniuge superstite faccia parte di un nucleo familiare in cui sono presenti minori, studenti o inabili.

Come aumentare la pensione alla morte del coniuge

Per l’aumento della pensione alla morte del coniuge, quindi, bisogna presentare domanda.

Per farlo bisogna utilizzare, come da consuetudine, i canali telematici dell’Inps. Ad esempio, lo si può fare in autonomia dall’area personale MyInps, oppure chiamando il numero verde dell’Istituto. Ma è possibile anche rivolgersi a un patronato.

L’unica eccezione è rappresentata dal coniuge divorziato, il quale per il riconoscimento della pensione di reversibilità o indiretta deve necessariamente rivolgersi al tribunale.

L’aumento, riconosciuto direttamente nella pensione percepita, decorre dalla data del decesso del coniuge.

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