Vuoi assicurarti una pensione almeno pari all’ultimo stipendio percepito? È molto difficile, specialmente quando l’assegno è calcolato interamente con il sistema contributivo.
Il passaggio dallo stipendio alla pensione può essere spesso traumatico in quanto solitamente le entrate mensili si riducono sensibilmente.
Specialmente quando interamente calcolata con il sistema contributivo, infatti, la pensione è solitamente più bassa dello stipendio e l’unico aspetto che va a vantaggio del neo pensionato è il fatto che le regole per la trasformazione da netto a lordo sono più favorevoli per la pensione in quanto non sono più dovuti i contributi previdenziali.
Uno stipendio di 2.000 euro lordi avrà quindi un netto più basso rispetto a una pensione di pari importo, in quanto appunto non si applica la quota del 9,19% dovuta a titolo contributivo.
Tuttavia, le regole per il calcolo della pensione fanno sì che per prendere lo stesso importo dell’ultimo stipendio debbano esserci alle spalle molti anni di lavoro. E anzi, non è detto che ci si riesca, a differenza di quanto invece succedeva con il sistema di calcolo retributivo, applicato fino al 31 dicembre 1995 (2011 in alcuni casi), con il quale invece venivano valorizzate maggiormente le ultime retribuzioni percepite.
Come funziona il sistema di calcolo contributivo
Per capire per quanti anni devi lavorare per prendere di pensione lo stesso importo dello stipendio devi come prima cosa sapere come l’assegno viene calcolato. Soffermiamoci sul calcolo contributivo, utilizzato per tutti i periodi lavorati successivamente al 1° gennaio 1996 e che per questo più si va avanti negli anni e più incide sull’importo complessivo.
Nel dettaglio, per ogni anno di lavoro viene accantonata una certa quota di contributi, calcolata sulla base dello stipendio complessivamente percepito (di cui si prende il 33%).
Dopodiché l’importo complessivamente maturato, che viene rivalutato periodicamente sulla base dell’inflazione, viene trasformato in pensione attraverso l’applicazione di un coefficiente che varia in base all’età in cui avviene il collocamento in quiescenza. Un sistema che attraverso coefficienti di trasformazione tanto più favorevoli quanto più si ritarda l’accesso alla pensione, va a premiare chi lavora per più anni.
A tal proposito, i coefficienti di trasformazione in vigore nel 2024 sono i seguenti, ma va detto che potrebbero variare già il prossimo anno.
Età | Coefficienti di trasformazione 2023-2024 |
---|---|
57 | 4,270 |
58 | 4,378 |
59 | 4,493 |
60 | 4,615 |
61 | 4,744 |
62 | 4,882 |
63 | 5,028 |
64 | 5,184 |
65 | 5,352 |
66 | 5,531 |
67 | 5,723 |
68 | 5,931 |
69 | 6,154 |
70 | 6,395 |
71 | 6,655 |
Per maggiori informazioni su come funziona il sistema contributivo potete iscrivervi al nostro corso su come pianificare la pensione, dove trovate anche le differenze con quel sistema retributivo che - come vi renderete conto - era molto più conveniente.
Quanto bisogna lavorare per avere una pensione uguale all’ultimo stipendio
Prendiamo come esempio un lavoratore che va in pensione con uno stipendio di 2.500 euro lordi, quindi 32.500 euro l’anno.
Ovviamente non è detto che lo stipendio sia stato sempre lo stesso, anzi è presumibile che ad inizio carriera sia stato molto più basso. Consideriamo quindi una media di 2.000 euro al mese, 26.000 euro l’anno.
Il che significa che, considerando in media 8.580 euro di contributi maturati per ogni anno di lavoro, ne risulta un montante contributivo pari a:
ANNI DI LAVORO | MONTANTE CONTRIBUTIVO |
---|---|
20 ANNI | 171.600 |
22 ANNI | 188.760 |
24 ANNI | 205.920 |
26 ANNI | 223.080 |
28 ANNI | 240.240 |
30 ANNI | 257.400 |
32 ANNI | 274.560 |
34 ANNI | 291.720 |
36 ANNI | 308.880 |
38 ANNI | 326.040 |
40 ANNI | 343.200 |
Consideriamo adesso che il pensionamento avvenga a 67 anni, quindi con un coefficiente di trasformazione del 5,723%. Ecco a quanto ammonterebbe la pensione annua e mensile (lorda).
ANNI DI LAVORO | MONTANTE CONTRIBUTIVO | PENSIONE ANNUA LORDA | PENSIONE MENSILE LORDA |
---|---|---|---|
20 ANNI | 171.600 | 9820,67 | 755,44 |
22 ANNI | 188.760 | 10802,73 | 830,98 |
24 ANNI | 205.920 | 11784,80 | 906,52 |
26 ANNI | 223.080 | 12766,87 | 982,07 |
28 ANNI | 240.240 | 13.748,94 | 1.057,.61 |
30 ANNI | 257400 | 14.731 | 1.133,15 |
32 ANNI | 274.560 | 15.713,07 | 1.208,70 |
34 ANNI | 291.720 | 16.695,14 | 1.284,24 |
36 ANNI | 308.880 | 17.677,20 | 1.359,78 |
38 ANNI | 326.040 | 18.659,27 | 1.435,33 |
40 ANNI | 343.200 | 19.641,34 | 1.510,87 |
Come possiamo vedere, neppure lavorando 40 anni si arriva a un importo lordo uguale a quello dello stipendio percepito. Ma di netto?
Uno stipendio di 2.500 euro, considerando contributi e imposte, solitamente corrisponde a un netto di circa 1.900 euro mensili. È ovvio, quindi, che in nessun caso andando in pensione a 67 anni si riesce a maturare un tale importo, visto che nella migliore delle ipotesi con 40 anni di lavoro si arriva a una pensione netta di circa 1.370 euro.
E questa differenza si nota indipendentemente da quella che è la retribuzione percepita: in tutti quei casi in cui la carriera è stata caratterizzata da una crescita costante dello stipendio, è molto complicato che si arrivi a prendere di pensione quanto veniva percepito come ultima retribuzione.
Per aumentare l’importo semmai bisognerebbe ritardare l’accesso alla pensione. Ad esempio, andandoci a 70 anni con un coefficiente di trasformazione del 6,395%, gli importi percepiti sarebbero i seguenti:
ANNI DI LAVORO | MONTANTE CONTRIBUTIVO | PENSIONE ANNUA LORDA | PENSIONE MENSILE LORDA |
---|---|---|---|
20 ANNI | 171.600 | 10.973,82 | 844,14 |
22 ANNI | 188.760 | 12.071,20 | 928,55 |
24 ANNI | 205.920 | 13.168,58 | 1.012,97 |
26 ANNI | 223.080 | 14.265,97 | 1.097,38 |
28 ANNI | 240.240 | 15.363,35 | 1.181,80 |
30 ANNI | 257.400 | 16.460,73 | 1.266,21 |
32 ANNI | 274.560 | 17.558-11 | 1.350,62 |
34 ANNI | 291.720 | 18.655-49 | 1.435,04 |
36 ANNI | 308.880 | 19.752-88 | 1.519,45 |
38 ANNI | 326.040 | 20.850,26 | 1.603,87 |
40 ANNI | 343.200 | 21.947,64 | 1.688,28 |
Anche in questo caso però non si arriva comunque a una pensione netta di 1.900 euro, poiché nella migliore delle ipotesi ne spettano circa 1.450 euro. Sono 500 euro in meno al mese, una cifra considerevole.
Cosa significa tutto ciò? Semplicemente che quando la pensione viene calcolata interamente con il sistema contributivo - e con l’avanzare degli anni sarà così per un numero maggiore di persone - raramente l’importo è uguale a quello dell’ultimo stipendio, a meno che per tutta la carriera non si sia percepito uno stipendio più o meno costante (per quanto è raro che succeda).
Bisogna prenderne atto e pensare alle contromisure, ad esempio iniziando fin da subito a valutare l’adesione a un fondo per la pensione complementare in modo da integrare la pensione che verrà liquidata dall’Inps così da assicurarsi che tra l’ultimo stipendio e la pensione non ci sia chissà quale differenza.
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