Pensioni, nuovi e importanti vantaggi per lavoratori e lavoratrici genitori: aumentano i contributi figurativi riconosciuti nei periodi di astensione (obbligatoria o facoltativa) dal lavoro.
Ci sono importanti novità per papà e mamme lavoratori e lavoratrici dipendenti: come annunciato dall’Inps con il messaggio n. 1215 del 2023, infatti, cambia il criterio con cui vengono calcolati i contributi riconosciuti nei periodi di congedo di maternità, paternità e parentale.
Recependo le indicazioni fornite dal ministero del Lavoro, infatti, l’Inps ha stabilito che nei periodi di congedo di maternità e paternità non si applica più il meccanismo della contrazione, ossia la disciplina secondo cui l’accredito dei contributi debba essere proporzionato in funzione del cosiddetto minimale retributivo.
Questa novità comporterà un vantaggio per tutti quei lavoratori e lavoratrici che avendo una retribuzione imponibile inferiore al minimale si sono visti riconoscere un numero di settimane contributive inferiori a quelle effettivamente lavorate.
A tal proposito, vediamo a chi riferisce questa novità e quali sono le conseguenze per la pensione futura.
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Quali sono i periodi interessati
La novità annunciata dall’Inps con il messaggio n. 1215 del 2023 riguarda tutti i periodi di astensione dal lavoro per ragioni legati alla maternità o alla paternità.
Quindi, vale tanto per il congedo di maternità - compresi i casi in cui venga fruito dal padre - che per il nuovo congedo di paternità di 10 giorni. E ancora, riguarda anche i periodi di astensione facoltativa, quelli goduti - in alternanza tra padre e madre - a titolo di congedo parentale.
Quel che è importante sottolineare è che tale novità riguarda tanto i congedi fruiti in costanza di rapporto di lavoro che al di fuori dello stesso. Non si tiene conto neppure della collocazione temporale (quindi vale anche per i periodi antecedenti all’entrata in vigore del Testo unico di maternità e paternità, approvato nel 2001).
Come funziona oggi il riconoscimento dei contributi
Non sempre un anno di lavoro equivale a un anno di contributi. Nel caso dei lavoratori dipendenti - eccetto che per i lavoratori addetti ai servizi domestici e familiari, come per gli operai agricoli e gli apprendisti - infatti, viene stabilito che il riconoscimento pieno di contributi può avvenire esclusivamente laddove la retribuzione percepita risulti almeno pari a un minimale giornaliero che nel 2023 è fissato a 53,95 euro. Per chi guadagna di meno opera il meccanismo della cosiddetta contrazione, in quanto il numero di contributi da riconoscere per un determinato periodo viene proporzionato alla retribuzione percepita.
Per questo motivo, ad esempio, è molto frequente che nei periodi di part-time gli anni di contributi maturati risultino inferiori rispetto alla durata del rapporto di lavoro.
Niente contrazione nei periodi di maternità e paternità
Come spiegato dal ministero del Lavoro, e recepito dall’Inps, il meccanismo della contrazione non si applica di principio per tutti gli eventi di maternità e paternità per i quali vi è il riconoscimento di contribuzione figurativa. Come spiegato dall’Inps, infatti, tale esclusione avviene “in coerenza con il valore riconosciuto a livello costituzionale alla maternità e con il sistema rafforzato di tutela approntato dal legislatore per garantire alla maternità e alla paternità idonea protezione, non possono trovare applicazione altre disposizioni che limitino o riducano l’accredito figurativo”.
Quali vantaggi?
A beneficiare della suddetta novità sono tutti quei lavoratori soggetti a contrazione dei contributi, ossia chi guadagna meno del minimale contributivo.
Se fino a oggi tale meccanismo è stato applicato anche per i periodi di maternità e paternità, infatti, d’ora in avanti non sarà più così: ne dipenderà che perlomeno durante il congedo di maternità, paternità e parentale verrà versata tanta contribuzione figurativa quanto è il periodo di assenza.
Pensiamo ad esempio a una lavoratrice in congedo di maternità obbligatorio: questa avrà diritto a 5 mesi di contribuzione figurativa, indipendentemente dalla retribuzione percepita.
Il che avrà benefici per l’intera posizione previdenziale dell’interessato: un aumento dei contributi, infatti, consentirà di andare in pensione in anticipo, nonché di aumentare l’importo futuro dell’assegno.
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