I prezzi delle materie prime impattano sull’inflazione. Per questo, gli investitori osservano queste 5 commodity pronte a balzare e ad avere effetti sul mercato.
Le materie prime sono protagoniste dei mercati nell’attuale contesto finanziario globale. Dal cacao allo zinco, l’ampiezza del rally delle commodities risulta tra il più ampio degli ultimi due anni.
Petrolio, gas, metalli e risorse agricole continuano a oscillare con picchi al rialzo spinti da incertezze geopolitiche, tensioni commerciali, eventi meteorologici estremi, politiche protezionistiche, rimodulazione delle catene di approvvigionamento mondiali.
Quest’anno in particolare secondo gli analisti si è assistito a una serie continua di impennate dei prezzi delle materie prime grazie a vincoli di offerta, all’aumento della domanda e persino ad alcune attività speculative.
Stando ai calcoli di Bloomberg, il numero delle 34 materie prime del Bloomberg Commodity Index con rendimenti totali di almeno il 25% su tre mesi è al massimo dalla metà del 2022. I materiali che godono di rendimenti così robusti sono il cacao, il rame, il nichel, l’argento, lo stagno e lo zinco. L’aumento relativamente ampio dei metalli industriali è degno di nota e solleva un’altra domanda su quanto favorevoli possano essere le prospettive di inflazione.
1. Gas europeo
I prezzi europei del gas naturale sono saliti sopra la soglia di 34,9 euro per megawattora, avvicinandosi al massimo di cinque mesi di 35,4 euro toccato il 23 maggio, tra le aspettative di una fornitura inferiore a fronte di una forte domanda.
Nuove previsioni anticipano ondate di caldo aggressive nell’estate europea, con temperature elevate previste nel Nord Europa all’inizio di giugno, mentre i meteorologi hanno messo in guardia anche da un caldo eccessivo in Francia e Spagna. Ciò si è aggiunto alle temperature calde in Asia che hanno intensificato la concorrenza nelle offerte per il Gnl nei principali hub, sottolineato da un aumento annuo del 16,7% delle importazioni dal Giappone.
Dal lato dell’offerta, i tribunali stranieri potrebbero dichiarare illegale per l’OMV austriaca pagare il colosso russo del gas Gazprom per le esportazioni di gas, rischiando di bloccare la fornitura di gas russo al Paese. Tuttavia, le ampie riserve nei serbatoi europei e la maggiore capacità nei giacimenti di gas norvegesi hanno evitato uno stato di grave carenza.
2. Petrolio
Mentre l’OPEC si riunirà online il 2 giugno per discutere dei tagli all’offerta, altri fattori, come le tempeste, possono influenzare i mercati del greggio.
Secondo le ultime previsioni della National Oceanic and Atmospheric Administration, la stagione degli uragani nell’Atlantico di quest’anno dovrebbe essere “al di sopra della norma”, con il potenziale per 17-25 tempeste in arrivo da giugno a novembre.
Ciò comporta un rischio maggiore di interruzioni della produzione legate alle condizioni meteorologiche nell’industria statunitense del petrolio e del gas naturale. Gli uragani colpiscono principalmente i mercati petroliferi interrompendo la produzione offshore di petrolio greggio nel Golfo del Messico e le operazioni di raffineria. Le tempeste possono anche ridurre la produzione di gas dalle piattaforme nel golfo.
3. Cobalto
La Cina si sta preparando a raccogliere quest’anno la cifra record di 15.000 tonnellate di cobalto raffinato per le sue riserve statali, con i prezzi del metallo per batterie che languono attorno ai minimi di cinque anni.
Il cobalto, utilizzato nelle batterie dei veicoli elettrici, è tra i metalli considerati “critici” dalle nazioni occidentali che cercano di allentare il dominio della Cina nella catena di approvvigionamento ed evitare carenze future. La Cina rappresenta circa i quattro quinti della raffinazione globale del cobalto. Gli acquisti da parte dell’accumulatore statale cinese possono avere un impatto materiale sui prezzi delle materie prime, il che potrebbe essere notevole per il cobalto, il cui prezzo in calo è dovuto al boom della produzione nella Repubblica Democratica del Congo e in Indonesia.
4. Rame
Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un massiccio rally dei metalli preziosi e di base. Mentre i prezzi del rame si sono moderati nell’ultima settimana, il metallo rosso rimane ancora più alto di quasi il 23% rispetto allo scorso anno riferiscono gli analisti. È importante sottolineare che il rally del rame potrebbe non essere finito e potrebbe esserci ancora il potenziale per ulteriori aumenti dei prezzi.
Attualmente, il mercato del rame sta attraversando uno squilibrio tra domanda e offerta, con una produzione ben al di sotto della domanda. Infatti, secondo il Financial Times, il principale commerciante di materie prime Pierre Andurand prevede che i prezzi del rame si aggireranno intorno ai 40.000 dollari la tonnellata nei prossimi quattro anni. Ciò segue un balzo da circa 7.900 dollari per tonnellata in ottobre al livello attuale di 10.130 dollari per tonnellata.
Secondo Markets Insider, l’offerta mondiale di rame è scesa al livello più basso lo scorso anno e i principali produttori stanno facendo a gara per aumentarla.
5. Energia rinnovabile
La rete elettrica statunitense è pronta a ricevere un grande impulso dalle energie rinnovabili. Secondo le previsioni di BloombergNEF, la capacità di generazione totale della nazione aumenterà dell’80% entro il 2035, trainata in gran parte da quasi 1 terawatt di nuova energia solare ed eolica.
L’aggiunta solare prevista di 737 gigawatt è più di quattro volte la capacità totale installata alla fine dello scorso anno, mentre i 200 gigawatt di nuova energia eolica più che raddoppieranno la capacità delle turbine della nazione.
La proiezione arriva mentre le utility corrono per eliminare il carbonio dalla rete aggiungendo al contempo nuova capacità per soddisfare la crescente domanda di energia da parte delle fabbriche, dell’intelligenza artificiale e dei veicoli elettrici.
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