Sono più di 800 le criptovalute ritenute morte al momento, mentre il sentiment che circonda l’intero settore sembra farsi sempre più nero
Più di 800 criptovalute sono morte. A certificare l’impietoso dato è Dead Coins, sito web che ha tenuto traccia di tutte le valute virtuali che per un motivo o per un altro sono svanite nel nulla e hanno perso completamente valore.
Il mercato delle criptovalute ha goduto di un’attenzione e un interesse senza pari negli ultimi 18 mesi, ma al momento sta attirando attorno a sé sempre maggiore diffidenza, portando molti a fare un parallelo tra il boom che ha interessato il settore a quello che condusse alla bolla delle dot-com nel 2000.
Il paragone, rispolverato di recente anche da Joseph Lubin, co-fondatore della criptovaluta Ethereum, lascia intendere che il sentiment nei confronti dell’intero settore è decisamente ribassista al momento. Tanto che Yoni Assia, Amministratore Delegato di eToro, ha recentemente affermato che il 95% delle criptovalute finirà nel nulla, perché si tratta del finanziamento di start-up.
Come nasce (e muore) una criptovaluta
I token digitali vengono creati tramite un processo noto come Initial Coin Offering (ICO), in cui una start-up può emettere una nuova moneta digitale che gli investitori possono acquistare.
L’investitore non ottiene una partecipazione azionaria nella società ma la criptovaluta oggetto dell’offerta. Entrato in possesso della valuta digitale, l’investitore può decidere di mantenerla nel suo wallet o usarla per comprare prodotti e servizi pensati dall’azienda che ha lanciato la criptovaluta.
Il successo registrato dalle ICO deriva in primis dal fatto che i prezzi delle valute digitali sono molto bassi in fase di emissione e dunque potrebbero offrire grandi ritorni per gli investitori.
Nell’ultimo periodo c’è stata un’evidente esplosione delle ICO, talmente intensa da far parlare persino di “moda delle ICO”. Le società hanno raccolto 3,8 miliardi di dollari tramite ICO nel 2017, nel 2018 secondo CoinSchedule hanno già raggiunto gli 11,9 miliardi di dollari.
Ma centinaia di questi progetti sono morti: perché erano truffe, uno scherzo o perché non si sono concretizzati. Due settimane fa il CEO del Nasdaq, Adena Friedman, ha definito le ICO una minaccia per i piccoli investitori, ricordando che una simile pratica manca completamente di supervisione.
820 crypto morte: c’è ancora futuro per il settore?
Dead Coins ha stilato un elenco di tutte le criptovalute ora inattive, arrivando per il momento a contarne 828. Per finire nella black list i criteri necessari sono l’abbandono del progetto, il sito web in down, la mancanza di nodi attivi, problemi con i wallet, social network silenti, volumi di mercato particolarmente bassi e abbandono da parte degli sviluppatori. Uno solo di questi elementi porta a considerare una moneta digitale morta. Si tratta in tutti i casi di valute che quotano a meno di 1 centesimo.
Anche il Bitcoin ha avuto un anno difficile. Il prezzo della maggiore criptovaluta per capitalizzazione di mercato ha infatti perso circa il 70% dai suoi massimi storici di dicembre 2017, quando scambiava intorno a quota 20.000 dollari.
Il crollo ha fatto emergere il paragone con il netto calo del Nasdaq del 2000 e il fallimento di molte criptovalute è stato paragonato a quello di alcune società durante il boom delle dot-com. Una parte di questo sentiment ribassista è dovuto anche ai recenti attacchi hacker a due exchange nordcoreani.
Le ICO rappresentano investimenti molto rischiosi e dominati dalle truffe. All’inizio di quest’anno, la stampa americana ha riportato la notizia di una frode portata avanti da una finta start-up di nome Giza, che è scappata con 2 milioni di dollari degli investitori. Eppure ci sono ancora molti sostenitori che vedono un futuro per le Initial Coin Offering come alternativa alle IPO e ai fondi di capitale di rischio.
Le valute virtuali sono state sottoposte a molte pressioni, ma resiste ancora la speranza che le autorità di regolamentazione possano vederle con occhio più favorevole e aumentare la partecipazione al mercato. Tra gli ottimisti in tal senso spicca Arthur Hayes, CEO dell’exchange BitMEX, il quale ha dichiarato che il Bitcoin potrebbe salire a 50.000 dollari entro la fine dell’anno.
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