In Italia alcuni cibi, alimenti o preparazioni sono vietati per legge. Si tratta di prodotti potenzialmente nocivi o non etici. Per questo la legge prevede multe anche piuttosto salate.
La maggior parte dei Paesi del mondo regolamenta la produzione e la vendita di alimenti e bevande, al fine di tutelare la salute della popolazione e di impedire pratiche considerate contrarie all’etica o alla morale comune, oppure nocive per l’ambiente e gli animali. Anche in Italia c’è una serie di cibi vietati, che annovera prodotti o preparazioni illegali. La legge vieta di consumarli e condividerli, ma soprattutto di produrli, commerciarli e venderli, tanto che sono previste sanzioni anche pesanti.
La lista non è molto lunga, ma semplicemente perché il diritto alimentare e i regolamenti dell’Unione europea forniscono norme generali a sufficienza per imporre rigidi criteri di igiene, controllo ed etica nel mercato alimentare. Sono quindi relativamente pochi gli alimenti vietati a prescindere, ma spesso risultano del tutto inaspettati, anche perché figura più di un prodotto tipico del territorio italiano e protagonista di alcune tradizioni culinarie.
Pesce palla
Il pesce palla è considerato una prelibatezza in alcune parti del mondo ed è da molti considerato il fiore all’occhiello della gastronomia giapponese. In Italia è vietato dal 1992 per l’alta presenza di tetradotossina, una neurotossina molto potente: un pesce palla potrebbe paralizzare o uccidere rapidamente un adulto.
Questo non significa che i ristoranti nipponici ignorino la tutela dei clienti, perché la cucina del pesce palla è permessa soltanto dopo una particolare preparazione per rendere il veleno inoffensivo ed eliminare la contaminazione, dietro specifica autorizzazione. Il pesce palla può essere cucinato soltanto da chi ne detiene la licenza, attribuita dal ministero della Salute giapponese dopo un complicatissimo test.
Non sono molti i ristoranti ad averla, ma dal 2023 ce n’è uno anche in Italia. Si tratta del ristorante Shiro Porporoya di Milano, unico luogo in Italia in cui si può assaggiare il pesce palla legalmente e in sicurezza.
Sanguinaccio
Il divieto al pesce palla non è rilevante per tanti italiani, in fondo non affini al consumo di questo prodotto. La sensibilità cambia quando si viene al sanguinaccio, una preparazione a base di sangue di maiale, protagonista dell’omonimo dolce campano insieme al cioccolato.
Il sanguinaccio è severamente vietato perché manca dei requisiti di sicurezza igienico-sanitari ed è anzi molto pericoloso, per via della possibilità di trasmettere malattie e della facile deperibilità (non importa se i suini sono di allevamento industriale o del piccolo allevatore). Senza contare che la pratica per la raccolta del sangue non rispetta i criteri etici. La crema al cioccolato che si trova in negozio è quindi priva di sangue, che nessun venditore può proporre.
Casu marzu
Dopo la Campania, anche la Sardegna deve fare i conti con il divieto di mangiare un alimento tipico e senz’altro particolare. Si tratta del Casu marzu, formaggio caprino ottenuto dalla colonizzazione delle larve della mosca Piophila Casadei. L’Unione europea lo ha vietato, descrivendo il formaggio con i vermi come il più pericoloso del mondo a causa dei possibili rischi correlati all’ingestione di larve e della mancata ottemperanza ai requisiti igienico-sanitari.
La Sardegna lo ha però inserito tra i prodotti agroalimentari tradizionali, per ottenere deroghe in tal senso, affidandosi all’Università di Sassari per poterne controllare la produzione ed evitare rischi per la salute.
Foie gras
Un altro alimento che non ci riguarda troppo da vicino, ossia il fegato d’oca o anatra. Il foie gras è stato vietato nella maggior parte dell’Unione europea non perché nocivo, ma per via del metodo di produzione decisamente contrario al benessere degli animali, basato sull’alimentazione forzata.
Nonostante ciò, l’Italia ne vieta soltanto la produzione, ma ammette per il momento l’importazione e il commercio. Non si possono trovare allevatori di foie gras in Italia, né prodotti a chilometro zero, ma i supermercati e ristoranti possono comunque venderlo, anche se la pratica è fortemente in disuso.
Datteri di mare
I datteri di mare sono molluschi simili alle cozze, il cui consumo è ormai vietato da lungo tempo in tutti i Paesi europei. Questo perché per raccoglierli si distruggono i litorali marini, danneggiando inevitabilmente la biodiversità.
Uccellini di cacciagione
Dal 2014 è vietato catturare, mangiare e vendere (vivi o morti) i cosiddetti uccelli dal becco gentile, ovvero allodole, tordi, fringuelli e beccafichi. Tradizionalmente questi uccellini di cacciagione venivano utilizzati nella ricetta bresciana polenta e osei (polenta e uccelli); ma le particolari pratiche per cacciarli e la tutela di queste specie hanno portato al divieto.
Altri divieti?
Non esistono divieti specifici che riguardano alimenti diversi da questi, dato che tutte le altre prescrizioni sono perfettamente ricavabili da altre norme senza possibili dubbi. Per esempio, è vietato mangiare la carne di cane e gatto per via delle norme a tutela degli animali domestici e dell’assenza di prescrizioni sulla macellazione, così come le carni di animali protetti.
Non ci sono divieti nemmeno sulle pietanze a base di insetti, purché preventivamente autorizzate dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e debitamente segnalati sulla confezione o sul menù.
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Cosa si rischia?
Consumare gli alimenti citati ha un elevato rischio per la salute, data la mancanza di controllo, e incrementa il loro commercio illegale. Venderli, però, è sanzionato duramente, con multe che arrivano sino a superare 50.000 euro a seconda del tipo di violazione, secondo un complesso schema di sanzioni e la somma delle violazioni poste in essere. La sola vendita senza licenza è infatti punita con la multa da 2.500 a 15.000 euro. Senza contare la possibile contestazione di reati, in particolar modo se chi consuma gli alimenti riporta danni alla salute.
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