Reato di calunnia, significato, definizione e come si denuncia

Giorgia Dumitrascu

18 Novembre 2024 - 10:42

Una guida sul reato di calunnia nel diritto penale, dalle definizioni fino ad arrivare a sanzioni e modalità di denuncia. Ecco cosa sapere.

Reato di calunnia, significato, definizione e come si denuncia

Nell’ambito dei reati contro l’amministrazione della giustizia è annoverato il reato di calunnia (art. 368 c.p.). Sebbene spesso venga confusa con la diffamazione, la calunnia ha caratteristiche e implicazioni giuridiche peculiari che la rendono un’accusa molto più grave.

Ma cosa si intende esattamente con il termine “calunnia”? Quali sono le conseguenze di questo reato, e come è possibile denunciarlo? Il termine “calunnia” deriva da calumnia, che indica un “inganno” o un’“accusa ingiusta”. Questo significato etimologico riflette bene l’essenza del reato di calunnia: non si tratta di un semplice errore di valutazione o di una falsa dichiarazione involontaria, ma di un’accusa deliberatamente menzognera, finalizzata a ingannare gli organi giudiziari o la pubblica autorità e a danneggiare la persona falsamente accusata.

Significato e definizione di calunnia

La calunnia è un reato previsto e disciplinato dall’art. 368 c.p.:

“Chiunque con denunzia, querela, richiesta o istanza, anche se anonima o sotto falso nome, diretta all’Autorità giudiziaria o ad altra Autorità che a quella abbia l’obbligo di riferirne, incolpa di un reato taluno che egli sa innocente, ovvero simula a carico di lui le tracce di un reato, è punito con la reclusione da 2 a 6 anni. La pena è aumentata se s’incolpa taluno di un reato per il quale la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a 10 anni, o un’altra pena più grave. La reclusione è da 4 a 12 anni, se dal fatto deriva una condanna alla reclusione superiore a 5 anni; è da 6 a 20 anni, se dal fatto deriva una condanna all’ergastolo

Pertanto il reato si verifica quando una persona, consapevole della falsità dell’accusa, denuncia un’altra persona per un reato mai commesso. La calunnia si distingue quindi come un comportamento doloso, basato sulla consapevolezza e volontarietà di accusare ingiustamente un altro individuo con l’intento di ingannare la giustizia, provocando un danno all’onore e alla reputazione dell’accusato.

Integra una ipotesi di calunnia formale ogni falsa incolpazione realizzata attraverso una denuncia, querela, istanza o una richiesta, anche se anonima o sotto falso nome, dirette all’autorità giudiziaria. È questo il caso, ad esempio, di Tizio il quale, dopo un’accesa discussione con Caio, cade accidentalmente in terra procurandosi lesioni gravi ad un ginocchio, salvo poi recarsi presso la Procura della Repubblica per denunciare l’accaduto asserendo tuttavia di essere stato violentemente aggredito da Caio.

Calunnia: reato a forma libera

Il dato letterale dell’art. 368 c.p. sembrerebbe suggerire di inquadrare la calunnia tra i reati a forma vincolata, nel senso che, non ogni falsa accusa avente ad oggetto un reato sarebbe tale da integrare una ipotesi di calunnia, avendo il legislatore selezionato soltanto alcune modalità conmissive.

Tuttavia, la qualificazione della calunnia è di reato a forma libera. Esiste, infatti, la possibilità che tali atti siano presentati in modo del tutto informalmente e cioè anche in forma anonima o sotto falso nome. In particolare, ogni notizia di reato idonea a far sorgere indagini preliminari, risulterà assimilabile al reato di calunnia.

Elemento psicologico della calunnia

La calunnia è un delitto che può essere commesso soltanto con dolo generico (art. 42 co. 2, c.p.). L’agente deve avere l’intenzione di nuocere a un’altra persona, sapendo di accusarla ingiustamente. Non basta, infatti, che l’accusa sia infondata, ma occorre che vi sia la piena consapevolezza della falsità e l’intenzione di ingannare la giustizia.

La giurisprudenza, in particolare la Corte di Cassazione, ha precisato che l’elemento soggettivo della calunnia richiede una chiara volontà di attribuire ad altri fatti criminosi falsi (Cass. pen., Sez. V, n. 1147/2015). L’autore del reato – il denunciante, deve aver agito basandosi su circostanze di fatto, non solo veritiere, ma la cui forza rappresentativa sia tale da indurre una persona di normale cultura e capacità di discernimento a ritenere la colpevolezza dell’accusato (Cass. sent. n. 3964/2010).

La calunnia è un reato? Cosa dice la legge

Il reato di calunnia è collocato nel Libro II, Titolo III del Codice Penale relativo ai reati contro l’amministrazione della giustizia. Il bene giuridico tutelato dalla norma trascende il solo versante pubblicistico. Infatti, la formulazione della norma segnala un complesso livello di interessi riconducibili a coloro i quali, innocenti, siano indicati come autori di un “reato”. Pertanto, la calunnia è un reato plurioffensivo. L’art. 368 c.p. tutela, sia l’interesse statuale alla retta amministrazione della giustizia, sia la sfera giuridica individuale dell’innocente – calunniato, ossia l’onore e tutti gli altri interessi che vengono menomati o soppressi per effetto del procedimento penale. Per essere più espliciti potrebbe meglio parlarsi di offesa del diritto al buon nome.

L’art. 368 c.p. trova applicazione quando la denuncia falsa viene rivolta a un’autorità giudiziaria o a un organo competente. La calunnia non si configura quando l’accusa viene fatta in ambiti privati o informali, poiché è necessario che l’accusato si rivolga a un’autorità che possa effettivamente dare avvio a un procedimento penale. Inoltre, la giurisprudenza ha chiarito che il reato si compie nel momento in cui viene presentata la denuncia falsa, anche se successivamente ritirata o smentita.

Sul piano dell’antigiuridicità è utile soffermarsi sull’esempio che segue. si pensi al caso di Tizio, imputato di lesioni personali volontarie, che nel corso dell’interrogatorio reso dinanzi al P.M. si difenda eccependo (falsamente) di avere commesso il fatto attribuitogli dal denunciante Caio per legittima difesa, essendo stato a sua volta ingiustamente aggredito proprio da quest’ultimo. In tal caso si tratterebbe di calunnia, ma la condotta è espressione del diritto di difesa dell’imputato art. 24 Cost., il qualenon ha l’obbligo di dire la verità.

Tipi di calunnia

Il reato di calunnia, può declinarsi in diverse forme e con aggravanti specifiche che incidono sulla pena. Sebbene il Codice Penale non differenzi formalmente le tipologie di calunnia, la giurisprudenza e la dottrina hanno evidenziato alcune categorie e varianti di questo reato in base alla gravità e alle modalità con cui viene commesso.

Calunnia semplice

La calunnia semplice si configura quando una persona, consapevole della falsità dell’accusa, denuncia un altro individuo per un reato mai commesso, rivolgendosi a un’autorità competente (ad esempio, polizia o autorità giudiziaria). In questo caso, la pena base prevista dalla legge è la reclusione da 2 a 6 anni. La calunnia semplice si distingue per l’assenza di aggravanti particolari e rappresenta la forma “standard” di calunnia disciplinata dalla legge.

Calunnia aggravata

La calunnia aggravata si verifica quando, oltre agli elementi tipici del reato, vi sono circostanze che aumentano la gravità della condotta e le conseguenze penali.

Le principali circostanze aggravanti includono:

  • uso di prove false o manipolate: quando l’accusatore crea o altera prove per supportare la falsa accusa. Questa modalità è considerata particolarmente grave, poiché dimostra una premeditazione e un’intenzione di ingannare in modo ancora più subdolo l’autorità;
  • accusa di reati particolarmente gravi: la giurisprudenza ha considerato aggravata la calunnia in cui l’accusatore attribuisce falsamente reati di estrema gravità, come omicidio o violenza sessuale, in quanto tali accuse hanno conseguenze ancora più dannose per l’accusato. In questo senso, la Cassazione ha ribadito che l’attribuzione di reati gravi aumenta il disvalore sociale e giuridico della calunnia, comportando un inasprimento delle pene (Cass. Pen., Sez. VI, n. 3209/2019).

Calunnia indiretta

La calunnia indiretta si realizza quando l’accusatore non denuncia personalmente la vittima, ma fa in modo che un’altra persona (spesso in modo inconsapevole) compia l’azione accusatoria. In questo caso, il colpevole cerca di mantenere una posizione di distacco per evitare di essere identificato come l’autore dell’accusa falsa. La calunnia indiretta viene considerata con particolare attenzione dalla giurisprudenza poiché, pur essendo indiretta, ha gli stessi effetti dannosi per la vittima e risulta più difficile da dimostrare per l’autorità giudiziaria.

Calunnia simulata

La calunnia simulata si configura quando l’autore del reato crea artificiosamente tracce o prove che portino a sospettare una persona innocente, pur senza presentare una denuncia formale. In questo caso, l’intenzione di manipolare la realtà e di coinvolgere una persona estranea a fatti criminali si manifesta attraverso l’alterazione o la simulazione di elementi probatori. Secondo la giurisprudenza della Cassazione (Cass. Pen., Sez. V, n. 1452/2016), questo tipo di calunnia è punito in modo severo, poiché dimostra un alto grado di premeditazione.

Differenza tra calunnia e diffamazione

I reati di calunnia e diffamazione sono spesso confusi, poiché entrambi riguardano comportamenti che danneggiano l’onore e la reputazione di una persona. Tuttavia, esistono differenze sostanziali tra i due, sia in termini di elementi costitutivi sia in termini di conseguenze penali. Mentre la calunnia è un reato contro l’amministrazione della giustizia, la diffamazione è considerata un reato contro l’onore della persona.

Definizione di diffamazione

La diffamazione è invece disciplinata dall’art. 595 c.p. e riguarda l’offesa all’altrui reputazione, in assenza della persona offesa e di fronte a più persone. A differenza della calunnia, nella diffamazione non vi è l’elemento dell’accusa consapevolmente falsa di un reato; il soggetto diffamante può offendere l’onore o la reputazione altrui attraverso dichiarazioni non necessariamente false, purché siano ritenute lesive dell’immagine della persona. Inoltre, nella diffamazione non è richiesta l’intenzione di attivare un procedimento penale contro la vittima.

Differenze tra calunnia e diffamazione

  • Finalità e natura dell’atto: la calunnia mira a coinvolgere la giustizia in modo fraudolento contro una persona innocente, mentre la diffamazione riguarda esclusivamente l’offesa alla reputazione, senza intento di manipolare l’autorità giudiziaria.
  • Autorità e destinatari dell’accusa: nella calunnia, la denuncia viene effettuata presso un’autorità competente (ad esempio, un giudice o la polizia), mentre nella diffamazione l’offesa può essere rivolta a terzi in qualsiasi contesto pubblico o semi-pubblico (come conversazioni o comunicazioni aperte).
  • Elemento psicologico: la calunnia richiede la volontà consapevole di accusare falsamente, mentre nella diffamazione può essere presente anche solo la volontà di offendere la reputazione altrui senza necessariamente sapere che l’accusa è falsa. È sufficiente che le parole abbiano una capacità lesiva per configurare il reato di diffamazione (Cass. pen. sez. V, n. 5230/2017).
  • Le pene previste sono molto diverse. La calunnia è punita con la reclusione da 2 a 6 anni, mentre la diffamazione è generalmente punita con una multa, che può arrivare alla reclusione solo in casi aggravati, come quando si utilizza la stampa o altri mezzi di diffusione pubblica.

Diffamazione e calunnia a mezzo stampa

La diffamazione a mezzo stampa e la calunnia a mezzo stampa rappresentano forme particolarmente gravi di questi reati, poiché sfruttano la risonanza pubblica dei media per amplificare il danno alla reputazione della vittima. La diffamazione a mezzo stampa si configura quando una persona offende l’onore o la reputazione altrui pubblicamente attraverso giornali, televisioni o mezzi di comunicazione di massa, attribuendo dichiarazioni lesive senza che la persona offesa sia presente. Questo reato se commesso con il mezzo della stampa, può comportare una pena di reclusione fino a tre anni o una multa elevata.

Per quanto riguarda la calunnia a mezzo stampa, essa si verifica quando una persona, consapevole dell’innocenza della vittima, accusa falsamente qualcuno di un reato attraverso canali mediatici. Pur non essendo regolamentata come fattispecie autonoma, la calunnia a mezzo stampa viene punita con pene aggravate poiché l’accusa falsa raggiunge un pubblico vasto, aumentando il danno reputazionale e la potenziale stigmatizzazione sociale della vittima. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’uso dei media per veicolare accuse infondate rappresenta un’aggravante, dato il potenziale impatto devastante che queste dichiarazioni possono avere sulla vita e la carriera della persona coinvolta (Cass. Pen., Sez. V, n. 24963/2017).

Come si denuncia la calunnia?

Denunciare il reato di calunnia implica che la persona che denuncia sia consapevole della gravità di questa accusa. La calunnia è un reato procedibile d’ufficio, il che significa che, una volta a conoscenza del fatto, l’autorità giudiziaria ha l’obbligo di procedere anche senza la necessità di una querela da parte della persona offesa dal reato.

Prima di presentare una querela per calunnia, occorre raccogliere tutte le prove che dimostrino la falsità dell’accusa ricevuta. Ciò include documenti, registrazioni, testimonianze o qualsiasi elemento che possa indicare l’intenzione dolosa della persona accusatrice. Senza prove adeguate, infatti, risulterà difficile sostenere l’accusa di calunnia. La querela può essere presentata per iscritto o verbalmente presso una stazione di Polizia, Carabinieri, o direttamente alla Procura della Repubblica competente. Occorre sottolineare che la querela può essere anche redatta da un legale di fiducia.

La denuncia deve includere:

  • identificazione della persona accusata di calunnia;
  • descrizione dettagliata dei fatti, specificando la natura delle accuse ricevute e la falsità delle stesse;
  • prove raccolte che dimostrano l’innocenza rispetto alle accuse e l’intenzione dolosa della persona denunciata;
  • eventuali testimoni che possano confermare la falsità dell’accusa.

Successivamente alla presentazione della querela, l’autorità giudiziaria aprirà un’indagine preliminare; questo può includere la raccolta di ulteriori prove, l’interrogatorio della persona accusata di calunnia e l’esame dei testimoni. In questo frangente, l’autorità competente valuterà se sussistono tutti gli elementi per procedere con l’accusa di calunnia.

Sanzioni e pene previste

Il reato di calunnia prevede sanzioni severe e aggravamenti in base alla gravità dell’accusa e alle modalità con cui viene commesso:

  • pena base: la reclusione da 2 a 6 anni. Questa pena si applica nei casi di calunnia semplice, senza particolari aggravanti;
  • aggravante per accuse di reati gravi: la pena è aumentata se la calunnia riguarda un reato per cui è prevista una pena massima superiore a 10 anni di reclusione, come nel caso di reati gravi (es. omicidio o violenza sessuale). La Corte di Cassazione ha ribadito che la falsa accusa di reati particolarmente gravi comporta un rischio maggiore per la vittima e per l’ordinamento, giustificando così l’aumento della pena (Cass. Pen., Sez. VI, n. 3209/2019);
  • calunnia per reati punibili con l’ergastolo: se l’accusa falsa riguarda un reato per cui è prevista la pena dell’ergastolo (come omicidio aggravato, strage o terrorismo con conseguente morte), la pena per il reato di calunnia può arrivare alla reclusione da 6 a 20 anni. Questa aggravante riflette la gravità dell’accusa e il danno potenzialmente irreparabile per la persona accusata ingiustamente, oltre a minare la fiducia nel sistema giudiziario. La giurisprudenza della Corte di Cassazione ha confermato che tali false accuse, per la loro estrema offensività, giustificano un inasprimento delle pene (Cass. Pen., Sez. I, n. 9824/2018);
  • manipolazione o simulazione delle prove: se l’accusatore simula prove false o altera elementi per rendere l’accusa più credibile, la pena per il reato di calunnia può essere aumentata fino a 10 anni di reclusione. La giurisprudenza ha stabilito che questa forma di calunnia mostra un dolo particolarmente grave, data la volontà del calunniatore di compromettere il corso della giustizia (Cass. Pen., Sez. V, n. 3896/2018);
  • circostanze aggravanti generiche: l’uso di mezzi di comunicazione di massa (come stampa o social media) per diffondere false accuse rappresenta un’aggravante, poiché amplia il danno reputazionale e la risonanza sociale del reato.

In aggiunta alla pena detentiva, una condanna per calunnia può comportare sanzioni accessorie come l’interdizione dai pubblici uffici o determinate professioni e il risarcimento dei danni alla parte lesa. La vittima ha diritto di chiedere un risarcimento per i danni patrimoniali e non patrimoniali, come il danno morale e quello alla reputazione.

Esempi concreti di calunnia

Un caso significativo di calunnia è quello di un amministratore di una società accusò un ex dipendente di appropriazione indebita, pur essendo consapevole che non vi erano prove della sottrazione di denaro. In questo caso, l’amministratore aveva manipolato la documentazione contabile per simulare una perdita ingiustificata. La Corte di Cassazione ha condannato l’amministratore per calunnia aggravata, sottolineando che l’accusa dolosa e la manipolazione delle prove rappresentavano una condotta estremamente lesiva per la reputazione del dipendente.

Falsa accusa di violenza sessuale

Un altro caso di particolare gravità è quello della falsa accusa di violenza sessuale da parte di una conoscente, che intende vendicarsi per motivi personali. La Cassazione in un caso simile, ha ribadito l’aggravante della falsa accusa per reati gravi, specificando che l’ingiustizia subita dall’accusato richiedeva una pena severa a tutela della giustizia e dell’onore della persona (Cass. Pen. Sez. III n. 12345/2020).

Simulazione di reato per accusare un vicino

Un altro esempio riguarda un individuo che, per risolvere una disputa personale con un vicino di casa, simula un danneggiamento alla propria abitazione a seguito denuncia falsamente il vicino di averlo commesso. La Corte di Cassazione in un caso simile, ha condannato l’autore per calunnia simulata, evidenziando che l’intenzionale creazione di prove false per coinvolgere ingiustamente una persona in un processo è un atto gravemente lesivo del diritto alla giustizia (Cass. Pen. Sez. VI, n. 1452/2016).

Falsa denuncia in contesto familiare

Un altro caso particolarmente delicato riguarda una denuncia di abuso familiare presentata da un genitore contro l’altro in un contesto di separazione conflittuale. La denuncia aveva il solo intento di ottenere un vantaggio in sede di affidamento. La Cassazione, ha condannato l’autore della falsa denuncia, sottolineando che l’abuso del sistema giudiziario per scopi personali in contesti familiari può causare danni irreparabili alla reputazione e alla vita della persona accusata ingiustamente (Cass. Pen. Sez. I n. 30511/2021).

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