La regola del 7-38-55 per sviluppare l’intelligenza emotiva, ecco come funziona

Giorgia Bonamoneta

30 Marzo 2024 - 19:49

Che cos’è la famosa regola del 7-38-55? Ecco la spiegazione della teoria dello psicologo americano Albert Mehrabian sulla comunicazione non verbale.

La regola del 7-38-55 per sviluppare l’intelligenza emotiva, ecco come funziona

Ha trovato successo, per quasi 60 anni, la regola 7-38-55. Tale regola prende avvio da un più complesso modello, ovvero dalla teoria proposta dallo psicologo Albert Mehrabian sulla ricerca in merito alla comunicazione non verbale.

La regola del 7-38-55 ne semplifica la portata ed è diventata, ben presto, la base di diversi corsi promossi da life coach e simili. Attenzione quindi a prendere la regola del 7-38-55 come modello senza conoscere la ricerca condotta da Mehrabian.

Se compresa, la teoria permette di sviluppare una delle intelligenze riconosciute, ovvero quella emotiva. Di cosa si tratta quindi?

Che cosa afferma il modello di Mehrabian?

Il professore Albert Mehrabian, psicologo statunitense, ha condotto diverse ricerche in merito alla comunicazione, sia verbale che non verbale. Il suo studio più famoso è proprio quello che sembra stabilire una regola, la tanto discussa regola del 7-38-55. La semplificazione di questa regola parte dal voler determinare l’importanza dei diversi aspetti della comunicazione. Non è stata studiata durante colloqui di lavoro o per le trattative di affari e gli utilizzi in tal senso sono spiegati principalmente da siti internet che vogliono vendere un’idea: i trucchi per i business man.

No, quello che ha cercato di spiegare lo psicologo è stato che in determinate condizioni i sentimenti e gli atteggiamenti contino più delle parole. In altre parole: Mehrabian dimostrò una banalità, ovvero che (per esempio) dire “Sto bene” conta meno della comunicazione non verbale data dalla postura sofferente e dal tono di voce soffocato. Scontato forse, ma da dimostrare scientificamente. 


Quanto contano le parole nella comunicazione?

La ricerca di Mehrabian è piuttosto complessa, ma in sostanza suggerisce che ci sono tre componenti di un messaggio:

  • parole (contenuto verbale - 7%)
  • tono di voce (aspetto vocale - 38%)
  • linguaggio del corpo (ingrediente non verbale - 55%)

Questi concorrono alla diffusione del messaggio, ma in che quantità non è sempre facile da stabilire. I risultati dello psicologo hanno suggerito che, in determinate situazioni, il significato emotivo e attitudinale di un messaggio può essere trasmesso prima di tutto attraverso il linguaggio del corpo e in forma ridotta dal tono di voce, mentre le parole stesse possono giocare un ruolo meno significativo o addirittura tirare il senso della comunicazione nel verso opposto, come nel caso di “Sto bene” quando non è vero.

Attenzione però a scambiare la regola del 7-38-55 per verità assoluta. Il modello di Mehrabian non si applica universalmente a tutte le forme di comunicazione e non dovrebbe essere interpretato come una regola fissa. La sua ricerca si è concentrata principalmente sulla comunicazione di stati emotivi e attitudinali in contesti specifici, e non è sempre applicabile a tutti i tipi di interazione comunicativa.

Quali sono le regole del linguaggio non verbale?

Ci sono quindi delle regole o degli aspetti che normano la comunicazione non verbale? Si potrebbe discutere di tutte quelle modalità di mandare un messaggio che non hanno a che fare con la voce. Non solo il modo di presentarsi, gli abiti, l’espressione sul visto e i gesti delle mani, ma anche posture, sguardi e impostazione dei silenzi.

Non esistono però delle regole vere e proprie, quanto più una serie di caratteristiche dettate dal contesto personale e sociale. In senso più ampio infatti anche presentarsi con un’automobile dice molto di una persona rispetto a chi usa la bici, senza contare il colore dell’auto, il modello, la pulizia o la sporcizia di questa.

La comunicazione non verbale è alla base della comunicazione umana e apprenderne i segreti, imparare a cogliere i non-detti può concorrere a migliorare o sviluppare la propria intelligenza emotiva. Esistono molti modi per farlo, ma forse l’unica regola d’oro è quella di osservare, ascoltare e quindi farsi empatici nei confronti degli altri.

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