Riforma delle pensioni e reddito di cittadinanza: alla Camera posta la fiducia sul decreto 4/2019, lo stesso dovrebbe accadere al Senato. Entro il 29 marzo ci dovrà essere la conversione in Legge.
La riforma delle pensioni è pronta per diventare legge: secondo le ultime notizie che arrivano dalla Camera dei Deputati, infatti, il Governo ha deciso di porre la fiducia sul decreto 4/2019, nel quale sono disciplinate Quota 100 e reddito di cittadinanza.
Lo stesso poi dovrebbe essere fatto una volta che la riforma tornerà al Senato per la seconda lettura, così da velocizzare i tempi per la conversione in Legge del decreto 4/2019 che dovrà essere completata entro il 29 marzo.
Ad annunciare che sulla riforma delle pensioni e sul reddito di cittadinanza sarà posta la fiducia è stato Riccardo Fraccaro, ministro per i Rapporti con il Parlamento; poco prima dell’annuncio, però, Forza Italia e Partito Democratico hanno abbandonato i lavori delle commissioni parlamentari riunite, lamentandosi per il poco tempo a disposizione per analizzare gli emendamenti approvati in commissione (15 in tutto) e per il fatto che “le relatrici non sanno neanche spiegare gli emendamenti che hanno firmato”.
Nonostante le polemiche, l’iter legislativo della riforma delle pensioni e del reddito di cittadinanza va avanti con la conversione del testo del decreto 4/2019 in legge che avverrà sicuramente prima della scadenza; nel frattempo il Governo è entusiasta per i risultati che le due misure stanno ottenendo, con Quota 100 che ha sforato le 95mila domande mentre per il reddito di cittadinanza sono state raggiunte le 600mila istanze.
Dall’esame in Parlamento ne risulta quindi una riforma delle pensioni leggermente differente da quella prevista dal decreto legge approvato nei mesi scorsi dal Governo, ma senza alcun stravolgimento: gli emendamenti approvati, infatti, non cambiano il funzionamento di Quota 100, né del reddito di cittadinanza, andando però a correggere alcuni punti previsti dal decreto.
Ecco qual è il risultato finale in base agli emendamenti approvati alla Camera e al Senato.
Riforma pensioni: cosa è cambiato con il passaggio in Parlamento
Partiamo con l’analizzare quanto è cambiato con l’approvazione al Senato; qui in ambito previdenziale è stato approvato un emendamento che allunga di cinque anni il limite previsto per la rateizzazione dell’onere da pagare per aderire alla pace contributiva. Per riscattare i periodi di vacanza contributiva tra un periodo lavorato e un altro, quindi, si potrà pagare quanto dovuto fino ad un massimo di 120 rate.
Lato dipendenti pubblici, invece, è stato innalzato il limite dell’anticipo del TFS/TFR: rispetto al progetto originario, nel quale era previsto un importo massimo di 30.000€, si è arrivati a 45.000€. Viene inoltre specificato che questo strumento potrà essere richiesto anche da coloro che hanno cessato il servizio prima del 29 gennaio 2019, data in cui il decreto 4/2019 è entrato in vigore.
Tolto un emendamento che sospende l’erogazione della pensione per i condannati per reati di associazione mafiosa e terrorismo, non ci sono altre novità rilevanti in ambito previdenziale.
Alla Camera, invece, è stato esteso il riscatto della laurea agevolato a tutti coloro che hanno maturato un’anzianità contributiva successivamente al 1° gennaio 1996, eliminando quindi il limite anagrafico di 45 anni.
A fare notizia, semmai, sono gli emendamenti che tra Senato e Camera non sono stati approvati: non ci sarà quindi alcuna nona salvaguardia per gli ultimi esodati della Legge Fornero, mentre Opzione Donna resta limitata a coloro che ne hanno raggiunto i requisiti entro il 31 dicembre 2018. Nulla da fare neppure per coloro che speravano nell’estensione per un altro anno di Ape Sociale, in scadenza il 31 dicembre prossimo.
Reddito di cittadinanza: cosa è cambiato con il passaggio in Parlamento
Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, invece, al Senato è stato deciso che lo Stato non monitorerà ogni singola spesa effettuata tramite il contributo; inoltre, lato Patto per il Lavoro, è stato introdotto un limite economico sopra il quale l’offerta di lavoro si definisce vantaggiosa, pari ad almeno 858,00€ al mese.
Sono stati introdotti anche dei nuovi paletti contro coloro che divorziano o si separano per finta - abbassando il reddito familiare - così da avere la possibilità di richiedere il RdC: nel dettaglio, il cambio di residenza dovrà essere certificato dal verbale della Polizia Municipale.
Previste poi sanzioni rafforzate per chi fa lavorare in nero un percettore del reddito di cittadinanza. Infine, alla Camera è stato approvato un emendamento che esclude dalla possibilità di fare domanda per RdC/PdC coloro che hanno subito una misura cautelare personale, anche se “adottata all’esito di convalida dell’arresto o del fermo”.
Per il reddito di cittadinanza spettante agli stranieri, invece, viene introdotto il requisito per cui nel computo del patrimonio immobiliare - che ricordiamo non deve essere superiore ai 30.000€, prima casa esclusa - si tiene conto non solo degli immobili posseduti in Italia ma anche all’estero.
© RIPRODUZIONE RISERVATA