Boom di pensioni anticipate nella scuola con una vera e propria fuga di professori. Le domande sarebbero 30mila proprio quando il ministero pensa ai concorsi. Ecco dove ci saranno più posti.
La scuola conosce nel 2023 un boom di pensioni in anticipo degli insegnanti che potrebbero lasciare liberi 30mila posti.
A riportare i dati è Repubblica, che parla di quella che sarebbe una vera e propria fuga dei professori dalla scuola italiana considerata sempre più difficile da gestire a partire dal rapporto con gli alunni, le famiglie e la burocrazia.
Gli insegnanti avrebbero richiesto, entro la scadenza per le domande di pensione del 28 febbraio 2023, di congedarsi dalla scuola anche con il sistema anticipato di Quota 103 introdotto con la Legge di Bilancio 2023.
Gli insegnanti che ne abbiano i requisiti possono andare in pensione il 1° settembre di ogni anno e l’aumento del numero di domande per l’anticipo nel 2023 è legato a Quota 103.
Vediamo dove, secondo quanto anticipato, potrebbero liberarsi più posti nella scuola insieme alle motivazioni che spingono i docenti a lasciare la cattedra con la pensione anticipata.
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Scuola, boom di pensioni in anticipo per 30mila posti: ecco dove
Alle domande di pensione da parte degli insegnanti nelle modalità tradizionali, si aggiunge il nuovo sistema di Quota 103 che fa registrare un +24% rispetto al 2022.
Agli oltre 20mila insegnanti che con le normali regole per la pensione lasceranno i posti liberi nel 2023, si aggiungono le domande con Quota 103. Il nuovo sistema di pensione anticipata ha portato per il mondo della scuola alla presentazione in totale di 30mila domande di pensione.
Ma dove si liberano più posti laddove vi sono moltissimi precari che su posti comuni o di sostegno aspirano al ruolo? La maggior parte dei posti lasciati liberi dagli insegnanti si registrano:
- in Lombardia con 3002 domande;
- in Campania con 2860;
- in Sicilia con 2218;
- nel Lazio con 2195 domande.
Ovviamente si tratta di numeri divisi per diversi ordini e gradi di istruzione. Gli insegnanti nel 2023 possono andare in pensione a partire dal 1° settembre con le seguenti opzioni:
- pensione di vecchiaia (art. 24, commi 6 e 7 della Legge n.214/2011) con 67 anni di età al 31 agosto 2023 (d’ufficio) o al 31 dicembre 2023 (a domanda) con minimo 20 anni di contributi;
- pensione di vecchiaia (art. 1, commi da 147 a 153 della legge 27 dicembre 2017, n. 205) con 66 anni e 7 mesi di età al 31 dicembre 2023 e anzianità contributiva minima di 30 anni al 31 agosto 2023;
- pensione anticipata con requisiti da maturare entro il 31 dicembre 2023 e in particolare quelli contributivi che sono 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini;
- Quota 100 con 62 anni di età e 38 di contributi maturati al 31 dicembre 2021;
- Quota 102 con 64 anni di età e 38 di contributi da maturare entro il 31 dicembre 2022.
A queste modalità si aggiungono anche le novità introdotte dal 1°gennaio e in particolare:
- Quota 103 per chi entro il 31 dicembre 2023 raggiungerà almeno i 62 anni di età e 41 anni di contributi versati;
- Opzione donna riconfermata per l’anno in corso, ma con nuovi requisiti e nel dettaglio almeno 60 anni d’età e 35 di contributi (59 anni con un figlio e 58 con almeno due figli). Ricordiamo tuttavia che Opzione donna è prevista solo per caregiver, per chi ha una invalidità che sia almeno del 74% o per le disoccupate.
Per Opzione donna e Quota 103 la finestra utile per la presentazione delle domande di pensione del personale scolastico è stato riaperto per tutto lo scorso mese di febbraio. Gli insegnanti della primaria possono andare in pensione anche con Ape sociale per lavori gravosi.
Scuola, boom pensioni insegnanti: ecco perché
Ma perché gli insegnanti decidono di lasciare la scuola in anticipo andando in pensione alla prima finestra utile? Tra le varie motivazioni riportate dai sindacati vi sono sicuramente l’aumento costante delle pratiche burocratiche e lo stress cui i docenti vanno incontro. A queste si aggiungono:
- l’aumento delle aggressioni, anche fisiche, ai danni degli insegnanti da parte di genitori e studenti;
- lo stipendio.
Per quanto riguarda le aggressioni basta far riferimento alla cronaca per avere un quadro di come sia cambiato l’atteggiamento generale nei confronti dei docenti. Dinanzi all’ennesimo caso di aggressione in classe ai danni di una insegnante il Mim ha messo a disposizione l’assistenza legale dell’Avvocatura generale dello Stato per i dirigenti e i docenti vittima di violenza a scuola.
C’è poi l’aspetto economico perché nonostante gli aumenti di stipendio previsti con il rinnovo del Ccnl Istruzione e Ricerca 2019-2021 le retribuzioni dei docenti risultano ancora essere le più basse d’Europa oltre che a crescere meno perché la crescita è del 50% dopo 35 anni di servizio.
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