Il prezzo del petrolio rimbalza sulla scia di 2 notizie provenienti dalla guerra in Medio Oriente e dalla strategia dell’Arabia Saudita. Cosa succede al greggio?
Il prezzo del petrolio torna a salire in un contesto nuovamente incandescente in Medio Oriente.
Mentre si scrive, i futures sul Brent scambiano sopra gli 83 dollari al barile e Il WTI balza di oltre l’1% a 79 dollari al barile. L’andamento del greggio è stato oscillante negli ultimi tempi ed entrambi i contratti futures hanno registrato la perdita settimanale più marcata in tre mesi venerdì scorso, con il Brent in calo di oltre il 7% e il WTI in ribasso del 6,8%.
I futures del petrolio sono invece partiti in rialzo oggi, lunedì 6 maggio dopo che l’Arabia Saudita ha aumentato i prezzi del greggio a giugno per la maggior parte delle regioni e poiché la prospettiva di un accordo di cessate il fuoco con Gaza appare debole, rinnovando i timori che il conflitto Israele-Hamas possa ancora ampliarsi nei principali paesi produttori di petrolio della regione.
Il prezzo del petrolio sale, i motivi sono Arabia Saudita e Medio Oriente
Il petrolio è avanzato dopo un calo settimanale per effetto dell’ultima mossa dell’Arabia Saudita. Il Regno ha aumentato il prezzo del suo greggio di punta in Asia per il terzo mese consecutivo, mentre cerca di restringere il mercato petrolifero per evitare un surplus globale.
Secondo un listino prezzi visto da Bloomberg, il prezzo di vendita ufficiale di giugno del greggio Arab Light per i clienti in Asia è stato aumentato di 90 centesimi, portandolo a 2,90 dollari al barile, al di sopra del benchmark regionale Oman-Dubai. Si confronta con un aumento di 60 centesimi previsto in un sondaggio di Bloomberg su sei raffinerie. A partire da maggio sono saliti anche i prezzi delle altre varietà.
Si prevede che l’OPEC e i suoi alleati proseguiranno con i tagli alle forniture nella seconda metà dell’incontro del mese prossimo. In vista di ciò, i ritardatari Iraq e Kazakistan hanno delineato piani su come frenare i flussi per portare la produzione in linea con le quote già concordate.
In Medio Oriente, intanto, l’esercito israeliano ha lanciato chiari messaggi ai civili affinché evacuino da Rafah, una mossa vista come possibile preludio a un attacco a lungo atteso contro la città di Gaza. L’operazione arriva dopo che i colloqui dello scorso fine settimana su una potenziale tregua tra Israele e Hamas al Cairo si sono interrotti in modo inconcludente. Domenica le prospettive per un accordo apparivano scarse, dato che Hamas ha ribadito la sua richiesta di porre fine alla guerra in cambio della liberazione degli ostaggi, e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu lo ha categoricamente escluso.
La notizia che Israele vuole andare avanti ed estendere le sue operazioni a Rafah, rischia di far deragliare un potenziale accordo di cessate il fuoco e di riaccendere le tensioni geopolitiche in Medio Oriente che sembravano essersi allentate secondo l’analista dei mercati di IG Tony Sycamore.
Questo scenario esercita pressioni al rialzo sul greggio, considerando il ruolo della regione nella produzione di petrolio e l’incognita Iran sempre pronta a esplodere.
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