Uno spot pubblicitario degli anni ’90 esortava a “pensare diversamente”, fuori dagli schemi e dai cliché: quattro chiacchiere con la conduttrice più tonica che ci sia, Andrea Delogu.
“Think different”, questo lo slogan che fu coniato alla fine degli anni novanta per una campagna pubblicitaria relativa al lancio sul mercato dei nuovi prodotti della Apple. Nella versione italiana della pubblicità la voce narrante fu affidata ad una persona che incarnava a pieno questo slogan, l’attore e artista poliedrico Dario Fo che diceva: «Questo film lo dedichiamo ai folli, agli anticonformisti, ai ribelli, ai piantagrane, a tutti coloro che vedono le cose in modo diverso. Costoro non amano le regole, specie i regolamenti, e non hanno alcun rispetto per lo status quo».
E poi continuava: «Potete citarli, essere in disaccordo con loro, potete glorificarli o denigrarli, ma l’unica cosa che non potrete mai fare è ignorarli, perché riescono a cambiare le cose, perché fanno progredire l’umanità. E mentre qualcuno potrebbe definirli folli, noi ne vediamo il genio. Perché solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero».
Oggi tanti sono i luoghi comuni o gli stereotipi che ci circondano e da cui ci lasciamo condizionare un po’ troppo facilmente così abbiamo scambiato quattro chiacchiere con una persona che è abituata ad ignorarli ovvero Andrea Delogu, conduttrice televisiva e radiofonica ma anche scrittrice visto che vanta già ben tre libri. Quest’anno è arrivato anche il suo primo romanzo edito da Harper Collins, Contrappasso, e il suo programma su Rai 2, Tonica - il lato D della musica, attraverso cui ha raccontato la musica in tutte le sue sfaccettature cercando di andare oltre le etichette.
Tonica e la libertà dagli schemi tradizionali
In fondo, andare oltre quelle etichette che spesso ci troviamo incollati addosso non è così difficile, «basta evitare di starli a sentire e di fare in modo che questi non diventino un blocco ovvero faccio quello che mi pare senza che questi mi impongano di fare diversamente da quello che desidero». Prima o poi, infatti, capita un po’ a tutti di scontrarci con loro come è capitato anche ad Andrea: «Quando ho iniziato a lavorare mi consideravano fuori dal comune, particolare, bizzarra… Ricordiamoci che noi arriviamo da una televisione straordinaria: la televisione di Renzo Arbore, quella di Corrado con la Corrida, la televisione di Raffaella Carrà ma poi, a un certo punto, ci siamo “rasserenati” ma adesso le cose stanno cambiando».
Da qui l’idea di Tonica, «un programma non sopra ma sulle righe perché volevo raccontare la musica dal mio punto di vista: di solito si parla della musica in generale con criteri ben definiti. Ho sempre pensato che invece sia molto più divertente dare la possibilità di far vedere alla gente un programma da criticare o dove trovarsi rappresentati». Un programma che, allo stesso tempo, rappresenta un po’ anche un tentativo di parlare con la generazione di chi scrive sottraendosi ai modi troppe volte un po’ goffi di chi pensa ai giovani come un semplice target da raggiungere. Il segreto della Delogu, in fondo, è facile: «Io sto ore e ore su TikTok visto che il linguaggio da sempre è mutevole: fra alcuni anni il vostro linguaggio sarà diverso da quelli che vi precedono… Quindi è bello e affascinante vedere quanto cambia e quanto sia differente volta per volta. Almeno a me appassiona tanto e per questo mi diverto a studiarlo».
La voglia di non mollare mai: l’esperienza a San Patrignano e la dislessia
Parlare con Andrea ti trasmette energia, allegria, forza ma, da dove viene tutta questa sua voglia di vivere intensamente ogni attimo senza lasciarsi abbattere dalle difficoltà con cui, come le etichette, prima o poi siamo costretti a confrontarci? Per esempio non tutti sanno che, come ha raccontato nel suo primo libro “La collina” scritto con Andrea Cedrola, fino a 10 anni ha vissuto nella comunità di San Patrignano, la più grande comunità d’Europa di recupero per le dipendenze poi la vocazione per l’intrattenimento che arriva sui banchi di scuola «durante le interrogazioni perché cercavo di tener banco per evitare che si vedesse che sapevo poco. Quello era già un modo per intrattenere, mi piaceva quando i miei compagni ridevano o quando riuscivo ad attirare l’attenzione delle persone».
Dall’altra parte è arrivata anche la scoperta della dislessia che, come sta raccontando insieme all’associazione italiana dislessia «è una caratteristica: è come avere gli occhi azzurri, è come essere miope. Io l’ho scoperta superati i vent’anni con un video su youtube ed è stato bellissimo perché ho capito che non ero sola. A volte noi combattiamo per sentirci speciali, essere speciali però vuol dire essere unici ed essere unici vuol dire essere soli». Inoltre, come ci tiene a evidenziare per tutti quei ragazzi e ragazze che magari hanno appena scoperto questa loro caratteristica: «I dislessici hanno un cervello molto più attivo e capace di risolvere i problemi, capace di sopravvivere alle difficoltà visto che ci alleniamo da quando siamo piccolissimi quindi, una volta cresciuti, sarà tutto recuperato».
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