Quattro chiacchiere con il giornalista Emilio Mola che ha da poco pubblicato il suo ultimo libro «Ripartiamo dalle basi».
In questa intervista abbiamo discusso con Emilio Mola, uno dei giornalisti più seguiti sui social per le sue riflessioni e le analisi sui fatti di politica e di attualità nazionale, del suo ultimo libro edito da Rizzoli “Ripartiamo dalle basi”.
Prima di addentrarci nei temi del tuo libro “Ripartiamo dalle basi” partiamo con una domanda d’obbligo, chi è Emilio Mola?
È un giornalista pugliese di 41 anni che sui social, e in particolare su Instagram, prova a raccontare con un linguaggio semplice e senza dare nulla per scontato l’attualità politica italiana.
Il tuo libro “Ripartiamo dalle basi” (edito da Rizzoli) affronta temi che spaziano dall’economia sino alla politica, sei già in vetta a tutte le classifiche, esiste quindi un interesse per queste tematiche, differentemente da come la si pensi. Tu come la vedi?
Domenica scorsa per me è stato incredibile, ma anche molto interessante, vedere “Ripartiamo dalle basi”, nella top ten dei libri più venduti in Italia. Non solo perché non mi aspettavo assolutamente un simile riscontro, ma perché mi ha sorpreso vedere in una classifica dominata da romanzi scritti per giunta da autori stranieri, un saggio scritto da un autore italiano che parla di cose all’apparenza noiosissime come politica, economia, immigrazione, eccetera. Però per me è stata quella la conferma di ciò che ho sempre pensato, e cioè che gli italiani, e in particolare i giovani, sono tutt’altro che disinteressati a questo argomento. Semplicemente hanno bisogno che qualcuno vada loro incontro e spieghi loro queste tematiche con un linguaggio semplice e senza dare nulla per scontato.
Il libro è uscito a poche settimane dal voto. Che clima avverti?
Un clima di grande sfiducia, ma soprattutto di incertezza e confusione tra gli elettori. Forse mai come in queste elezioni i cittadini sono stati così incerti su chi votare. Il dubbio attanaglia almeno il 40% degli elettori ed è ancora così a ormai pochi giorni dal voto. Questo è il frutto di un quadro politico molto frastagliato soprattutto nel centrosinistra, diviso tra partiti anche molto simili tra loro ma che corrono da soli per ragioni spesso incomprensibili. Ma anche di elezioni arrivate in un momento inatteso, in piena estate e con poco tempo a disposizione per poter digerire, comprendere e distinguere programmi e idee.
Il tuo pubblico è molto giovane, cosa diresti a chi si reca al voto per la prima volta?
Intanto di andare al voto. La politica italiana è totalmente disinteressata ai giovani. Perché sono pochi e votano poco, a differenza dei cittadini più adulti che sono 24 milioni e si astengono meno. Per certa politica, interessata solo al consenso, il vero tesoro elettorale è fra le fasce di popolazione più anziane e conservative. Per questo parla solo a loro, promettendo di tutto a loro, e considerando i giovani solo per scaricare addosso a questi ultimi il costo di tali promesse. Ecco, i giovani devono prendere coscienza di tutto questo e prendere in mano il proprio futuro facendo sentire col voto, finalmente, la propria presenza e la propria forza.
Passando ad altro. Tra i tanti temi affrontati, parli anche di fake news. A te è mai capitato di cascare in una notizia falsa? Come si può evitare che ciò avvenga?
Non ricordo un caso specifico, ma non lo escludo. Tutti possiamo incappare in una fake news. Sta però a noi avere la pazienza di verificare e soprattutto di non condividere in preda alle emozioni del momento. Una notizia ti sembra troppo assurda per essere vera? E allora probabilmente è così: fermati, vedi se è presente su altri giornali, controlla la fonte, accertati che le fonti siano riportate, consulta siti specializzati in fake news come “pagella politica”, “facta news”, “Butac”, “Bufale .net”, ecc. E solo allora, se avrai avuto un po’ di conferme, puoi iniziare a ritenere vera quella notizia. Altrimenti diffida.
Visto il successo, ti piacerebbe scrivere un altro libro?
Mentre lo scrivevo sentivo addosso una tale responsabilità che mi ripetevo: “Primo e ultimo”. Adesso, che tante stupide ansie si sono dissolte, devo dire che non mi dispiacerebbe affatto rimettermi davanti alla tastiera.
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