Il primo passo per costruire una strategia di trading solida ed efficace consiste nell’avere un’ottima conoscenza dei concetti e termini essenziali del mondo dei mercati finanziari.
Il primo approccio al trading sui mercati finanziari può risultare complesso e, di conseguenza, scoraggiare gli investitori alle prime armi. Inoltre, la grande quantità di informazioni facilmente accessibili online, così il crescente numero e la rapida evoluzione delle modalità di interpretazione grafici, dati e mercati, da un lato aprono infinite possibilità, ma dall’altro possono sopraffare anche i trader con esperienza. Per questo motivo, il primo passo per costruire una solida strategia di trading, è fondamentale concentrarsi sui concetti essenziali.
Leva e Pip
La «leva» è un meccanismo di trading che consente di ampliare la propria esposizione su un mercato, aprendo una posizione ampia a fronte di un deposito iniziale relativamente piccolo.
La leva può essere espressa come percentuale (ad esempio 5%) o rapporto (ad esempio 10:1) e indica per l’appunto il margine necessario ad un trader per aprire una posizione X volte più grande.
Vediamo ora un esempio pratico: in caso di un investimento tradizionale, se, ad esempio, un trader volesse acquistare 5.000 azioni Unicredit, ciascuna avente un prezzo di 10.13 euro, l’investimento totale richiederebbe un deposito di 50.650 euro, escluse le commissioni che un broker addebiterebbe per la transazione. Invece, utilizzando strumenti che si avvalgono della leva finanziaria, quali i Cfd (Contratti per Differenza), gli investitori hanno bisogno di una piccola percentuale del valore totale del trade per aprire una posizione e mantenere lo stesso livello di esposizione sul mercato.
Tuttavia, è importante ricordare che gli strumenti derivati, quali i Cfd, non rendono proprietari dell’attività sottostante, ma permettono solamente la speculazione sulla variazione di prezzo. Inoltre, così come i guadagni potenziali sono amplificati con il trading di questi strumenti, lo sono anche le eventuali perdite.
Il termine “Pip” è l’acronimo inglese di “Percentage In Point”, ossia “percentuale in punti" in italiano. I Pip corrispondono all’unità di misura per misurare la variazione del prezzo di un determinato strumento finanziario e sono dunque alla più piccola variazione di prezzo che un mercato può fare. La dimensione dei Pip non è fissa e cambia nella maggior parte dei mercati.
Ad esempio, è possibile notare che la maggior parte delle valute ha un prezzo di quattro cifre decimali, il che significa che il passaggio da 1,2545 a 1,2546 GbpUsd corrisponde a un movimento di un Pip. Tuttavia, un Pip nella coppia UsdJpy equivale a una variazione del prezzo di 0,01, poiché questa specifica coppia ha un prezzo solo con due cifre decimali.
È infatti molto importante conoscere il valore del Pip usando la dimensione del lotto prima di aprire una transazione sul mercato, al fine di comprendere appieno l’entità dei propri potenziali guadagni e perdite, e impostare il volume del proprio trade di conseguenza, in base al livello di rischio che si vuole correre.
Prezzo Bid e Ask
Al fine di fare trading sui mercati finanziari, vengono forniti due prezzi agli investitori: il prezzo ask (buy) e il prezzo bid (sell). Il prezzo bid riflette l’offerta sul mercato ed è sempre inferiore al prezzo ask, che invece rappresenta la domanda.
La differenza tra il prezzo ask e il prezzo bid è chiamata spread, la quale corrisponde a uno dei costi per aprire una posizione su qualsiasi mercato. Più stretto è lo spread, minore è il costo del trade. Più ampio è lo spread, maggiori sono i suoi costi. Per comprendere tale concetto è possibile immaginare lo spread come la “distanza minima” che il mercato deve percorrere a favore di un trade prima che si inizi a registrare un profitto.
Ad esempio, nel caso in cui una piattaforma di trading quoti EurUsd a 1,0983/1,0984, ciò significherebbe che il prezzo bid sia 1,0983 e il prezzo ask sia 1,0984. Lo spread viene dunque calcolato sottraendo 1,0984 a 1,0983, ottenendo uno spread totale di 0,0001 o 1 Pip.
Stop Loss e Take Profit
Uno dei fattori chiave per raggiungere il successo sui mercati finanziari nel lungo periodo è la gestione prudente del rischio. Lo Stop Loss è uno dei modi più popolari per un trader di gestire il rischio sulle posizioni aperte.
Lo Stop Loss è una tipologia di ordine di chiusura, che consente al trader di determinare un livello specifico di prezzo a cui la piattaforma di trading chiude il trade automaticamente. Logicamente, in genere lo Stop Loss va posizionato a un livello di perdita accettabile, che è personale e soggettivo per ciascun trader.
È importante ricordare che, nonostante gli ordini Stop Loss siano uno dei modi migliori per una corretta gestione del rischio, mantenendo le potenziali perdite a livelli (soggettivamente) accettabili, essi non forniscono una sicurezza del 100%. Infatti, nel caso in cui il mercato diventi improvvisamente volatile e superi il livello di stop impostato, saltando da un prezzo all’altro senza scambiare ai livelli intermedi, è possibile che la posizione venga chiusa a un livello “peggiore” di quello richiesto, comportando dunque una perdita superiore. Questo fenomeno è noto come slittamento del prezzo.
Il Take Profit è invece un ordine speculare allo Stop Loss, in quanto chiude automaticamente un trade una volta raggiunto un certo livello di profitto preimpostato da un trader. Da un lato, tale strumento è utile in quanto permette di assicurarsi un profitto, nel caso in cui il prezzo di uno strumento raggiunga tale livello; dall’altro, la chiusura automatica dell’ordine impedisce potenziali ulteriori guadagni nel caso in cui il prezzo continui a muoversi in modo favorevole.
Il passo successivo dopo aver acquisito una buona conoscenza di questi concetti consiste nell’imparare a gestire le proprie posizioni, e regolare i livelli di Stop Loss e Take Profit al fine di ridurre il rischio. Per scoprire di più riguardo a questi argomenti puoi dare un’occhiata a questo articolo “Gestire la posizione”.
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