I titoli bancari italiani rialzano la testa dopo le pesanti vendite di ieri. Secondo fonti citate da Reuters, la BCE sarebbe pronta a intervenire in caso di shock post-referendum.
I titoli bancari italiani, dopo il crollo di ieri, sono nuovamente protagonisti sul Ftse Mib. Montepaschi guida i rialzi con un +18%, seguito da Ubi banca con un progresso del 6,21%. A far scattare le ricoperture short sulle azioni del comparto bancario è la notizia diffusa poche ore fa dalla Reuters, la quale cita fonti anonime della BCE.
Secondo queste fonti, l’EuroTower sarebbe pronta a modificare in maniera temporanea il piano di acquisto dei bond spostando il focus sui titoli di Stato italiani. Questo accadrebbe solo nel caso in cui dovesse vincere il NO al referendum costituzionale con conseguente shock sull’obbligazionario sovrano italiano. La notizia, oltre ad aver “galvanizzato” i titoli bancari ha riportato lo spread btp/bund su valori inferiori ai 180 punti base.
Ftse Mib in rialzo grazie al comparto bancario
Il Ftse Mib rimbalza del +1,34% dopo il forte calo di ieri, stavolta trainato dai titoli azionari del comparto bancario. Montepaschi guida i rialzi con un allungo di oltre il 18%, seguito da Ubi banca con un +6,21% e BPER con un +4,23%.
Le azioni bancarie italiane hanno beneficiato della notizia diffusa circa 2 ore fa dall’agenzia di stampa Reuters, secondo la quale la BCE sarebbe pronta ad intervenire sui bond sovrani italiani in caso di shock post-referendum.
BCE pronta a intervenire in caso di shock post-referendum - Reuters
La Reuters ha infatti spiegato, citando fonti anonime dell’istituto centrale, che il board della BCE starebbe pensando di modificare temporaneamente il piano di acquisti di bond, noto come Quantitative Easing.
Nel caso in cui vincesse il NO al referendum costituzionale, c’è più di qualche possibilità che i titoli di Stato italiani possano incorrere in un pesante sell-off.
Btp da settimane oggetto di vendite, pesano Trump e banche
In realtà, è già da qualche settimana che si stanno registrando vendite sui Btp, in particolare da quando Donald Trump è stato eletto presidente degli Stati Uniti che ha scatenato un vero e proprio “tantrum” sul mercato obbligazionario.
In questo mare di vendite, i titoli di Stato dei Paesi periferici dell’Eurozona sono stati presi di mira dagli investitori, con particolare riguardo a quelli italiani in vista anche dell’importante referendum del 4 dicembre.
Le vendite di Btp hanno fatto schizzare in alto i rendimenti dei bond del Bel Paese, con lo spread Btp/Bund che è arrivato a toccare quota 190 punti base. Oltre al referendum e Trump, i rendimenti delle obbligazioni italiane scontano anche la precaria situazione delle banche italiane, quest’ultime alle prese con le problematiche generate dall’enorme mole di crediti deteriorati.
Intervento BCE sarebbe solo temporaneo
In tutto questo contesto quindi, la BCE starebbe pensando di intervenire per evitare uno shock sui rendimenti dei bond sovrani dirottando parzialmente gli €80 mld di QE sull’Italia. Tuttavia, le stesse fonti citate dalla Reuters spiegano che questa misura sarebbe solamente temporanea, si parla di giorni o poche settimane.
L’intento del QE, continuano a spiegare le fonti, è quello di stimolare la crescita e l’inflazione nell’Eurozona ma non ha l’intento di evitare crisi finanziarie in uno degli Stati membri. Comunque, se l’Italia o le banche italiane avessero bisogno di un supporto finanziario in un periodo più lungo, dovrebbero fare richiesta formale a Francoforte.
BCE potrebbe rivedere piano di QE a gennaio in caso di shock - IG
IG fa notare che nel caso in cui si ripresentasse uno stato di incertezza sui mercati, questo potrebbe indurre la BCE a rinviare la revisione del piano di QE nel mese di gennaio.
Invece, in caso di buona risposta delle Borse ad una vittoria del SI al referendum italiano, l’istituto centrale potrebbe spingere Draghi a ripartire gli acquisti di bond sui Paesi periferici riducendo di conseguenza gli acquisti sulla Germania.
A questo scenario seguirebbe il tapering, ossia la riduzione progressiva del QE, a partire da marzo 2017.
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