Peter Thiel, finanziere USA e bull delle crypto, ha lanciato a sorpresa l’allarme: la Cina potrebbe usare il Bitcoin come “arma finanziaria” contro il potere degli Stati Uniti.
La bomba è stata lanciata durante un seminario in streaming della Richard Nixon Foundation. Peter Thiel, venture capitalist USA, co-fondatore di PayPal e bull della prima ora delle crypto, ha affermato che il Bitcoin potrebbe essere usato dalla Cina come “arma finanziaria” contro il potere degli Stati Uniti.
Per questo, secondo Thiel, Washington dovrebbe accelerare sul fronte delle regolamentazioni, così come suggerito da tempo dalla Segretaria al Tesoro USA, Janet Yellen, dalla presidente della BCE, Christine Lagarde, e, ultimamente, dal governatore della Federal Reserve, Gerome Powell.
La Cina sfrutta il Bitcoin per colpire gli USA
Certo, il Bitcoin non è nuovo a sospetti e accuse, e c’è da credere che ormai abbia le spalle larghe: da strumento speculativo a veicolo per il riciclaggio, sulla crypto è piovuto di tutto negli ultimi anni, frenandone l’ascesa e instillando una certa diffidenza nei salotti della finanza mainstream.
Stavolta, però, il BTC viene scomodato da un bull di razza come Peter Thiel, che sull’asset ha investito – in via diretta e indiretta – miliardi di dollari. Il finanziere USA, pur ribadendo la sua vocazione “pro-crypto”, ha posto l’accento sull’impatto geopolitico della valuta, e soprattutto sul peso che potrebbe esercitare nei delicati equilibri USA-Cina.
Il Bitcoin diventa così “un’arma finanziaria” nelle mani di Pechino, che minaccia le valute fiat ma soprattutto il dollaro USA. Un disegno che era stato già rilanciato con i primi pilot test sullo yuan digitale, che ambisce per stessa ammissione dei vertici del Dragone a detronizzare il biglietto verde nel sistema finanziario globale.
Per questo, secondo Thiel, “gli Stati Uniti dovrebbero porsi più domande su come funziona il Bitcoin”, ed eventualmente cambiare passo sul fronte delle regolamentazioni, ultimo bastione contro l’esuberanza cinese.
Thiel punta il dito contro le big tech USA
Sempre nel quadro dei rapporti USA-Cina, la discussione è scivolata poi sulle big tech statunitensi che intrattengono rapporti commerciali con Pechino. Sotto la lente Google, che già nel 2019 Thiel aveva accusato di lavorare contro gli interessi americani, e che ora torna sotto i riflettori per la tecnologia di intelligenza artificiale prestata alla Cina e, forse, utilizzata nella repressione della minoranza turcofona degli Uiguri, nella regione dello Xinjiang.
Accuse a cui non sfugge nemmeno Apple, il solo colosso della Silicon Valley ad avere “vere sinergie” con la Cina, e che sfrutta, secondo Thiel, gli standard di lavoro più morbidi del Dragone rispetto a Stati Uniti ed Unione europea. “Apple ha un serio problema strutturale”, ha chiosato il finanziere.
© RIPRODUZIONE RISERVATA