Bitcoin ancora debole a $40.000, ma Elon Musk ha un’idea per «salvarlo»

Pierandrea Ferrari

21/05/2021

Dopo il Black Wednesday il Bitcoin si è risollevato dai minimi, ma continua a scambiare poco sopra la soglia psicologica dei 40.000 dollari, a -37% dai picchi di metà aprile. Sotto la lente l’impronta ambientale del mining, la miccia che la scorsa settimana ha fatto deflagrare la bomba: ma cambiare si può, lo dice Elon Musk.

Bitcoin ancora debole a $40.000, ma Elon Musk ha un’idea per «salvarlo»

Dopo una settimana sull’ottovolante, con violenti ribassi culminati nel Black Wednesday, -13,6% in un giorno e minimi intraday poco sopra i 30.000 dollari, il Bitcoin continua ad annaspare e rimane incagliato sulla soglia psicologica dei 40.000, in flessione del 37% dal record storico centrato a metà aprile.

Ad innescare il tourbillon dei prezzi era stato Elon Musk, che non proprio scoperchiando il Vaso di Pandora aveva stoppato i pagamenti in Btc per le auto Tesla a causa dell’eccessivo consumo energetico delle attività di mining. Insomma, perfino in casa Musk la polvere stava iniziando ad uscire fuori dal tappeto. E poi, dalla centralissima Pboc cinese, dalla BCE e persino dal Tesoro USA era arrivata la spallata finale, seguita da uno tsunami di sell dagli investitori retail (le mani forti invece hanno comprato, come emerge dai dati onchain di mercoledì).

Nell’ultimo scambio di tweet con il Director of Research di Ark Investment Brett Winton, è però lo stesso Musk che ha tentato di avanzare una proposta di greenwashing per il Bitcoin. Il falco torna colomba, e non a sorpresa: nel portafoglio del tycoon c’è ancora una stecca da 1,5 miliardi di BTC (alla quotazione dello scorso gennaio, poco più di 30.000 dollari). Ecco l’idea.

Bitcoin ancora debole, ma Musk prova a “salvarlo”

In una parola, audit. Ovvero, una valutazione indipendente volta a misurare l’aderenza di un determinato oggetto in esame – in questo caso il mining, o hashing – a dei criteri prefissati. Target, questi, che nella visione di Musk fanno riferimento al ricorso a fonti di energia rinnovabile per coniare nuovi BTC.

Quello che propone il numero uno di Tesla, in soldoni, è di tastare il polso alle grandi farm - e cioè alle prime dieci big del mining – e rendere pubblica la loro compliance a regole non scritte sull’uso di energia alternativa come quella solare, il cui apporto dovrebbe idealmente essere visto al rialzo nel power grid aziendale.

Dalla riconversione in chiave green, del resto, passa in buona parte il destino della divisa, e non solo per i bollori del mercato: da mesi, nuovi guru delle crypto hanno lanciato token alternativi ed eco-friendly come Chia Coin, Nano e Solar Coin, tutte nate con l’intenzione (più o meno dichiarata) di muovere guerra al traballante BTC.

Certo, le spine per il Bitcoin non finiscono qui: lo stop ai servizi in criptovaluta arrivato dalla Cina a firma Pboc e le stoccate della BCE e del Tesoro USA sulla natura speculativa dell’asset e sulle potenziali degenerazioni del sistema criptovalutario, dal riciclaggio di denaro ai traffici illeciti, assumono ormai i contorni di un assedio. Ma forse è meglio sciogliere un nodo alla volta.

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