Dopo il voltafaccia di Elon Musk, il ban della Pboc e le punzecchiate della BCE e del Tesoro USA, il Bitcoin incassa un altro colpo. Stavolta a sfilarsi è la banca d’affari britannica Hsbc, che ha deciso di non inserire le crypto-currency nelle attività di gestione patrimoniale. Ecco i motivi.
Da fiore all’occhiello della finanza decentralizzata a punchball il passo è breve. Questo, almeno, è quanto emerge da una dieci giorni da brividi, con il Bitcoin scivolato su minimi trimestrali sotto i colpi di Musk, Pboc, BCE e Tesoro USA, e che ora incassa anche da Hsbc, la banca d’affari britannica ultima a chiamarsi fuori dagli investimenti sulle divise digitali.
Nel dettaglio, l’amministratore delegato Noel Quinn ha rivelato all’agenzia stampa Reuters di “non essere interessato a promuovere questo asset class all’interno delle attività di gestione patrimoniale”. Ecco perché.
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Prima a finire sotto il fuoco inglese è ancora un volta l’eccessiva volatilità, e c’è da credere che l’ottovolante horror degli ultimi giorni, tra Musk e le banche centrali, non abbia di certo aiutato. “Se i nostri clienti vorranno investire ovviamente potranno, ma noi non lo promuoveremo” il commento di Quinn, nell’ennesima stoccata alla vivacità dei prezzi del ramo criptovalutario.
C’è poi l’annosa questione legata alla trasparenza di Bitcoin&Co., più volte sollevata dalla BCE e dalla Fed: la tecnologia blockchain, secondo Hsbc, potrebbe favorire attività illegali come il riciclaggio di denaro o l’evasione fiscale. Senza dimenticare, inoltre, l’offerta inelastica del token BTC, con un limite di monete coniabili fissato a 21 milioni di unità, di cui 19 milioni già minate.
Cosa faranno le banche statunitensi?
La palla, adesso, passa all’altra sponda dell’Oceano, dove le grandi banche statunitensi dovranno decidere se dare forma ai piani sulle crypto annunciati nei mesi scorsi. Morgan Stanley, ad esempio, si diceva pronta a consentire l’accesso a tre fondi legati ai BTC per i clienti con un minimo di 2 milioni di dollari in asset gestiti dalla banca stessa e in grado di superare la soglia di sbarramento per le puntate fissata al 2,5% del patrimonio netto totale, mentre Goldman Sachs si preparava ad offrire uno “spettro completo” di investimenti sulle crypto ai clienti con una disponibilità superiore ai 25 milioni.
Adesso, però, il vento è cambiato, e gli stessi clienti - che in un primo momento avevano fatto pressione sulle banche per potersi esporre alle criptomonete - starebbero perdendo interesse per i replicanti su Bitcoin e Altcoin. E da qui, forse, potrebbe arrivare il colpo del ko.
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