Bitcoin, non solo El Salvador: ecco gli Stati che puntano sulla crypto

Pierandrea Ferrari

08/06/2021

Lo scorso fine settimana è rimbalzato da Miami il piano di El Salvador di affiancare il Bitcoin al dollaro USA come valuta legale. Ma la crypto è un affare di Stato anche per due big dell’Europa dell’Est, Bulgaria e Ucraina.

Bitcoin, non solo El Salvador: ecco gli Stati che puntano sulla crypto

Se El Salvador, che però aspetta ancora il nullaosta del Parlamento alla proposta di legge del presidente Nayib Bukele, è intenzionato ad affiancare il Bitcoin al dollaro USA come valuta legale, nelle tesorerie dell’Europa dell’Est, in Bulgaria e in Ucraina, la crypto già scorre a fiumi.

Una tendenza che va a contrapporsi alla stretta normativa della Cina, che al contrario sembra muoversi verso un ban delle criptovalute dopo lo stop al trading crypto-yuan, e che potrebbe in ultima analisi innescare un effetto a catena (Tonga e Paraguay sono già appollaiate alla finestra per vedere come andrà a finire l’esperimento del micro-stato centroamericano).

Bitcoin, la grande scommessa di Bulgaria e Ucraina

Mettendo sotto la lente le casse di Bulgaria e Ucraina, grazie al censimento di Bitcointreasuries.org, emerge come nella pancia di Sofia e Kiev sia finito, anno dopo anno, un enorme volume di Bitcoin. Nel dettaglio, nella tesoreria bulgara ci sarebbero 213.519 BTC, pari ad un controvalore di 7 miliardi di dollari, e cioè circa l’11% del Pil, mentre in quella ucraina l’ammontare totale si attesterebbe a 46.351 BTC, per un valore di 1,5 miliardi, 1,2% del Pil.

Sulle modalità di accumulo delle riserve in Bitcoin, per quanto riguarda la Bulgaria, c’è però un giallo: anni fa, infatti, il Governo di Sofia aveva comunicato di aver sequestrato a diverse società che operavano illegalmente nel paese un certo ammontare di BTC, senza però dare prova di una vendita successiva. Più chiaro, invece, il percorso dell’Ucraina, che ha raggranellato BTC attraverso funzionari delle agenzie statali.

Bitcoin non reagisce alle aperture degli Stati

C’è da chiedersi, a questo punto, perché la quotazione del Bitcoin non reagisca alle aperture più o meno marcate degli Stati, dal progetto di attribuirgli corso legale ai flussi nelle tesorerie. Il fatto, soprattutto per quanto riguarda la questione El Salvador, è che si attende ancora l’eventuale reazione del Fondo monetario internazionale, che anzi potrebbe persino frenare la mano di Bukele congelando la trattativa per il prestito da 1 miliardo di dollari attualmente in corso con il Governo salvadoregno.

Insomma, anche sull’altro fronte, quello delle banche centrali e dei grandi organismi internazionali, l’arsenale per spegnere la svolta crypto non manca. E il Bitcoin, sotto il fuoco incrociato, continua a scricchiolare.

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