Uno schema Ponzi quello architettato dallo svedese Roger Nils-Jonas Karlsson. Arrestato nel 2019, sconterà negli Stati Uniti una pena di 15 anni per la maxi-truffa sui Bitcoin.
Era uno dei most wanted nella lista dell’Fbi. Arrestato nel giugno del 2019 in Thailandia, il truffatore svedese Roger Nils-Jonas Karlsson è stato condannato ieri negli Stati Uniti a 15 anni di prigione per aver raggirato 3.500 investitori, ai quali sono stati sottratti 16 milioni di dollari in Bitcoin. I capi di imputazione, per i quali Karlsson è stato dichiarato colpevole, sono frode e riciclaggio di denaro.
Bitcoin, truffatore svedese condannato a 15 anni
Karlsson, secondo la ricostruzione del Dipartimento di Giustizia statunitense, invitava gli investitori ad acquistare le quote di un fantomatico business noto come Eastern Metal Securities. Pagamenti rigorosamente in Bitcoin o altre criptovalute. Ad attrarre le vittime erano soprattutto i sensazionali ritorni che Karlsson millantava di poter riconoscere agli investitori. In verità, però, i versamenti finivano dritti nei conti personali del truffatore, che riusciva a coprire le sue operazioni sottobanco producendo documentazioni fittizie e sfoggiando una collaborazione con la SEC, l’ente federale statunitense preposto alla vigilanza della Borsa.
In breve, quello architettato da Karlsson altro non era che uno schema Ponzi, e cioè un sistema che si autoalimentava grazie all’acquisto di quote da parte di nuovi investitori. Karlsson, che con il bottino non ha badato a spese – si parla dell’acquisto di un resort in Thailandia e di scommesse sulle corse dei cavalli – ha ammesso le sue responsabilità, e ora per un raggiro quasi decennale (2011-2019) dovrà spendere 15 anni nelle carceri federali USA e restituire l’intera somma illecitamente sottratta agli investitori.
In aumento le crypto-truffe nel mondo
Ma quello di Karlsson non è di certo un caso isolato. Al contrario, le crypto-truffe sono ormai all’ordine del giorno, con le organizzazioni criminali che sfruttano in misura crescente la fame di profitti degli investitori e la natura (apparentemente) impenetrabile della blockchain. Per citare i casi più eclatanti, lo scorso aprile il CEO dell’exchange turco Thodex è fuggito con oltre 2 miliardi di dollari, mentre a giugno la piattaforma di investimento sudafricana Africrypt, dei fratelli Caje, ha fatto sparire circa 2,3 miliardi di dollari in Bitcoin (alla quotazione di allora). Anche per questo, le autorità di tutto il mondo potrebbero presto decidere di accelerare sulle regolamentazioni.
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