Cambio euro-dollaro a picco, moneta unica penalizzata dalle mosse della BCE. Il dollaro trova forza dalla risalita dei rendimenti sui Treasuries. Sarà parità?
Il cambio euro-dollaro è in netto calo dopo gli annunci fatti ieri dalla BCE. Come previsto Draghi ha annunciato tassi invariati anche questa volta, a stupire il mercato però è stato il prolungamento del QE fino a fine 2017 ma con acquisti ridotti a 60 miliardi da aprile. Questa dichiarazione ha fatto supporre agli operatori una introduzione al tapering. Sempre dall’Eurotower è arrivata poi la dichiarazione della rimozione del limite di acquisto di titoli con tasso inferiore al -0,4% e con vita residua fino ad un anno.
La situazione mostrata in Europa quindi è sembrata totalmente diversa da quella oltreoceano, mercoledì prossimo toccherà alla Fed parlare. In questo caso gli analisti danno ormai per scontata la manovra di politica monetaria restrittiva, la probabilità su un aumento dei tassi è ormai prossima al 100%. In tale circostanza sarebbe il dollaro a trovarne giovamento con un ulteriore deprezzamento del tasso di cambio euro-dollaro. Vedendo però lo stato dell’economia USA non sarebbe di certo l’unico caso da cui potrebbe trarre beneficio il biglietto verde.
Quindi parità in arrivo?
Cambio euro-dollaro: BCE vs Fed, il peso delle banche centrali
Come previsto, ieri la BCE ha annunciato un prevedibile tasso di interesse invariato, il contrario di quanto ci si aspetta dalla Fed. Il cambio euro-dollaro oggi cede lo 0,64% scendendo a quota 1,055. Negli ultimi due giorni le quotazioni hanno visto un picco vicino ad 1,09 per poi ritracciare ai livelli attuali.
Al mercato non è piaciuta la “trappola” innescata da Draghi durante gli annunci. La non chiarezza riguardo l’inizio del tapering ha fatto supporre agli operatori che si inizierà già da aprile vista la diminuzione degli acquisti che passeranno da 80 a 60 miliardi di euro. È stata poi fatta l’importante scelta di rimuovere il vincolo agli acquisti di titoli con tasso inferiore al -0,4% e con vita residua inferiore ai due anni (portata in questo caso ad un anno). L’obiettivo confermato dalla BCE è comunque quello del target di inflazione al 2%.
Mercoledì prossimo sarà il turno della Fed, obiettivi simili ma scenario apparentemente diverso. Dopo l’elezione di Trump gli Stati Uniti sembrano aver ritrovato un apparente splendore con economia in ripresa, minore disoccupazione, tassi dei Treasuries in aumento e ovvio apprezzamento del dollaro. In questo contesto economico sembra ormai ovvia la manovra restrittiva della Fed con i tassi che dovrebbero passare a 0,75% dall’attuale 0,5%.
Tale scenario, seguito dal pieno insediamento di Trump alla presidenza e l’incertezza dovuta alle elezioni in Europa potrebbero portare il cambio euro-dollaro a vedere la parità già nei primi mesi del nuovo anno.
Cambio euro-dollaro: lo scenario tecnico
Lo scenario tecnico sul cambio euro-dollaro resta critico. Dopo due anni di trading range le quotazioni sembrano accelerare verso una rottura del supporto posto a quota 1,05.
Dall’analisi grafica possiamo vedere come il cambio abbia subìto un brusco crollo con l’elezione di Trump. L’apprezamento continuo del dollaro ha poi portato le quotazioni nuovamente vicine ai minimi storici. Il leggero rimbalzo avuto dopo la vittoria del NO al referendum italiano è stato riassorbito ieri con le parole di Mario Draghi.
Possiamo chiaramente notare come le quotazioni si trovino al test sia della trendline inferiore che forma il canale ribassista, sia del supporto di lungo periodo. La rottura di tali livelli porterebbe inesorabilmente le quotazioni alla formazioni di nuovi minimi che spingerebbero il cambio sempre più verso la parità.
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