Cosa celano i bio-labs ucraini per rendere necessaria l’ennesima cortina mediatica?

Mauro Bottarelli

10 Marzo 2022 - 11:57

Mosca starebbe per usare armi chimiche, sfruttando la fake news dei laboratori di ricerca. La cui esistenza è però certificata dall’ambasciata Usa. E da Victoria Nuland al Senato. Solo 24 ore prima

Cosa celano i bio-labs ucraini per rendere necessaria l’ennesima cortina mediatica?

Nel giorno del quarto round negoziale, le prime pagine dei giornali sono pressoché monopolizzate dalla stessa notizia: a detta degli Usa, la Russia, potrebbe usare armi chimiche in Ucraina. E la fonte di tale accusa è di quelle decisamente istituzionali: la Casa Bianca.

Apparentemente, uno scambio di cortesie - l’ennesimo - fra Washington da una parte e Mosca e Pechino dall’altra. Queste ultime, infatti, hanno dichiarato che Kiev starebbe sviluppando armi nucleari e biologiche in collaborazione con gli Stati Uniti, i quali avrebbero impiantato nel Paese amico (e pericolosamente sull’uscio di casa della Russia) oltre una ventina di bio-labs. La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ha quindi convocato la stampa per definire le accuse assurde e un ovvio stratagemma per cercare di giustificare ulteriori future aggressioni: Abbiamo preso nota delle false affermazioni della Russia sui presunti laboratori di armi biologiche degli Stati Uniti e sullo sviluppo di armi chimiche in Ucraina. Abbiamo anche visto funzionari cinesi fare eco a queste teorie cospirative.

E ancora: Sono un’evidente manovra della Russia per cercare di giustificare il suo ulteriore attacco premeditato, non provocato e ingiustificato all’Ucraina... Ora che la Russia ha fatto queste false affermazioni, e la Cina ha apparentemente appoggiato questa propaganda, dovremmo essere tutti in allerta rispetto all’uso di armi chimiche da parte della Russia o aspettarci che Mosca le usi per creare un pretesto, è uno schema chiaro, ha aggiunto. Detto fatto, il titolo di prima pagina per il giorno dopo è pronto.

Peccato per un paio di particolari, stranamente omessi dalle ricostruzioni. Primo, questa immagine

Articolo nel sito dell'ambasciata Usa a Kiev sul programma di ricerca biologica Articolo nel sito dell’ambasciata Usa a Kiev sul programma di ricerca biologica Fonte: Ambasciata Usa in Ucraina

non è un fake di fabbricazione russa ma una schermata del sito dell’ambasciata statunitense in Ucraina, dal quale si evince come Washington abbia pubblicamente ammesso la collaborazione con Kiev in materia. Addirittura, rivendicando l’esistenza di un programma ad hoc. E scorrendo nell’articolo si scopre, ad esempio, come la partnership si faccia forza anche delle strutture costruite appositamente in seno Biological Threat Reduction Program, le due ultime sorte soltanto nel 2019 rispettivamente a Kiev e Odessa. Perché negare ciò che un ufficio diplomatico rivendica en plein air nel suo sito istituzionale?

Ma questo è il meno. Perché il giorno precedente l’allarmata conferenza stampa di Jen Psaki - fortuita coincidenza temporale, ovviamente e non volontà di sovrastare l’eco di ritorno -, il Foreign Relations Committee del Senato Usa aveva ospitato l’audizione della Sottosegretario di Stato per gli Affari politici, Victoria Nuland, proprio sulla vicenda ucraina. Interpellata riguardo la questione dei bio-labs dal senatore della Florida, Marco Rubio, la Nuland ha stupito tutti: non solo ammettendone l’esistenza ma anche, di fatto, l’importanza strategica, poiché a suo dire era necessario fare di tutto per evitare che finissero in mano russa nel corso dell’operazione militare. Al pari delle parole della Psaki, trattandosi di atto pubblico, l’audizione è stata registrata ed è facilmente recuperabile su YouTube. Chi mente?

Ecco la parte centrale dell’intervento: Gli ucraini sono dotati di facilities per ricerche biologiche.. Oggi come oggi siamo infatti parecchio preoccupati dall’ipotesi che le truppe russe, le forze armate russe possano cercare di prenderne il controllo... A tal fine stiamo lavorando con gli ucraini su come prevenire che i materiali scaturiti da quelle ricerche possano finire in mano militare russa, in contemporanea con l’avanzata dell’esercito di Mosca. Insomma, un altissimo funzionario della diplomazia (e, di fatto, dell’intelligence) statunitense ha chiaramente detto, sotto giuramento di fronte a un comitato del Senato, che gli Usa stanno collaborando con gli ucraini a ricerche biologiche e che ora stanno coordinando gli sforzi per evitare che il frutto di quegli studi finisca in mano russa. Solo 24 ore dopo, una fonte altrettanto autorevole come la portavoce della Casa Bianca negava tutto e rigirava la frittata, offrendo alla stampa il pasto gratis di un probabile attacco chimico russo.

Perché i media non si sono sentiti in dovere di riportare entrambe le notizie, stante l’autorevolezza di entrambe le fonti? O, quantomeno, di far minimamente notare le discordanze fra le due versioni? Forse una Sottosegretario di Stato non è da ritenersi credibile, nemmeno per quanto dichiara in audizione giurata al Senato? Sarebbe grave. Molto grave. O forse ciò che c’è da temere è altro? Ovvero, il contenuto di quei bio-labs. Soprattutto, stante l’eco della pandemia ancora forte e le versioni relative all’esperimento di laboratorio andato fuori controllo (nella migliore delle ipotesi) ancora nell’aria.

Se Mosca, la quale in questo poco edificante ambito non ha certo molto da invidiare ai competitor, appare così interessata a mettere le mani su quei laboratori, come confermato con allarme dalla Nuland, quale segreto inconfessabile sarebbe alla base di questo ennesimo spin mediatico? Perché occorre essere onesti: a fronte di una simile discrepanza di evidenze e dell’autorevolezza delle fonti, la sensazione che si rischia di far percepire quella di un mettere le mani avanti che rilascia nell’ambiente il poco piacevole olezzo della false flag in lavorazione.

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