In che modo investire e cavalcare il recente rialzo del prezzo del petrolio a massimi record?
Investire nel petrolio ora, nel tentativo di sfruttare il possibile proseguimento del rialzo della quotazione?
L’attacco di un drone agli impianti di produzione di petrolio in Arabia Saudita ha fatto salire il prezzo del petrolio alle stelle. Il Brent, la cui quotazione viene usata tradizionalmente in Europa come benchmark, è salito del 15% subito dopo la notizia, e ha chiuso la sessione di lunedì in rialzo di circa il 10% sopra i 67 dollari al barile.
Abbiamo potuto osservare la variazione dei prezzi più forte in una sola sessione dall’invasione del Kuwait in Iraq del 1990.
Gli attacchi terroristici ai principali giacimenti petroliferi sauditi sono riusciti a spazzare via in un attimo le preoccupazioni dovute all’offerta eccessiva di petrolio a livello mondiale.
Il presidente americano Donald Trump ha dichiarato di voler utilizzare le riserve degli Stati Uniti per bilanciare i prezzi, ma gli esperti suggeriscono che il danno è ormai stato fatto e che la geopolitica continuerà a spingere il prezzo del petrolio verso l’alto.
Investire nel petrolio: la guida
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Investire nel petrolio ora?
È probabile che l’attacco alla raffineria di petrolio saudita manterrà il prezzo del petrolio a livelli elevati per qualche tempo, data la difficoltà di prevedere se e quando si verificheranno ulteriori attacchi.
Sebbene sia «speculativo» investire nel petrolio data una simile incertezza, alcuni potrebbero intravedere in questa situazione una buona opportunità.
Con il prezzo del petrolio più alto, i produttori dovrebbero beneficiare di una spinta al rialzo sui profitti e il proseguimento dell’incertezza politica nella regione potrebbe portare a dei nuovi aumenti dei prezzi in futuro.
Money.it ha esaminato le strade possibili attraverso cui gli investitori possono trarre profitto dall’aumento del prezzo del petrolio.
DISCLAIMER: Gli investimenti in prodotti finanziari sono soggetti al rischio di mercato. Tale pubblicazione non tiene conto degli obiettivi di investimento, situazione finanziaria o esigenze particolari di chi legge. Pertanto non è da ritenersi una sollecitazione all’investimento. |
Investire nel petrolio con gli ETF
A differenza dell’investimento in oro - il cui bene fisico è facilmente acquistabile dagli investitori - il petrolio non viene immagazzinato e valutato allo stesso modo.
Il modo più “puro” in cui gli investitori possono accedere al prezzo del petrolio è attraverso un ETF che segue la sua quotazione del petrolio. Si tratta di fondi che si muovono in base valore attuale del loro sottostante - in questo caso il petrolio, sebbene vengano presi in considerazione anche altri fattori come il costo di stoccaggio e trasporto dell’asset.
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Ci sono relativamente pochi ETF sul petrolio che seguono il prezzo del Brent, tra cui l’ETF Brent Crude ETFS da $293 milioni e l’ETC Boost Brent Oil da $7,3 milioni, disponibili anche su Borsa Italiana.
Inoltre, vi sono dei fondi orientati in generale sulle materie prime, che tracciano un paniere di asset tra cui oro, petrolio e alimenti come zucchero e caffè.
L’ETF Invesco Bloomberg Commodity UCITS (da $1 miliardo) è tra le scelte più popolari in questa categoria. Circa il 30% è investito in energia, il 21,3% n grano e il 18,9% in metalli preziosi.
Esistono anche degli ETF che tracciano il prezzo del West Texas Intermediate (WTI), il prezzo più comunemente usato in America.
Investire nel petrolio con i fondi
Un’altra opzione è offerta dai fondi che investono nelle compagnie petrolifere, piuttosto che nel prezzo stesso. Il più grande in Europa è il fondo BlackRock World Energy da $1,2 miliardi - questo investe prevalentemente in grandi produttori di petrolio e società che che operano all’interno di questa industria. Spiccano anche l’ISF Schroders Global Energy, il Guinness Global Energy e l’Investec Global Energy.
Investire nel petrolio con le azioni
Per chi è alla ricerca di un investimento più mirato, BP e Shell - due dei maggiori produttori di petrolio al mondo - sono quotati alla Borsa di Londra.
Entrambi costituiscono gran parte del mercato britannico. Shell è il titolo più grande, per un valore dell’8,2% dell’indice, sebbene le sue azioni siano divise in due classi, A e B (che rappresentano rispettivamente il 4,44 e il 3,8%). BP vale il 4,4% dell’indice.
Entrambi i titoli azionari hanno avuto up and down contrastanti negli ultimi dieci anni. Shell ha battuto la performance l’indice britannico dopo aver rilevato il rivale con BG Group, una mossa che ha consolidato la sua posizione nel settore. Tuttavia, i risultati recenti sono stati meno positivi.
BP ha sofferto dell’aumento di produzione di petrolio nel Golfo del Messico - che gli è costata miliardi di dollari - e ha reso meno della metà dell’indice in un timeframe decennale.
Entrambi pagano degli alti dividendi e sono ritenuti essere a sconto rispetto al resto del mercato azionario di Londra. Il prezzo delle loro azioni e i loro profitti sono direttamente collegati al prezzo del petrolio, offrendo dunque un’altra opzione agli investitori che hanno deciso di esporsi all’andamento della quotazione dell’oro nero.
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