L’Opec+ non cambia strategia e per il mese di maggio decide di produrre quantità di petrolio al giorno in linea con quanto stabilito in precedenza. Nessuna apertura alla richiesta di un aumento.
La decisione dell’Opec+ è stata più veloce del solito: non cambia molto rispetto alla precedente linea di aumentare la produzione di petrolio a 400.000 barili al giorno.
Nel giorno in cui Biden dovrebbe annunciare il rilascio di greggio dalle riserve più ampio della storia, il cartello si mantiene cauto e non sembra voler intervenire nell’impennata dell’inflazione energetica.
Cosa ha deciso l’Opec+ e quali effetti sul mercato petrolifero?
Opec senza sorprese. E il petrolio resta in calo
La decisione dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e dei suoi alleati di attenersi a un aumento della produzione precedentemente pianificato a maggio non ha fatto nulla per aumentare i prezzi del greggio.
Ancora una volta il cartello si è tirato indietro dall’intervenire nella crisi che ha travolto i mercati petroliferi, rifiutandosi di deviare dal programma di aumenti graduali della produzione e aumentare il flusso.
Con gli Stati Uniti in procinto di un rilascio senza precedenti dalle scorte di greggio di emergenza, il gruppo di produttori di greggio ha ratificato l’aumento della fornitura di 432.000 barili al giorno, senza sorprese.
Secondo le indiscrezioni di Bloomberg, l’Opec+ ha svolto in fretta il suo ultimo incontro, risolvendolo in soli 13 minuti, senza discutere la questione che stava dominando i mercati globali delle materie prime (con il fattore Russia in primo piano).
Le quotazioni viaggiano in ribasso, con il Brent a 106,95 con un calo del 4,03% e il WTI in diminuzione del 4,54% a 102,89 dollari al barile.
Non solo, rumors raccontano della possibilità che l’Opec escluda dalle stime di produzione di greggio qualsiasi dato fornito dall’Agenzia internazionale per l’energia. Si tratterebbe principalmente di un affronto pubblico all’agenzia che rappresenta gli interessi dei consumatori di petrolio e svolge un ruolo chiave nel coordinamento dei rilasci dalle scorte di emergenza.
Più volte l’Aie aveva accusato Arabia Saudita e alleati di non mettere sul mercato tutto il petrolio disponibile.
Non solo, dopo aver lavorato insieme a stretto contatto per diversi anni, la grave crisi energetica che ha attanagliato i mercati negli ultimi sei mesi e la crescente spinta a ridurre le emissioni di carbonio hanno reso la cooperazione tra i due enti più difficile.
Il ministro dell’Energia saudita, il principe Abdulaziz bin Salman, ha deriso le proposte dell’Aie su come il mondo potrebbe evitare di danneggiare ancora l’ambiente definendole «La-La-Land».
L’invasione dell’Ucraina ha approfondito la frattura. Il direttore esecutivo dell’Aie Fatih Birol si è detto deluso dalla mancanza di una risposta dell’Opec+ alla crisi, che ha portato il greggio sopra i 100 dollari al barile.
Poiché il cartello ha ignorato le richieste degli Stati Uniti di pompare più greggio, l’agenzia ha condotto il primo rilascio coordinato di petrolio dalle scorte di emergenza dei suoi membri in oltre un decennio nel tentativo di spingere i prezzi al ribasso.
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