Le criptovalute rappresentano sfide e rischi per la finanza mondiale: lo ha ribadito il FMI, mentre il dibattito sull’ascesa delle criptoattività - che valgono oltre $2.000 miliardi - si intensifica.
Il boom del mercato delle criptovalute pone nuove sfide alla stabilità finanziaria: così si è espresso il Fondo Monetario Internazionale nel suo report Global Financial Stability Report.
In un capitolo interamente dedicato alle criptoattività, in rapida e significativa ascesa nel 2021, gli esperti hanno messo in guardia regolatori internazionali e investitori sui potenziali rischi che ancora il settore, poco regolamentato, rappresenta per l’intero sistema mondiale.
L’aumento di 10 volte del valore di mercato delle risorse crittografiche dall’inizio del 2020 a oggi interroga la finanza mondiale su opportunità e minacce legate alle valute virtuali.
I rischi delle criptovalute secondo il FMI
Il Fondo Monetario Internazionale ha dedicato un capitolo specifico all’ecosistema crittografico nel Rapporto sulla stabilità finanziaria globale aggiornato a ottobre.
L’attenzione per il mercato delle criptovalute ha messo in evidenza quanto il settore sia degno di attenzione e stia crescendo su un terreno, però, ancora scivoloso, non privo di lacune e rischi per l’equilibrio finanziario mondiale.
Gli esperti del FMI hanno riconosciuto che:
“La rapida crescita dell’ecosistema crittografico presenta nuove opportunità. L’innovazione tecnologica sta inaugurando una nuova era che rende i pagamenti e altri servizi finanziari più economici, più veloci, più accessibili e consente loro di attraversare rapidamente i confini”
Tuttavia, ignorare alcuni rischi o sfide non ancora affrontate sarebbe un errore. Il report, per esempio, ha notato che i consumatori vanno innanzitutto protetti, considerando che “più di 16.000 token sono stati quotati in vari scambi ma ne esistono oggi circa 9.000, mentre il resto è scomparso in qualche forma”
Questo potrebbe essere accaduto perché il volume negli scambi si è sgonfiato, non risultando più redditizio. O ancora a causa del ritiro degli sviluppatori dal progetto oppure perché i token avevano un solo scopo speculativo o un legame con mosse fraudolente.
Inoltre, il FMI ha sottolineato un altro aspetto poco chiaro:
“Lo (pseudo) anonimato delle risorse crittografiche crea anche lacune nei dati per i regolatori e può aprire porte indesiderate al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo... Inoltre, l’ecosistema crittografico rientra in quadri normativi diversi nei vari Paesi, rendendo il coordinamento più difficile”
Valute digitali nei Paesi in via di sviluppo
A far scattare l’allarme del FMI è anche la repentina e piuttosto diffusa adozione delle criptovalute in alcuni Paesi in via di sviluppo.
Un fenomeno, quest’ultimo, da monitorare attentamente visto che potrebbe dare sostegno alla dollarizzazione o criptizzazione delle economie nazionale.
Se i cittadini si riversano in massa nelle valute digitali e le sostituiscono alla moneta locale, la capacità delle banche centrali di guidare la politica monetaria può ridursi gravemente. Con l’aumento delle criptoattività evasione fiscale e deflussi di capitale potrebbero trovare un’ulteriore spinta, magari in Paesi già fragili.
Quanto vale il mercato delle criptovalute
Secondo il FMI il valore del mercato delle risorse crittografiche è aumentato di 10 volte a oltre 2.000 miliardi di dollari dall’inizio del 2020.
La capitalizzazione di mercato totale si è attestata a $ 2,06 trilioni venerdì 1 ottobre, secondo i dati di monitoraggio dei prezzi delle risorse digitali di CoinMarketCap.
L’offerta di stablecoin – criptovalute che mirano a fissare il loro valore, solitamente contro il dollaro USA – è quadruplicata, raggiungendo il valore di 120 miliardi di dollari nel 2021.
Per questo, considerando tali numeri in costante ascesa e anche la volatilità del mercato crittografico, l’invito del FMI è a regolatori, supervisori e politici nazionali a prendere in esame il settore, riducendo vulnerabilità, opacità e favorendo regole standard comuni ed emissioni controllate dalle banche centrali.
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