Scontro negli Stati Uniti tra i politici che vogliono attrarre il mercato delle criptovalute e gli ambientalisti che denunciano l’impatto ambientale del mining. Ecco costa sta succedendo.
Dopo lo storico sorpasso degli Stati Uniti ai danni della Cina nel mining dei Bitcoin, il neosindaco di New York, Eric Adams, è pronto ad attuare un piano economico per rendere la Grande Mela la capitale mondiale per l’industria crypto.
Come azione simbolica, Adams si è detto disponibile a ricevere le prime tre mensilità di stipendio in moneta digitale. New York non è l’unica città degli States a orientarsi verso questa nuova forma di pagamenti coinvolgendo anche l’amministrazione pubblica.
Francis Suarez, sindaco di Miami, lo scorso febbraio aveva annunciato l’intenzione di accettare sia il pagamento delle tasse che consentire ai dipendenti comunali di prendere i propri stipendi sotto forma di Bitcoin.
Nonostante la classe politica americana sembra avere le idee chiare nell’intraprendere una strada che prefiguri un utilizzo sempre più diffuso delle criptovalute, la loro estrazione è notoriamente dannosa per l’ambiente e potrebbe allontanare il Paese dagli obiettivi nella lotta al cambiamento climatico siglati a Glasgow nella COP26.
Per queste ragioni in USA si sta osservando un vero e proprio scontro tra politici e ambientalisti sul Bitcoin e altre monete digitali.
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Scontro tra politici e ambientalisti in USA sulle criptovalute
Come è stato riportato da Digiconomist, la piattaforma web dedicata a misurare le conseguenze dei trend digitali, il dispendio energetico di una singola transazione di Bitcoin equivale alla stessa quantità consumata da una famiglia media americana in un mese. Inoltre, una sola estrazione ha un livello di emissioni di 1 milione di volte superiore rispetto a una singola operazione con carta di credito.
Lo scorso febbraio, uno studio realizzato dall’Università di Cambridge ha rivelato che i Bitcoin consumano più energia di uno Stato come l’Argentina, tanto da rientrare nell’indice dei 30 Paesi più inquinanti del pianeta.
Un’altra indagine realizzata dall’Università del New Mexico ha stimato che, nel 2018, per ottenere 1 dollaro di valore di Bitcoin, 0,49 centesimi, si sono causati danni diretti alla salute delle persone e al clima degli Stati Uniti per lo stesso importo. Vale a dire che gli impatti negativi hanno lo stesso valore dello scambio.
I Bitcoin mettono a rischio il piano sul clima di Biden?
Diversi gruppi operanti nel settore della transizione ecologica hanno inviato nei mesi scorsi una lettera congiunta al Congresso americano, esortando i parlamentari a intraprendere delle misure in grado di contrastare i rischi dell’ambiente con le criptovalute, facendo particolare riferimento a Bitcoin ed Ethereum.
Infatti, l’estrazione di queste due monete virtuali è generata principalmente da combustibili fossili, portando a un potenziale aumento di rilascio di anidride carbonica nell’atmosfera.
La strategia di diventare leader del mondo crypto rischierebbe quindi di vanificare il piano di Biden di raggiungere l’obiettivo emissioni zero entro il 2050.
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