Mentire sul curriculum è un vero e proprio reato: ecco cosa succede a chi ha un curriculum vitae falso.
Avere il curriculum falso non è cosa da poco. Si tratta di un vero proprio reato e più nel dettaglio di una truffa nei confronti del proprio datore di lavoro.
Eppure, spesso si sottovalutano le conseguenze pensando che mentire sul voto di laurea o sulle competenze effettive non sia un problema o un comportamento grave. Invece, il datore di lavoro dal canto suo può rendersi conto - durante il periodo di prova- che le competenze del dipendente non rispecchiano quelle scritte sul CV. Cosa succede e quali sono i rischi per chi ha un curriculum falso?
Curriculum falso è reato: quali sono i rischi
Siamo onesti, chi non è mai stato tentato di truccare il proprio curriculum vitae? Si tratta, difatti, di una pratica molto diffusa; spesso però un’alterazione - anche se può sembrare di poco rilievo - può portare a conseguenze gravissime, fino al licenziamento.
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Infatti falsificare il proprio CV è un vero e proprio reato, precisamente una truffa nei confronti del datore di lavoro. Quindi non è mai lecito dichiarare competenze che non si possiedono, titoli mai ottenuti, mentire sui voti o alterare le date.
Le conseguenze di questo comportamento possono rivelarsi molto severe: si rischia il licenziamento, una sanzione disciplinare - se appartenenti a un ordine professionale -, e la reclusione fino a 3 anni con una multa di 2mila euro.
I reati che vanno a configurarsi in caso di curriculum falso sono la truffa e il falso ideologico, esattamente come accade per chi dichiara una falsa laurea.
Curriculum falso, quando scatta il reato di truffa
Precisiamo quanto abbiamo detto: falsificare il CV non è lecito ma il reato di truffa scatta solamente quando ricorrono specifiche condizioni.
Non basta semplicemente “gonfiare” le competenze o i voti conseguiti, ma occorre anche fornire una falsa documentazione, tale da convincere il datore di lavoro ad una retribuzione più elevata rispetto a quella che dovrebbe essere elargita nella realtà.
Infatti il reato di truffa (articolo 640 del Codice penale) recita:
“Chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da cinquantuno euro a milletrentadue euro.”
In altre parole, le menzogne sulle proprie competenze non sarebbero altro che “artifici e raggiri” mirati all’assunzione o a un aumento di stipendio non meritati.
Curriculum falso, differenza tra pubblico e privato
Come abbiamo anticipato nell’introduzione, le conseguenze della falsificazione del CV cambiano se il fatto avviene in occasione di un concorso pubblico in un rapporto di lavoro privato.
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Nella prima ipotesi difatti vengono violate esplicitamente le disposizioni stabile nel bando di concorso e accettate al momento della candidatura. In questo caso si incorrerà nel reato di falso ideologico, cui consegue la reclusione fino al massimo di 2 anni.
Le cose cambiano se il rapporto di lavoro è privato: qui il datore potrebbe disporre immediatamente il licenziamento per giusta causa, per il quale non serve nemmeno il preavviso. Ma non finisce qui, il datore di lavoro potrebbe anche fare causa all’ex dipendente e chiedere la restituzione degli stipendi indebitamente percepiti e gli eventuali danni riportati dall’azienda.
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