L’indice azionario tedesco DAX 30 apre in rosso, ma il test della trend-line ne conferma il buon momento.
I primi minuti della settima hanno visto l’indice azionario tedesco DAX 30 perdere fino allo 0,81%, ma l’avvenuto rimbalzo sul supporto 10.085 conferma il trend rialzista e l’ottimo momento per i titoli tedeschi.
Dopo la fase di elevata volatilità avuta contestualmente al crollo dell’azionario cinese, il DAX 30 è risalito da quota 9.314 toccata durante lo scorso 24 Agosto per tornare rapidamente sopra la soglia psicologica di 10.000.
L’indice era stato protagonista negli ultimi mesi di un rally che ne aveva aumentato molto velocemente il valore fino a culminare al livello 12.417, con una significativa fase «uncharted» in cui il prezzo si era mosso su un terreno prima inesplorato.
Il suo crollo da quei prezzi è stato però visto da molti, più che come un motivo di preoccupazione, come una grande opportunità di ingresso nel mercato che ha offerto ottimi spunti per gli acquisti, arrivati tempestivamente e con forza.
Il momento di grande instabilità sembra quindi essere superato e il grafico si sta muovendo al di sopra dell’importante supporto individuato a quota 10.085, testato con successo sia durante lo scorso Venerdì, sia nelle prime fasi di questa stessa mattinata.
I minimi crescenti dell’1, del 4 e dell’11 settembre ci danno ragione di credere in un aumento della domanda e in un trend positivo che sta incanalando il prezzo fino alle prossime resistenze di 10.314 e 10.553.
Qualora invece il nostro supporto statico e quello dinamico fossero violati dal prevalere delle vendite, si aprirebbe la strada per i livelli 9.935 e 9.642.
Questa sarà una settimana molto intensa per quanto riguarda il panorama economico e finanziario internazionale e il principale market mover è costituito dalla possibilità di un rialzo del tasso d’interesse statunitense da parte della Federal Reserve dopo quasi otto anni in cui è stato tenuto fermo allo 0,25%.
Nei mercati gli effetti di questo rialzo sarebbero oltremodo importanti e sarà davvero interessante misurarne gli effetti anche sul principale indice azionistico dell’Eurozona.
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