Chiarimenti sull’aumento dei casi di epatite acuta pediatrica in Europa. La nota diffusa dell’OMS e la circolare del Ministero della Salute italiano.
La comunità scientifica internazionale sta indagando l’avvicendarsi di episodi di epatite acuta tra i minori. I casi registrati nelle ultime settimane sono 169 e si distribuiscono in varie zone d’Europa e negli Stati Uniti, con 4 insorgenze registrate e accertate anche in Italia.
Sulla sintomatologia caratteristica di questa forma di epatite abbiamo già qualche informazione, ma non è ancora stata stabilita l’origine di questo particolare ceppo. Le prime considerazioni degli esperti tuttavia sono utili a ricostruire la reale diffusione del virus sollevando alcuni importanti interrogativi.
Aiutandoci con le comunicazioni ufficiali rilasciate dall’OMS e dal Ministero della Salute cerchiamo quindi di ricostruire tutto quel che sappiamo fino a ora su questo fenomeno virale.
Epatite acuta: la distribuzione dei casi fa riflettere
I primissimi casi sono stati segnalati all’OMS il 5 aprile quando nella Scozia centrale erano stati confermati 10 casi di epatite acuta a eziologia sconosciuta in bambini precedentemente sani con meno di 10 anni. Sempre nel Regno Unito, appena il 12 aprile, i casi erano già a 74 e il range di età si era drasticamente abbassato toccando la fascia dai 2 ai 5 anni. Il ricovero di alcuni pazienti ha comportato, sporadicamente, anche il trapianto di fegato. Al 21 aprile invece i trapiantati erano 8 e i casi 108.
A quel punto altre segnalazioni sono giunte da parte di Spagna, Israele, Stati Uniti, Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi, Italia, Norvegia, Francia, Romania e Belgio con la seguente ripartizione:
- Spagna (13);
- Israele (12);
- Stati Uniti (9);
- Danimarca (6);
- Irlanda (5);
- Paesi Bassi (4);
- Italia 4 (in accertamento al 24 aprile altri 6 pazienti);
- Norvegia (2);
- Francia (2);
- Romania (1);
- Belgio (1).
Ampliando ancor di più lo spettro complessivo, grazie all’ultimo report dell’OMS, possiamo oggi parlare di 169 casi totali nel mondo, segnalati in 11 Paesi. La nota dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre a riportare questo bollettino, comprende un’importante rassicurazione:
«Non è stato identificato nessun legame col vaccino anti Covid».
Si procederà quindi con ulteriori analisi di laboratorio nonostante l’ipotesi più accreditata è senza dubbio quella di tipo infettivo. C’è però un dubbio considerevole sul tema; l’OMS ha scritto che «non è chiaro se c’è stato un aumento dei casi di epatite o piuttosto un aumento nell’attenzione verso casi di epatite».
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Sintomatologia e adenovirus, ciò che c’è da sapere
I sintomi principali individuati fin qui sono febbre diarrea, vomito e, in generale, disturbi gastrointestinali. Gli esperti dell’OMS sottolineano che i virus comuni che causano l’epatite virale acuta (virus dell’epatite A, B, C, D ed E) non sono stati rilevati in nessuno di questi casi.
Quanto all’origine del fenomeno quindi per ora possiamo solo dire che sia nel Regno Unito che negli altri Paesi si sta proseguendo con i dovuti accertamenti epidemiologici.
La tesi più avvalorata quindi è che si possa trattare di una variante di adenovirus capace di epatiti gravi nei bambini immunologicamente non protetti. In relazione alla minore circolazione di adenovirus durante la pandemia in poche parole i più piccoli non sarebbero quasi mai stati esposti al virus risentendone ora in forma aggravata. L’ultimo tassello che potrebbe confemare il ragionamento è quello dei viaggi internazionali. La ripartenza di un sacco di famiglie all’estero potrebbe spiegare i collegamenti tra le insorgenze nei vari Paesi.
Cosa ci dice il Ministero della Salute
Rispetto ai casi registrati in Italia sappiamo che mercoledì è stato ricoverato un bimbo di Prato poi trasferito a Firenze per verificare l’eventualità di operare un trapianto di fegato. Il miglioramento delle condizioni del bimbo ha però sventanto l’intervento dei medici.
Occorre però una linea guida ministeriale e il 14 aprile le Regioni avevano ricevuto una nota informativa del Ministero della Salute con il riepilogo della situazione internazionale e non molti altri chiarimenti.
Diverso è quanto è stato comunicato ora che il bilancio si sta facendo via via più preoccupante. Il Ministero della Salute oggi sottolinea come «non sia stato identificato alcun legame con il vaccino anti COVID-19 e un questionario somministrato ai casi, su alimenti e abitudini personali, non ha identificato alcuna esposizione comune».
Il Ministero rimarca infine la teoria secondo la quale gli strumenti di prevenzione anti-Covid abbiano quasi del tutto azzerato la possibilità di diffusione della comune influenza favorendo però l’insorgere di casi collaterali generati da questa possibile variante di adenovirus.
A ogni modo però dobbiamo pur sempre ricordare che, sulla base delle informazioni attualmente disponibili, nessuna di queste versioni è stata accertata da perizie mediche concrete.
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