Euro-dollaro rompe gli indugi: giù a 1,09 in attesa di BCE e dati USA. E ora?

Matteo Bienna

15 Ottobre 2016 - 18:00

Il cambio euro-dollaro esce finalmente dallo stallo estivo e torna fino a 1,097 con le parole della Yellen: in arrivo la settimana che vedrà Draghi protagonista, ma anche importanti market mover.

Euro-dollaro rompe gli indugi: giù a 1,09 in attesa di BCE e dati USA. E ora?

Il cambio euro-dollaro crolla da 1,118 fino a 1,097 nella seconda settimana di ottobre, sfogando il movimento di accumulazione portato avanti da giugno.

La giornata di venerdì si è conclusa con la conferenza stampa della Yellen, che ha espresso la necessità di instaurare politiche più ad “alta pressione” per uscire dallo stallo economico globale, senza però specificare attraverso quali tipologie di intervento.

Si rafforza quindi ulteriormente il biglietto verde sul chiudersi dei mercati, con euro-dollaro che ora attende la conferenza stampa di Mario Draghi del prossimo giovedì.

Le aspettative per la riunione della BCE sono contenute e il possibile prolungamento del QE oltre il mese di marzo rimane secondo molti possibile, per quanto si guarda a quello di dicembre come l’appuntamento più adatto a comunicare novità.

In ogni caso le parole del presidente della BCE potrebbero avere ripercussioni sul cambio euro-dollaro, così come i dati attesi sull’inflazione di Eurozona e Stati Uniti, in una settimana piuttosto piena per il calendario economico.

Dopo aver visto le previsioni per i prossimi giorni di Borsa Italiana, capiamo ora quali prospettive attendono il cambio euro-dollaro dopo la rottura del muro dell’1,10.

Cambio euro-dollaro rompe al ribasso: attesa per BCE e inflazione USA ed Eurozona

Il cambio euro-dollaro torna sotto l’1,10 come non accadeva dal mese di luglio e riesce finalmente ad uscire fuori dagli schemi nei quali era rinchiuso da diverse settimane.

Le parole della Yellen che hanno accompagnato la chiusura di venerdì di Wall Street sono servite a dare l’ultimo affondo da parte del biglietto verde nei confronti della moneta unica.

Dal seguente grafico settimanale si osserva come l’ultima candela esca fuori dal triangolo segnato in blu, rompa la sequenza di minimi crescenti e torni a chiudere l’arco rialzista iniziato a fine giugno:

La convinzione che dicembre sarà il mese del rialzo dei tassi di interesse da parte della Fed sta dando costante forza al dollaro USA, la cui spinta ha fatto tornare EUR/USD al test del supporto a 1,097, proprio in chiusura di giornata.

Un eventuale prosecuzione del ribasso avrebbe come primo target la soglia psicologica dell’1,09, con i livelli di prezzo intermedi che hanno rappresentato i minimi per il cambio nei mesi di giugno e luglio.

Se i dati sull’inflazione dell’Eurozona, previsti per lunedì, ma soprattutto quelli americani, previsti per martedì, dovessero giocare a favore del ribasso, l’attuale inerzia potrebbe avere come obiettivo proprio la soglia dell’1,09 e il ritorno ai valori dello scorso marzo, in direzione del successivo target di medio periodo a 1,084.

L’inflazione USA sarà il primo vero ago della bilancia ma la settimana rischia di girare attorno alla giornata di giovedì e all’intervento di Mario Draghi.

In attesa della riunione BCE non è però da escludere una ripresa del rialzo o anche solo una fase di ritracciamento per EUR/USD, ipotesi che ci porta a guardare al seguente grafico H4, che contiene i riferimenti più importanti e più vicini nel caso di un’inversione:

L’accentuarsi dell’inclinazione delle trendiline evidenziate in rosso rende evidente la spinta ribassista che coinvolge attualmente euro-dollaro, incapace di risalire con convinzione al di sopra della media mobile a 20 periodi dalla fine di settembre.

Un movimento rialzista di inizio settimana o in corrispondenza della giornata di giovedì rientrerebbe all’interno di un naturale ritracciamento finché si manterrà al di sotto dei target rappresentati in verde: 1,105, 1,110 e 1,112.

In precedenza supporti e ora resistenze, questi livelli dovranno rispedire verso il basso eventuali movimenti di recupero, al fine di mantenere il movimento di fondo ribassista intrapreso nell’ultimo mese.

La chiusura sprint di venerdì, le parole della Yellen ancora da scontare e l’abbattimento del muro a 1,10 sono tutti indizi che parlano di una prosecuzione del ribasso fin dall’inizio della prossima settimana.

I dati sull’inflazione delle due zone, tuttavia, potrebbero alterare lo squilibrio e riportare il cambio a momenti di sosta, almeno fino a quando non sarà Draghi a prendere la parola.

La moneta unica con giovedì rischia di giocarsi le sue ultime chance di ripresa: parole poco convincenti da parte del presidente della BCE sarebbero il colpo di grazia per la quotazione di euro-dollaro, sebbene la situazione attuale difficilmente riesca a prefigurare scenari molto differenti.

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