Facebook ancora sotto accusa: «Spia i messaggi privati a fini pubblicitari»

Marta Panicucci

3 Gennaio 2014 - 18:21

Facebook ancora sotto accusa: «Spia i messaggi privati a fini pubblicitari»

Facebook si trova nuovamente in una bufera legale e mediatica. Il social network più famoso al mondo è accusato di violazione della privacy perché «monitora i messaggi privati degli utenti al fine di adattare i messaggi pubblicitari.»

I messaggi che gli utenti si scambiano privatamente con gli amici non sarebbero poi così «privati», almeno secondo l’accusa di Matthew Campbell e Michael Hurley che hanno intentato una class action nei confronti del colosso di Menlo Park.

Facebook e la privacy

Quella intentata oggi non è la prima, e probabilmente non sarà nemmeno l’ultima causa contro Facebook. Il social network infatti, non è nuovo ad essere accusato di infilare un po troppo il naso nelle informazione personali degli utenti iscritti.

L’iscrizione al social si sa è gratuita. In cambio Facebook ha accesso ad un numero enorme di informazioni personali di milioni di utenti nel mondo. Tramite amicizie, like, persone o aziende seguite, Facebook monitora i gusti e gli interessi degli utenti e per ognuno di loro, propone una pubblicità ad hoc, che vada il più possibile incontro a quei determinati interessi.

Spesso però le modalità con cui Facebook attinge alle informazioni personali dei propri utenti vengono messe sotto accusa. E’ di due anni fa, ad esempio, l’accusa del Sunday Times all’applicazione Facebook per smartphone rimproverata di essere troppo invasiva e avida di informazione personali.

I messaggi privati

La nuova accusa rivolta a Facebook arriva da San Francisco. Lo studio legale Lieff Cabraser Heimann & Bernstein della città infatti, ha avviato una class action nei confronti del famoso social per violazione della privacy.

La causa è intentata a nome di due utenti Matthew Campbell e Michael Hurley i quali sostengono che Facebook attingerebbe ai messaggi privati degli utenti per avere maggior informazioni circa gusti e interessi. Lo scopo finale sarebbe sempre lo stesso, perfezionare il più possibile l’algoritmo legato al marketing e alle scelte pubblicitarie per ottenere maggiori profitti possibili.

Lo studio legale chiede a Facebbok un risarcimento pari a 100 dollari al giorno per tutto il periodo in cui il social ha violato la privacy degli utenti, oppure una somma forfettaria di 10mila dollari ad utente.

Facebook smentisce la versione dei due utenti e si dice pronto a difendersi in tribunale e in tutte le altre sedi in cui sarà necessario.

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