L’antitrust Ue mantiene il suo compito di vigilare sull’integrità del mercato e della libera concorrenza, ma cerca di fare passi importanti nei confronti delle imprese in difficoltà.
L’antitrust ha stabilito regole diverse per l’accesso al credito da parte della aziende che decidono di iniziare la propria impresa e si trovano nella fase più difficile, ovvero quella di partenza in cui anche dove c’è un potenziale di crescita, comunque mancano i capitali.
Il successo della fase iniziale del lavoro, ma anche la sopravvivenza futura di piccole e medie imprese dipende in gran parte dalle banche e dal credito fornito loro. In un tale momento di crisi avere accesso al credito è un’opportunità fondamentale per portare avanti il proprio lavoro. Ma dal canto loro le banche hanno chiuso i rubinetti del credito già da tempo e probabilmente questi non saranno riaperti presto dal momento che si vedono già all’orizzonte gli esami sulla salute delle banche e gli stress test della BCE.
Gli elementi rivoluzionari della decisione dell’antitrust in breve sono: l’estensione della latitudine degli aiuti che interessano le pmi, quelle a media capitalizzazione e quelle a media capitalizzazione particolarmente innovative; un ventaglio più largo degli strumenti finanziari ammessi; la partecipazione obbligatoria degli investitori privati in funzione del grado di sviluppo e del livello di rischio dell’impresa.
Decuplicato il limite
Ma vediamo perché, in questo desolante panorama, la decisione dell’antitrust è rivoluzionaria. Dal primo luglio infatti gli aiuti fino a 15 milioni di euro alle imprese fino a 500 addetti e quelle fino a 1500 addetti con costi per lo sviluppo pari al 10% del totale dei costi operativi non dovranno più ricevere l’ok di Bruxelles. Attualmente, e qui sta la svolta, il limite per gli aiuti pubblici alle imprese è fissato a 1,5 milioni all’anno.
Il superamento del limite
Oltre ad aver alzano il limite da 1,5 milioni a 15 milioni senza bisogno di passare al vaglio di Bruxelles l’antitrust fa un passo in più e stabilisce che tale tetto possa essere superato senza limiti nei casi in cui l’intervento pubblico risulti giustificato.
Potrebbe essere il caso di un’impresa che ha bisogno di un grosso finanziamento anticipato per sviluppare un prodotto innovativo. In casi come questi si può giustificare un intervento pubblico che eroghi subito il finanziamento senza bisogno di dilazionarlo negli anni in base ai limiti annuali.
Gli azionisti e gli strumenti
Le nuove regole ammettono operazioni come l’acquisto di azioni dagli azionisti esistenti se combinate con iniezioni di capitale fresco.
Si allarga anche il ventaglio degli strumenti finanziari ammessi per canalizzare l’aiuto: azioni, prestiti, garanzie, strumenti ibridi. Gli intermediari finanziari avranno il compito di proporre alle aziende l’importo del finanziamento e la modalità di erogazione più adatta al loro stadio di crescita e ambito di lavoro.
Il commissario Antitrust
Secondo il commissario all’Antritrust Joaquin Almunia le regole in vigore sono datate 2006 e attualmente risultano «troppo restrittive».
Queste riguardano gli aiuti al rischio di capitale alle pmi fino a 250 addetti nella fase iniziale, alle piccole imprese nella fase di espansione e alle medie che si trovano nelle aree assistite secondo gli schemi della politica regionale. Oltre tali limiti gli Stati devono notificare tutti gli aiuti a Bruxelles
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