Nessun blocco delle aspettative di vita per la pensione anticipata, esclusione da Quota 100 e dall’anticipo del TFS: così la riforma delle pensioni si è dimenticata delle Forze Armate e di Polizia.
Tra i grandi esclusi della riforma delle pensioni disciplinata dal D.L. 4/2019 (attualmente in esame al Senato) c’è senza dubbio il personale delle Forze Armate e di Polizia. Il testo della riforma - al netto degli emendamenti presentati al testo in questi giorni - non prevede infatti alcun beneficio per il personale impiegato nel comparto Difesa e Sicurezza.
A far discutere non è tanto l’esclusione del personale militare dalla possibilità di fare domanda per Quota 100, visto che per le Forze Armate e di Polizia il diritto alla pensione si raggiunge (nella maggior parte dei casi) prima del compimento dei 62 anni di età, quanto il fatto che all’interno di quello che a detta di tutti è uno dei provvedimenti più importanti del Governo giallo-verde non ci sia alcun beneficio riconosciuto al personale militare.
Come se non bastasse, sul decreto 4/2019 - che oltre a prevedere Quota 100 introduce anche il reddito di cittadinanza - si concentrano la maggior parte delle risorse stanziate con la Legge di Bilancio 2019 ed è proprio per questo motivo che non è stato possibile prevedere altre risorse per garantire un rinnovo del contratto degno per la categoria delle Forze Armate e di Polizia, nonché per i Vigili del Fuoco.
Insomma, nonostante il Governo all’interno del contratto abbia posto gli interessi delle Forze Armate e di Polizia in cima alle priorità, ad oggi non si segnalano ancora provvedimenti in tal senso (clicca qui per sapere cosa è stato fatto in questi mesi in favore del personale militare).
Ma andiamo con ordine e vediamo per quale motivo si parla di “esclusione” delle Forze Armate e di Polizia dalla riforma delle pensioni.
Quota 100 non serve alle Forze Armate e di Polizia
Nel DL 4/2019 si legge chiaramente che “il personale appartenente alle Forze armate, il personale delle Forze di Polizia e di Polizia penitenziaria, il personale operativo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco ed il personale della Guardia di finanza” non può accedere a Quota 100 (62 anni di età e 38 anni di contributi).
Il personale in divisa, quindi, è espressamente escluso dall’applicazione di questa nuova facoltà di pensionamento anticipato; in ogni caso, anche senza esclusione, difficilmente gli appartenenti al comparto Difesa e Sicurezza avrebbero tratto qualche beneficio da Quota 100 visto che per la maggior parte di loro il diritto alla pensione si acquisisce all’età di 61 anni (più 20 anni di contributi). Solamente per generali e dirigenti il limite di età ordinamentale è più alto.
Perché non sono stati bloccati i requisiti per la pensione anticipata?
Anche per i militari ci sono delle opzioni per il pensionamento anticipato: ad esempio, si può smettere di lavorare una volta compiuto il 58° anno di età se nel frattempo sono stati maturati 35 anni di contributi. In alternativa, si può accedere alla pensione - indipendentemente dall’età anagrafica - una volta maturati 41 anni di contributi.
In realtà fino allo scorso anno i requisiti per la pensione anticipata delle Forze Armate, di Polizia e Vigili del Fuoco erano leggermente più bassi: complice l’adeguamento con le aspettative di vita, infatti, c’è stato un incremento generale di 5 mesi.
Nel 2018 per l’accesso alla pensione era richiesta un’età di 57 anni e 7 mesi (a fronte di 35 anni di contributi) o una posizione contributiva di 40 anni e 7 mesi.
Ci si chiede a proposito perché nel decreto 4/2019 sono stati bloccati i requisiti per la pensione anticipata di tutti i dipendenti (per i quali è rimasto il requisito contributivo di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne) mentre per le Forze Armate e di Polizia questo non è stato possibile.
D’altronde in questo caso non c’è più molta differenza tra il personale in divisa e la generalità dei lavoratori dipendenti, visto che per le Forze Armate e di Polizia bisogna contare anche una finestra mobile di 15 mesi (per la pensione anticipata indipendente dall’età).
Prendiamo come esempio Tizio (poliziotto) e Caio (dipendente comunale), entrambi in attività da marzo 1978. Tizio matura il diritto alla pensione a marzo 2019 (41 anni di contributi) ma per la decorrenza della stessa deve attendere fino a giugno 2020 (data di apertura della finestra mobile). Caio, invece, matura il diritto alla pensione a gennaio 2021, con decorrenza prevista ad aprile 2021 (finestra mobile di 3 mesi). Tizio, quindi, è “agevolato” rispetto a Caio di appena 10 mesi.
Senza contare poi gli adeguamenti con le aspettative di vita in programma nei prossimi anni; se non si farà qualcosa in tal senso, infatti, c’è la possibilità che il personale in divisa acquisisca il diritto alla pensione anticipata persino più tardi del resto dei lavoratori dipendenti.
Forze Armate escluse dall’anticipo del TFS
Un’altra novità descritta dal decreto 4/2019 è quella per cui i dipendenti pubblici possono chiedere l’anticipo del TFS (fino ad un massimo di 30.000€) sottoscrivendo un prestito con un istituto di credito; nel testo del decreto si parla della generalità dei dipendenti pubblici, ma solamente di coloro che maturano il diritto alla pensione secondo i requisiti descritti dalla Legge Fornero.
Quest’ultima disposizione, di fatto, esclude il personale in divisa dalla possibilità di richiedere l’anticipo del TFS visto che gli appartenenti al comparto Difesa e Sicurezza sono stati esclusi dalla riforma del 2011, mantenendo quindi requisiti per la pensione differenti da quelli descritti dalla Legge Fornero.
Vedremo se, almeno per quanto riguarda l’anticipo del TFS, con il passaggio in Parlamento e la conseguente conversione in legge del decreto verrà fatto qualcosa in merito; al momento la situazione è questa, con il personale delle Forze Armate e di Polizia sempre più deluso per la poca attenzione nei loro confronti.
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