La banca centrale del Giappone, guidata da Haruhiko Kuroda, ha iniziato la prima fase di sperimentazioni sullo yen digitale.
Il Giappone potrebbe presto dotarsi di una criptovaluta di Stato. Questo, almeno, è quanto si evince dall’ultimo annuncio della banca centrale nipponica, che nella giornata di ieri ha rivelato di aver dato il via alle prime sperimentazioni sullo yen digitale.
Nel dettaglio, come chiarito dall’istituto in una nota, si tratta di una serie di studi sulla fattibilità di emettere una propria criptovaluta, in una strada già battuta negli scorsi mesi da diverse banche centrali.
Il Giappone accelera sullo yen digitale
La sperimentazione sarà suddivisa in due fasi: quella appena iniziata, e che si concluderà nel marzo 2022, in cui viene testata la fattibilità tecnica dell’emissione, della distribuzione e del riscatto dello yen digitale, e, in seguito, una che sarà finalizzata a testarne più approfonditamente le funzioni e a stimare il volume ottimale da iniettare nel sistema.
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Possibile anche una terza fase, ovvero l’avvio di un progetto pilota con il coinvolgimento di un certo numero di utenti, incluse le aziende private. Insomma, un deciso passo avanti in direzione Cina, dove i test tecnici sullo yuan digitale hanno già coinvolto diverse città – tra cui Pechino, Shenzhen e Suzhou - e sono allo studio anche i pagamenti transfrontalieri. Obiettivo: detronizzare il dollaro e imprimere un’altra stretta sui giganti tech del Dragone.
UE e Stati Uniti prendono tempo
Ma se l’Asia, sull’asse Cina-Giappone, corre verso le nuove valute virtuali, e ad altre latitudini, come nell’arcipelago delle Bahamas, le criptovalute di Stato sono state già adottate, l’UE e gli Stati Uniti rimangono ancora al palo.
Christine Lagarde, numero uno della BCE, ha chiuso a gennaio la prima consultazione pubblica sull’euro digitale, ribadendo però che “l’intero processo richiederà altri quattro anni, forse anche di più”. Il semaforo verde per le prime sperimentazioni potrebbe invece scattare nel secondo semestre dell’anno.
Predica calma anche Gerome Powell, governatore della Federal Reserve, che lo scorso mese ha smentito le indiscrezioni relative ad una prossima fase di test sulla versione digitale del dollaro. Prima, ha spiegato Powell, servirà un ampio consenso politico e il supporto dell’opinione pubblica.
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