Così le OTT aggiravano il fisco italiano: dopo Apple, anche Google, Amazon e Western Digital rischiano cifre da capogiro. Ecco perché i provvedimenti in Italia avranno risonanza internazionale
Occhi del fisco italiano puntati su tutte le compagnie digitali: dopo Apple, anche Amazon e Google rischiano guai seri in Italia dove con l’inganno delle “esterovestizioni” o del “Double Irish” sembrano aver sistematicamente eluso il fisco.
Sono circa 11 miliardi gli euro sfuggiti al fisco in Italia da parte delle aziende e una buona fetta di questa somma proviene proprio dai colossi digitali. Apple ha appena dovuto siglare l’accordo per il versamento di 318 milioni di euro e una simile sorte potrebbe toccare in primis a Google.
Apple, apripista per le OTT
Vengono chiamate OTT, società Over The Tax, le grandi aziende del web che riescono ad aggirare i sistemi fiscali. Queste stanno per entrare in rotta di collisione sia con Bruxelles che con Washington e il caso di Apple in Italia potrebbe fare da apripista. Secondo fondi della Procura di Milano, l’accordo tra Apple e l’Agenzia delle Entrate è “un risultato importante”, un precedente internazionale che apre la strada alla “regolarizzazione dei rapporti tra l’Italia e le multinazionali” del settore digitale. Un vero e proprio “modello da esportare”.
Non deve essere stato contento il CEO di Apple Tim Cook, che nel suo recente incontro con il premier Matteo Renzi ha definito le pressioni fiscali sulle OTT “una porcata politica”, mentre l’azienda con più utili al mondo cercava di far credere di avere in Italia un bilancio in perdita.
Esterovestizione e Double Irish: cosa sono e come funzionano?
Gli accertamenti della Procura di Milano hanno appurato che Apple ha aggirato il fisco italiano mediante una rete di società dislocate tra Italia ed Irlanda, un sistema chiamato “esterovestizione” che ha permesso di nascondere al fisco italiano circa 880 milioni di euro. Un sistema molto simile al “Double Irish” che, tramite società gemelle in Irlanda e in qualche paradiso fiscale, permette di far passare i profitti realizzati in Italia attraverso l’Irlanda, prima di sparire nei cosiddetti paradisi fiscali.
Google nel mirino dell’Agenzia delle Entrate
Dopo la conclusione della vicenda con Apple, che ha restituito al fisco italiano 318 milioni di euro, la stessa sorte potrebbe toccare presto a Google. Sembra in via di definizione un accordo tra Google e l’Agenzia delle Entrate che già a gennaio 2016 potrebbe riportare nelle casse del fisco italiano circa 150 milioni di euro a fronte di profitti vicini al miliardo di euro.
Sotto la lente d’ingrandimento ora anche Amazon e Western Digital, compagnia americana specializzata in hard disk. Il caso sollevato in Italia attira ora l’attenzione di molti altri Stati e potrebbe costituire un importante precedente di livello internazionale, in grado di porre fine a queste «ottimizzazioni fiscali».
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