Il prezzo del gas in Europa continua la sua corsa, nel contesto di una guerra temuta tra Ucraina e Russia che potrebbe tradursi in un conflitto del gas per l’UE. Tutti i fattori da considerare.
Torna lo spettro di una guerra del gas in Europa, sullo sfondo della tensione USA-Russia per la questione Ucraina.
Il prezzo della risorsa energetica vola di nuovo stamane e i futures sul gas per la consegna di gennaio presso l’hub TTF nei Paesi Bassi (il riferimento europeo) hanno raggiunto ulteriori picchi.
Tra dichiarazioni statunitensi, l’entrata in scena del Governo Scholz, l’incognita Nord Stream 2 e la determinazione di Mosca a difendere i propri interessi, la tensione è alta. A pagarne il prezzo più alto sarà l’Europa con una guerra de gas?
Nuovi record per il prezzo del gas in Europa
Lunedì 13 dicembre è iniziato con l’ennesima impennata dei prezzi del gas per il vecchio continente.
Il prezzo del gas in Europa è salito sopra i 1.300 dollari per 1.000 metri cubi all’apertura delle negoziazioni di oggi, per la prima volta dall’inizio di ottobre, secondo i dati di scambio dell’ICE.
Il prezzo dei futures sul gas per la consegna di gennaio presso l’hub TTF nei Paesi Bassi ha raggiunto il picco in mattinata di 116,395 euro per MWh (sulla base dell’attuale tasso di cambio euro contro dollaro, i prezzi all’ICE sono in euro per MWh) .
L’aumento complessivo del prezzo del gas in Europa dalla chiusura delle negoziazioni di venerdì è stato pari al 10% e ora viaggia su un balzo di oltre il 6%.
I fattori chiave che stanno condizionando la risorsa energetica sono almeno due: la questione Nord Stream 2 e la minaccia di sanzioni europee, con il terzo elemento rappresentato dalla determinazione russa nel perseguire i suoi obiettivi.
Nord Stream 2: cosa farà Scholz?
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha promesso che il suo Governo “farà tutto” per garantire che il gas naturale continui a fluire attraverso l’Ucraina e per impedire alla Russia di utilizzare il Nord Stream 2 per paralizzare l’economia dell’ex repubblica sovietica.
Il ministro degli Esteri Annalena Baerbock è andata oltre, sottolineando che il gasdotto non soddisfa i requisiti dei regolatori tedeschi, che il mese scorso hanno sospeso la certificazione perché l’operatore di proprietà di Gazprom PJSC non aveva adeguatamente istituito un’unità tedesca.
Nello specifico, produttore di gas e gestore delle tubature non possono coincidere. Il produttore di gas russo Gazprom dovrà ristrutturare le sue operazioni Nord Stream 2 per conformarsi ai requisiti dell’autorità tedesca di vigilanza energetica BNetzA e alla legge UE. Solo allora l’intricato processo di approvazione, iniziato a settembre e sospeso a metà novembre, potrà riprendere.
Le regole europee richiedono che l’operatore Nord Stream 2 sia registrato e funzioni nell’Unione Europea. L’attuale gestore del progetto ha sede in Svizzera, che non è uno Stato membro dell’UE, e quindi non soddisfa i criteri.
In attesa che i nodi burocratici si sciolgano, dando tempo a Scholz per evitare di aggravare la situazione, il segretario di Stato americano, Antony Blinken ha continuato a fare pressione, ribadendo che il gasdotto Nord Stream 2 non potrà diventare operativo se Putin aggredirà l’Ucraina.
L’incertezza sul gasdotto, così come le previsioni per un clima più freddo, hanno contribuito a spingere i futures del gas naturale del primo mese europeo ai massimi livelli dall’inizio di ottobre.
Sanzioni contro la Russia
Nulla è stato deciso, ma la promessa di ritorsioni economiche in caso di mosse militari della Russia in Ucraina è ormai chiara.
L’effetto sanzioni contro Mosca ha avuto un impatto sul prezzo del gas dopo il G7 dei ministri degli esteri del 12 dicembre, a testimonianza di quanto la tensione sull’integrità dell’Ucraina sia un fattore chiave per la risorsa energetica.
Mosca e la sua politica energetica
Mosca ha più volte sottolineato che Nord Stream 2 è un progetto commerciale, che viene realizzato insieme ai suoi partner europei.
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha espresso sconcerto per il fatto che un certo numero di Paesi cerchi di far dipendere il destino del gasdotto da condizioni politiche.
La Russia ha anche ripetutamente affermato di non aver mai armato politicamente le risorse energetiche. In questa cornice si inseriscono le dichiarazioni sulla “mutua interdipendenza” tra Mosca e Bruxelles riguardante il gas.
Il punto da chiarire, secondo i russi, è perché gli europei abbiano preferito il mercato spot e le rinnovabili, sapendo che quest’ultime sono imprevedibili. Nel frattempo, i prezzi del gas salgono e la Russia resta ancorata alla difesa dei propri interessi, incolpando ora Europa e ora USA (che mandano meno gas in nazioni come la Grecia per fornire i più allettanti mercati dell’Estremo Oriente e nel Sudest Asiatico).
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