Sale la tensione tra OPEC e Stati Uniti sulla produzione di petrolio da parte del cartello. Biden alza i toni contro gli esportatori dell’organizzazione: è guerra del greggio?
Si aggiunge un ulteriore motivo di volatilità per il settore energetico: la guerra aperta tra USA e OPEC sull’offerta di petrolio. E, soprattutto, sul controllo dei prezzi alle stelle.
Nell’ultima riunione del cartello del 4 novembre, la decisione è stata chiara: la produzione giornaliera di greggio resta a 400.000 barili da dicembre, come già stabilito in precedenza.
Nessuna concessione alle richieste accorate degli USA alla ricerca di frenare l’inflazione energetica.
Si stanno inasprendo i toni tra il cartello, con sauditi in testa, e la potenza americana: una guerra del petrolio all’orizzonte?
Perché sale la tensione USA-OPEC sul petrolio
Giovedì 4 novembre, l’Arabia Saudita e i suoi alleati dell’OPEC+ non solo si sono rifiutati di aumentare la produzione oltre i 400.000 barili al giorno che avevano già pianificato, ma hanno anche evitato gesti di distensione con Washington.
La scorsa settimana Biden aveva fatto pressioni sull’organizzazione per abbassare i prezzi del petrolio con un aumento della produzione più marcato. Nulla è valso a far cambiare strategia agli esportatori del cartello, che temono ancora l’incertezza della domanda.
A pochi minuti dall’annuncio dell’OPEC+, la Casa Bianca ha quindi accusato l’alleanza petrolifera di mettere a rischio la “ripresa globale per i paesi di tutto il mondo”.
Di tutto altro avviso i produttori. “Il petrolio non è il problema”, ha detto ai giornalisti il ministro dell’Energia saudita, il principe Abdulaziz bin Salman, aggiungendo:
“Il problema è che il sistema energetico sta attraversando il caos...Se le persone sono seriamente intenzionate a occuparsi della vera causa della crisi energetica, dovrebbero concentrarsi sulle forniture di gas naturale all’Europa e all’Asia e alle relative infrastrutture”
In questo nuovo scenario di tensione, la volatilità dei prezzi dovrebbe aumentare nelle prossime settimane a secondo una nota di Goldman Sachs Group .
Il mercato petrolifero è rimasto sottofornito e un potenziale rilascio dalle riserve strategiche degli Stati Uniti potrebbe fornire solo un sollievo temporaneo e potrebbe persino ritorcersi contro l’anno prossimo per gli analisti della banca.
Cosa possono fare gli USA per fermare i prezzi del greggio
Secondo alcuni analisti, Biden ha sicuramente degli strumenti a sua disposizione. Forse la più forte è l’uso della riserva strategica di petrolio del Paese, che contiene greggio per oltre 600 milioni di barili tenuti sottoterra in Louisiana e Texas per le principali emergenze. La Strategic Petroleum Reserve ha abbastanza risorsa per sostituire tutto il petrolio importato dagli USA dall’OPEC+ per più di un anno.
La potenza USA potrebbe vietare le esportazioni di petrolio americano, tenere più greggio in patria, o incoraggiare i legislatori americani ad approvare una legislazione che permetta al Governo federale degli Stati Uniti di citare in giudizio l’OPEC per aver agito come un cartello. Tuttavia, si tratta di misure rischiose a livello politico, diplomatico e di mercato.
Ci si chiede, per esempio, se la situazione attuale giustifichi un rilascio di scorte. Gli Stati Uniti hanno sfruttato la propria riserva petrolifera solo una manciata di volte, in particolare in risposta agli uragani nel 2005 e ai conflitti armati: la guerra del Golfo nel 1991 e nel 2011 durante la guerra civile libica.
C’è anche la convinzione che un rilascio di SPR fermerebbe il drenaggio dei serbatoi di Cushing, il che ha contribuito a stimolare il rally dei prezzi del petrolio di riferimento negli Stati Uniti non appena si sono diffuse le indiscrezioni.
Anche l’uso di 30 milioni di barili di stock, la quantità utilizzabile senza emergenza, non impatterebbe davvero su prezzi come vorrebbe Biden.
Giovanni Staunovo, stratega delle materie prime presso UBS Group AG, ha suggerito che “L’SPR può solo colmare il divario durante interruzioni temporanee della produzione e non risolvere problemi strutturali di sottoinvestimento e aumento della domanda.”
Le stesse soluzioni di vietare l’export e di sottoporre l’OPEC alla legge antitrust, sono ricche di insidie e potrebbero non centrare l’obiettivo della benzina meno costosa.
Per Biden, la sfida al petrolio - e all’OPEC - resta aperta.
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