Non solo automazione e robot al World Economic Forum 2016 di Davos, Svizzera: ecco i 4 temi principali in discussione al Forum economico mondiale.
Una élite proveniente da oggi parte del mondo si riunirà da oggi a Davos, in Svizzera, per la conferenza annuale del World Economic Forum.
Sono passati esattamente 45 anni da quando l’economista tedesco Klaus Schwab ha riunito per la prima volta 450 capi di stato e leader di spicco per quello che allora veniva chiamato “European Management Symposium”.
Conosciuto anche come Forum economico mondiale, il World Economic Forum è una fondazione senza fini di lucro che organizza ogni anno a Davos un simposio dove i leader della politica e dell’economia di tutto il mondo si incontrano con giornalisti ed altri esponenti di alto livello per discutere circa di tematiche urgenti sull’andamento dell’economia, ma anche di tecnologia, ambiente e salute.
Al World Economic Forum del 2016 saranno 2.600 i partecipanti, che pagano ben 25.000 dollari per avere per il privilegio di esserlo, da Christine Lagarde, direttore del Fondo monetario internazionale, a David Cameron, il primo ministro del Regno Unito, e Leonardo Di Caprio.
Data la portata dell’evento e l’attualità degli oggetti di discussione, esaminiamo quelli che saranno i 4 temi principali al World Economic Forum 2016 a Davos.
1) “Automazione” al World Economic Forum del 2016
Il tema principale del World Economic Forum 2016 è «La quarta rivoluzione industriale», in riferimento alle tecnologie che continuano a cambiare l’economia e al libro scritto dallo stesso fondatore e presidente esecutivo del WEF, Klaus Schwab.
Le innovazioni tecnologiche stanno già rivoluzionando gli equilibri dell’economia. Persone che diventano “autisti” utilizzando piattaforme come Uber senza passare per aziende che selezionano e formano il personale, senza poter usufruire di servizi come assicurazione medica e di disoccupazione - fenomeno particolarmente diffuso negli Stati Uniti.
Un numero sempre più grande di esseri umani possono essere facilmente sostituiti da una macchina nel proprio posto di lavoro.
Google è alla ricerca di un partner nell’industria automobilistica per costruire la sua prima auto senza conducente, mentre Toyota presenterà il suo modello iper-intelligente entro il 2020.
Gli economisti ipotizzano quali tipologie di lavoratori hanno più probabilità di essere licenziate, e quali effetti questo possa avere sui redditi e l’uguaglianza di genere. Carl Benedikt Frey e Michael Osborne dell’Università di Oxford stimano che circa il 45 per cento dei posti di lavoro negli Stati Uniti sono facilmente sostituibili da una macchina grazie all’automazione.
Più in generale, l’automazione aumenta la produttività delle macchine per rendere più basso l’investimento nella produzione e più alti i rendimenti nel lungo termine. Anche se sembra una buona notizia, questo fenomeno potrebbe contribuire ad un rallentamento della crescita delle economie più ricche nel lungo termine, un fenomeno noto come stagnazione secolare.
Il rischio è che, mentre le famiglie ricche continuano ad accumulare risparmi, gli investitori investiranno sempre di meno, dal momento che minore capitale genera rendimenti più alti grazie all’automazione. Questo si traduce in un eccesso di risparmio, che porta ad una contrazione delle dimensioni dell’economia.
2) “Cina” al World Economic Forum del 2016
Dopo aver sfrecciato con una crescita reale del 10 per cento nel primo decennio di questo secolo, la Cina sta rallentando, portando con sé gli altri mercati emergenti sulla sua traiettoria discendente. Anche se le previsioni della Banca Mondiale sul PIL della Cina sono al 7 per cento, percentuale di tutto rispetto, il contrasto esistente rispetto alle condizioni della super Cina di pochi anni fa pesa su lavoratori, uomini d’affari e investitori che avevano puntato, invece, su una crescita più rapida.
Gli investitori stranieri, anche, sono spaventati dall’andamento degli ultimi sei mesi, dalla svalutazione dello yuan lo scorso agosto ad un primo crollo del mercato azionario, fino ad un secondo periodo di panico inaugurato all’inizio del 2016. Le parole di Pechino sono state troppo poche e sono arrivate troppo tardi per poter placare le ansie degli investitori. Il World Economic Forum 2016 rappresenta una possibilità per ricercare delle spiegazioni e delle indicazioni da seguire nel futuro.
La sessione in programma a Davos giovedì mattina - «Dov’è diretta l’economia cinese?» - vedrà protagonisti Fang Xinghai, il magnate del settore immobiliare Zhang Xin e Jiang Jianqing, il presidente della banca più grande della Cina (e del mondo), ICBC.
3) “Mercati emergenti” al World Economic Forum del 2016
I mercati emergenti sono in fase di rallentamento a causa di una serie di ostacoli incontrati durante il 2015 - una tendenza che molti vedono destinata a continuare. A causa del calo della domanda cinese di materie prime per alimentare la industria e il settore settore delle costruzioni, i prezzi delle materie prime sono crollati ai minimi di 10 anni. L’India, che a differenza di molti altri paesi emergenti non è un esportatore netto di materie prime, è riuscito a sfuggire alla stretta.
Inoltre, la Federal Reserve ha aumentato i tassi di interesse alla fine del 2015, aumentando il valore del dollaro. I mercati finanziari avevano già anticipato il fenomeno,
Durante lo scorso anno, il denaro è passato dagli investimenti nei mercati emergenti a quelli in dollari, in vista di un dollaro più forte e di tassi di interesse più alti negli Stati Uniti. I flussi netti di investimenti verso i mercati emergenti è diventato negativo per la prima volta dalla crisi finanziaria globale del 2009.
Un dollaro porta guai per i paesi con alti livelli di debito in dollari: il debito è più costoso da ripagare e le entrate dei paesi per ripargarlo diminuiscono a causa del crollo delle esportazioni di materie prime. Il Brasile, per esempio, ha già visto il suo rating declassato a junk sia da Standard & Poor’s che da Fitch.
4) “Rischio Brexit” al World Economic Forum del 2016
Il Regno Unito vuole indire un referendum nel 2016 e chiedere alla popolazione inglese se vuole rimanere o lasciare l’Unione Europea. L’incertezza è alta su cosa una Brexit possa esattamente significare per l’economia del Regno Unito. La maggior parte degli economisti interpellati dal Financial Times crede che la Brexit danneggerà le prospettive a medio termine del Regno Unito.
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La dietrologia politica del referendum, che ha spaccato il partito conservatore al governo, si basa sulle ansie circa il fenomeno dell’immigrazione e il controllo eccessivo in mano a Bruxelles. I conservatori si sono impegnati a ridurre l’immigrazione , ma i critici dicono che questo obiettivo è quasi impossibile da soddisfare nel rispetto della libertà delle frontiere all’interno dell’Unione Europea.
Il primo ministro David Cameron e il cancelliere George Osborne saranno gomito a gomito a Davos con i leader pro-Europa dal continente. Con la delusione di tutti, il cancelliere tedesco Angela Merkel, che con coraggio ha difeso la politica di accoglienza dei rifugiati nel suo paese, non sarà presente.
Fonte: Financial Times
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